
Caso dress code in una scuola di Livorno: alunni fuori dall'aula
Scoppia il caso dress code in una scuola di Livorno, dove due studenti hanno disobbedito alle regole imposte dall'istituto: genitori in protesta
Ci si avvicina all’estate e le temperature, soprattutto in certe zone d’Italia, iniziano ad alzarsi considerevolmente. La scuola non è ancora finita e come ogni anno torna il dibattito sull’abbigliamento più consono per presentarsi a lezione per i giovani studenti. Il tema del dress code a scuola è scoppiato in particolare a Livorno, dove due studenti sono stati esclusi dalle lezioni per aver indossato dei pantaloncini, violando il regolamento dell’istituto. Non si è fatta attendere la polemica dei genitori, ai quali ha prontamente risposto il preside dell’istituto.
- Il caso a Livorno per l'abbigliamento "indecoroso" a scuola
- La protesta dei genitori
- La risposta del preside dell'istituto di Livorno
Il caso a Livorno per l’abbigliamento “indecoroso” a scuola
Il caso dress code scolastico è scoppiato a Livorno, dove all’istituto tecnico Nautico A. Cappellini della città due studenti si sono presentati a scuola con i pantaloni corti, venendo accompagnati fuori dall’aula e aspettando sulle scale esterne dell’edificio. Hanno infatti disobbedito al regolamento scolastico, che, come ribadisce una recente circolare (n. 432), impone l’uso di un abbigliamento “consono all’ambiente scolastico”, vietando di fatto “infradito o ciabatte da spiaggia, magliette scollate, strappate, trasparenti o che tengano scoperta la pancia, pantaloni o gonne molto corte, canottiere, cappelli e cappucci alzati”.
Esiste però una deroga: la possibilità di indossare i bermuda della divisa ufficiale dell’istituto, acquistabili separatamente. “Se non volete indossare i calzoni lunghi dovete portare i bermuda della divisa, è l’unica deroga consentita”, spiegano infatti gli insegnanti, alcuni dei quali, come riporta Il Tirreno, non sarebbero favorevoli a tali norme.
La protesta dei genitori
Una posizione “pro-decoro” della scuola che ha suscitato decise proteste tra i genitori, che denunciano “discriminazione” e “interruzione del diritto allo studio”, evidenziando come l’acquisto della divisa dell’istituto comporti costi aggiuntivi per le famiglie.
“Non siamo né in un istituto militare, né in una moschea, ma in una scuola statale. Mio figlio, minorenne, è rimasto fuori: è in giro, di chi è la responsabilità se succede qualcosa? Perché dovremmo comprare per forza la divisa, spendendo all’incirca 50 euro, dato che questa è l’unica maniera per entrare in classe coi pantaloni corti? È in atto una discriminazione, un abuso di potere e un’interruzione del diritto allo studio”, è lo sfogo di un genitore.
“Sono una mamma dispiaciuta e amareggiata – ha dichiarato Monica Rossi –. Come può il Cappellini lasciare fuori gli studenti perché non hanno i pantaloncini imposti dalla scuola, ma altri ben più lunghi e da loro definiti non adeguati? Ragazzini, pendolari, negli ultimi giorni di verifiche? Mio figlio è entrato per la prima volta con i pantaloni a due dita dalla caviglia ed è stato lasciato sulle scale dalla vicepreside, mentre entravano altri ragazzi con pantaloncini ben sopra le ginocchia. Ho telefonato per chiarimenti alla vicepreside e mi ha rifiutato la chiamata. Ho chiamato all’Orlando e il preside, dopo essersi arrampicato sugli specchi dicendo che due giorni fa avevano mandato la circolare, mi ha chiuso il telefono in faccia: è una dittatura“, ha concluso Rossi.
La risposta del preside dell’istituto di Livorno
Dal canto suo, la dirigenza ha difeso la scelta sul dress code scolastico. Già in una recente comunicazione indirizzata ai genitori era stata ribadita “la particolare attenzione al decoro personale e all’ordine, sia nell’abbigliamento, sia nei comportamenti” dell’istituto.
“La nostra scuola, infatti, ha una lunga tradizione nella formazione dei futuri ufficiali, un ambito professionale in cui la disciplina, la cura dell’aspetto e il rispetto delle regole rappresentano elementi fondamentali. Educare i nostri studenti fin da ora a questi valori significa prepararli con serietà e responsabilità a un ruolo che saranno chiamati a ricoprire. Per questo invitiamo le famiglie a collaborare affinché i propri figli rispettino le regole in termini di decoro, sobrietà e correttezza, contribuendo a mantenere un ambiente coerente con la missione educativa. Si chiede di venire a scuola con un pantalone lungo e vestiti in modo decoroso”, recitava il messaggio diretto ai genitori degli studenti del Nautico di Livorno.
Intervistato da Il Tirreno, il dirigente scolastico, Carmine Villani, ha risposto alle polemiche sollevate sul dress code scolastico, sottolineando l’importanza “della formazione degli ufficiali e dell’immagine”. Inoltre, ha aggiunto: “Avevamo avvertito per tempo e in questi giorni abbiamo anche uno stand alla Biennale del Mare, motivo per il quale ci teniamo particolarmente al decoro. Alcuni genitori, in ogni caso, hanno portato i pantaloni ai ragazzi e sono stati fatti entrare, mentre chi non ha i calzoni corti, fatta eccezione per quelli della divisa ufficiale, è rimasto fuori e ci resterà anche nei prossimi giorni – ha sottolineato Villani, ribadendo con fermezza l’importanza del decoro nell’abbigliamento scolastico -. C’è un regolamento, ma al di là della disposizione in sé, il nostro obiettivo è formare gli ufficiali del futuro e l’abbigliamento è un aspetto fondamentale”, ha concluso il preside dell’istituto.
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