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bambino contrariato Fonte foto: 123rf

Come fare se tuo figlio non vuole andare a scuola

Come reagire quando il figlio non vuole andare a scuola. Il parere degli specialisti.

Danila Franzone

Danila Franzone

ESPERTA DI EDUCAZIONE

Amante della scrittura a tutto tondo, lavoro da anni come web content editor e writer con un’attenzione particolare alla scuola, alla crescita personale e ai bambini con bisogni speciali. Nel tempo libero amo leggere libri di ogni genere e scrivere per progetti legati alla cucina e al benessere in tutte le sue forme.

La scuola è un’esperienza formativa molto importante per gli studenti di ogni età e, ancora di più, per i bambini o gli adolescenti che, attraverso la frequentazione dei compagni e il confronto con gli insegnanti, hanno modo di mettersi in gioco sotto aspetti diversi, conoscendosi sempre più a fondo.

Ciò nonostante può capitare che, nel corso degli anni, un bambino o un ragazzo decidano di non voler più andare a scuola. Un problema che molti genitori conoscono e che è importante affrontare nel modo giusto.

Cosa fare quando un figlio non vuole andare a scuola

Affrontare il problema di un figlio che non vuole più andare a scuola richiede lucidità, pazienza ed empatia. Dietro al rifiuto, infatti, si possono nascondere diverse possibilità che è sempre meglio approfondire. Se a non voler andare a scuola è un bambino, ad esempio, è importante capire se ci sono conflitti con l’insegnante, se la relazione con i compagni è normale o di tipo conflittuale e cosa lo turba al punto da non voler più frequentare l’ambiente scolastico.

Se, a rifiutarsi di andare è un’adolescente, nella maggior parte dei casi, i problemi sono di tipo personale e legati a una bassa autostima, a problemi con un insegnante in particolare o all’assenza di prospettive per il futuro. In ogni caso si tratta di problemi che vanno prima di tutto riconosciuti e che una volta compresi vanno affrontati con calma e con metodo.

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Anche gli esperti sono d’accordo nel riferire che davanti al rifiuto di andare a scuola è importante stabilire prima di tutto un approccio corretto. Questo dovrebbe essere il più possibile empatico e non giudicante. Solo in questo modo è infatti possibile entrare in contatto con il figlio e, soprattutto, con le sue paure. Dietro al rifiuto possono nascondersi infatti ansie, disagi e malesseri che è molto importante conoscere, al fine di trovar loro una soluzione. Ovviamente, questo non significa essere accondiscendenti e lasciare tutta la decisione al figlio (specie se si tratta di un bambino).

Agendo con empatia, però, è possibile creare una rete di sostegno in grado di far fronte al problema che si cela dietro il rifiuto di proseguire con gli studi e far sì che questa contribuisca a rafforzare il dialogo e la possibile contrattazione. In casi più seri è possibile che al figlio serva un aiuto di tipo psicologico, magari per via di ansie dovute alla scuola ma che spesso hanno radici ben più profonde. In ogni caso, il suggerimento degli specialisti è quello di non attaccare o giudicare mai, mostrandosi fermi, ma al contempo desiderosi di capire e di aiutare.

Agendo in questo modo sarà possibile creare un ponte con la scuola e trovare una possibile soluzione che può essere rappresentata da un breve periodo di pausa, dal cercare soluzioni alternative con i docenti, al pensare a un possibile cambio di istituto. L’importante è che tutto avvenga sempre in sintonia, formando una squadra con il proprio figlio e mai il contrario.