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Anna Maria Bernini Fonte foto: ANSA

Il ministero ha messo 11 università sotto inchiesta

Il ministero dell'Università e della Ricerca ha messo 11 università sotto inchiesta: perché e gli atenei coinvolti

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Lauree e titoli accademici rilasciati con “procedure sospette”. Per questo il ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha messo sotto inchiesta 11 università. Ecco cosa sta succedendo.

Gli atenei sotto inchiesta

11 atenei sotto inchiesta da parte del ministero dell’Università e della Ricerca. Si tratta di università che, secondo segnalazioni raccolte dalla scorsa primavera e girate alle procure territoriali, sarebbero prive dell’accreditamento per il rilascio di titoli accademici e garantirebbero lauree e abilitazioni agli iscritti con procedure “veloci”. Lo riporta ‘la Repubblica’.

Gli atenei interessati dall’indagine ministeriale sono l’Università degli studi UnideMontaigne di Milano, l’Università popolare Scienze della nutrizione di Firenze, l’Università popolare della Toscana in convenzione con l’Unitelematica Leonardo da Vinci (varie le sedi), l’Università anglocattolica San Paolo apostolo di Roma, l’Università popolare degli studi sociali e del turismo di Napoli, il Centro studi Koiné Europe+ di Lecce, la Harris University di Palermo, la Uniaccademia di Palermo in convenzione con la Westbrook University e la Reald University di Palermo (con uffici a Termini Imerese e Misilmeri). Infine, la Selinus University of Science and Literature di Ragusa, questa con una sede distaccata a Bologna.

A questo elenco si aggiunge l’Università Jean Monnet-Goradze, ateneo palermitano con ramificazioni in Bosnia, per la quale sono in corso sia un’indagine ministeriale che una penale.

La denuncia della Flc Cgil

Una situazione, quella universitaria, da tenere sotto controllo, così come quella dei titoli universitari per l’abilitazione all’insegnamento, su cui la Flc Cgil ha emesso una nota. Il sindacato parla di un “mercato dei crediti e dei titoli di studio governato da alcune università e da associazioni formative farlocche, che vedono la grave responsabilità di ministeri dell’Istruzione e dell’Università che non hanno saputo, o voluto, garantire un sistema di formazione iniziale per i docenti efficace e di qualità”.

Secondo il sindacato “risulta anche che vengono garantite certificazioni linguistiche o l’acquisizione all’estero di abilitazioni/specializzazioni alla modica cifra di 7.500 euro, bypassando selezioni in ingresso, tirocini, esami finali, e ‘non occorre nemmeno compilare le crocette di un questionario on line’, assicura l’operatore di una di queste università interpellata da un aspirante docente”. Una “situazione vergognosa” che la Flc Cgil “sta denunciando da tempo”.

“Nello scorso mese di giugno – si legge ancora nella nota del sindacato – inoltre abbiamo segnalato ai 2 ministri che, attraverso il proprio sito e vari social, un’università pubblicizzava spudoratamente percorsi abilitanti da 30 CFU online con una durata di 17 giorni, comprensivi di sabati e domeniche, per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria“. Considerato che “ogni credito (CFU) corrisponde, secondo i parametri universitari, a 25 ore di lavoro, comprensive di lezioni e studio individuale, il percorso proposto da questa università richiedeva un impegno quantificabile in 750 ore in 17 giorni, vale a dire circa 44 ore di studio al giorno“.

La Cgil ha aggiunto che “ad oggi, di questa segnalazione ai ministri Valditara e Bernini, non abbiamo avuto ancora alcun riscontro”. Il sindacato ritiene “indispensabile un’azione decisa dagli organi competenti affinché venga posta fine a questa degenerazione sempre più ampia del sistema, che colpisce la credibilità e la qualità della formazione terziaria del nostro Paese, a discapito delle università e dei soggetti formativi che garantiscono percorsi formativi seri e dove gli studenti vengono formati per superare il percorso di studio“.

La risposta del ministero

Il ministero dell’Università e della Ricerca ha risposto affermando che un controllo su queste università è stato avviato, per volontà della ministra Anna Maria Bernini, “già da diverse settimane”.

Per 6 atenei le verifiche sono partite lo scorso marzo, dopo lo scandalo dell’Università Jean Monnet-Goradze. In particolare, si sta approfondendo l’attivazione dei percorsi abilitanti per la scuola da 30 CFU. “Il Mur ha agito sempre in maniera tempestiva e determinata nel contrasto alle frodi in ambito universitario, come testimoniano i numerosi esposti presentati alle varie procure su atenei poco trasparenti”, hanno spiegato dal ministero, come riportato da ‘la Repubblica’.