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Studenti Fonte foto: iStock

Cosa pensano gli studenti della mafia: il sondaggio shock

Il sondaggio sulla mafia realizzato dal Centro studi Pio La Torre svela cosa pensano gli studenti della criminalità organizzata e dello Stato italiano

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Cosa pensano gli studenti della mafia? Il progetto educativo antimafia proposto ai ragazzi e alle ragazze delle scuole di secondo grado italiane dal Centro studi Pio La Torre ha cercato di rispondere proprio a questa domanda. Le dichiarazioni shock degli alunni al sondaggio: ecco cosa pensano gli studenti della mafia e cosa chiedono i giovani per combattere la criminalità organizzata.

Cosa pensano gli studenti della mafia

Secondo la maggioranza degli studenti italiani la mafia non può essere sconfitta, restando più forte dello Stato. Una visione pessimistica e cupa che è stata registrata dal Centro studi Pio La Torre, che da 38 anni è impegnato nella promozione del patrimonio ideale e politico di Pio La Torre, il dirigente del Pci e della Cgil ucciso a Palermo per mano della mafia il 30 aprile 1982.

In occasione del 42esimo anniversario della morte di La Torre, il centro studi ha reso pubblici i dati raccolti in un sondaggio rivolto a 1.578 studenti tra i 14 ed i 21 anni provenienti da tutta Italia sul tema della mafia e su quali siano gli strumenti per sconfiggerla. L’indagine fa parte di un progetto educativo antimafia portato avanti dal Centro studi Pio La Torre all’interno degli istituti scolastici lungo tutto lo stivale, come spiega ‘Il Corriere della Sera’.

Ebbene, il sondaggio ha registrato che solo il 20,6% degli studenti, circa 1 su 5, crede che la mafia possa essere sconfitta dallo Stato, mentre il 49,8% ha risposto di no ed il 29,6% che non ha un’opinione precisa in merito. Un risultato shock che mostra quanto i giovani, che solitamente si mostrano più speranzosi e fiduciosi nel futuro, in realtà guardino al fenomeno della mafia in modo totalmente disilluso.

Cosa chiedono i giovani per sconfiggere la mafia

Il questionario chiedeva ai giovani anche cosa dovrebbe fare lo Stato per combattere le mafie. Secondo gli studenti intervistati, l’azione più rilevante da mettere in campo è la lotta alla corruzione e al clientelismo (21,5%) e l’educazione alla legalità (21,3%).

Il sondaggio ha mostrato anche come i ragazzi e le ragazze nutrano poca fiducia nella politica, sia nazionale (7,4%) che locale (4,7%), riguardo al contrasto alla criminalità organizzata. Tra coloro che sono impegnati nella lotta alla mafia, sono gli insegnanti seguiti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura ad avere la maggiore fiducia degli studenti.

Infine, quasi la totalità degli intervistati (il 90,7%), ritiene che “la gente, in generale, guarda al proprio interesse”.

Il commento del Centro studi Pio La Torre

“Sono dati che non possono restare senza risposte chiare e convincenti”, ha commentato Loredana Introini, presidente del Centro studi Pio La Torre, come riportato da ‘Il Corriere della Sera’.

“Dagli studenti – ha aggiunto il presidente emerito Vito Lo Monaco – arrivano segnali da non sottovalutare rispetto all’attuale crisi sociale, economica e politica che investe non solo i sistemi democratici, ma gli Stati dell’intero Pianeta, scosso da un veloce processo di trasformazioni tecnologiche, sociali, economiche e ambientali e minacciato da guerre locali che possono degenerare in guerra nucleare”.

E ancora: “La scarsa partecipazione dei cittadini al voto nei sistemi democratici, in Italia non supera il 50% nelle ultime elezioni – ha proseguito Lo Monaco -, è un indicatore della loro sfiducia verso la classe dirigente e verso i partiti,trasformati da organismi di rappresentanza dei vari strati sociali a ristretti gruppi di potere elettorale senza una visione strategica del cambiamento per eliminare disuguaglianze e ingiustizie sociali”, ha concluso il presidente emerito del Centro studi Pio La Torre.