Erasmus italiano: cos'è, come funziona e le università coinvolte
Partirà nell'anno accademico 2024-2025 il programma di mobilità nazionale degli studenti Erasmus italiano: cos'è, come funziona e università coinvolte
Partirà dal 2025 l’Erasmus in Italia, l’esperienza di studio universitario presso un ateneo diverso da quello di iscrizione che si trova all’interno dei confini nazionali. Il progetto, fortemente voluto dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, inizierà nel secondo semestre del prossimo anno accademico. Cos’è l’Erasmus italiano, come funziona e le università coinvolte.
Cos’è l’Erasmus italiano
“L’Erasmus italiano è realtà! Contaminazione culturale, scambio e confronto di idee sono obiettivi fondamentali della formazione superiore. Questo programma, che punta a una maggiore mobilità studentesca, crea le condizioni per raggiungere questi traguardi. Un Erasmus italiano, accanto a quello europeo, rappresenta un aumento delle possibilità di studio e della qualità dell’offerta formativa. Il mercato del lavoro è in continua evoluzione. Per questo dobbiamo fornire a studenti e alle studentesse percorsi innovativi e multidisciplinari per competenze sempre più flessibili”. Così, il 29 marzo scorso, la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini salutava su X l’Erasmus italiano, approvato con un decreto che ha stanziato 10 milioni di euro per i percorsi di mobilità nazionale degli studenti universitari.
Come funziona l’Erasmus in Italia
Nel dettaglio, il Fondo prevede una dotazione di 3 milioni di euro per l’anno accademico 2024-2025 e di 7 milioni per il 2025-2026. Le risorse sono destinate agli studenti iscritti in Italia a percorsi di laurea, laurea magistrale e a ciclo unico, che vogliono partecipare a programmi di mobilità sul territorio nazionale. L’importo massimo per ciascuna borsa di studio è di 1000 euro mensili. Per accedervi gli studenti non dovranno superare la soglia ISEE di 36mila euro annui.
Per l’erogazione dei sussidi, ciascuna università provvederà a lanciare una procedura selettiva per individuare gli studenti idonei e, successivamente, sulla base delle richieste pervenute, il ministero dell’Università e della Ricerca ripartirà i finanziamenti a disposizione per tutti gli atenei.
Il Fondo è destinato a programmi di mobilità sulla base di convenzioni tra università con le quali verranno stabiliti percorsi formativi per i rispettivi studenti. La durata del programma può andare dai 3 ai 6 mesi. Gli atenei nella convenzione dovranno avere cura di indicare anche il numero minimo di CFU (i crediti formativi) riconosciuti allo studente durante il periodo di mobilità, i corsi coinvolti nel programma ed il numero massimo che ciascun ateneo potrà ospitare.
Le università coinvolte nel programma
Come si legge su ‘La Repubblica’, gli studenti interessati possono presentare domanda di partecipazione al programma Erasmus italiano dallo scorso 5 agosto. Ogni ateneo ha una sezione dedicata sul proprio sito.
Per la prima esperienza, che come detto si attiverà dal secondo semestre 2025, si stima che potrebbero aderire tra i 10mila ed i 15mila studenti. Per quanto riguarda le convenzioni con le università, al momento sono 26 su 66 gli atenei statali italiani che hanno aderito all’Erasmus italiano, più un consistente numero di privati non telematici (il periodo di mobilità nazionale deve infatti essere svolto in presenza). Capofila dell’azione sono l’Università di Bergamo e l’Università di Reggio Calabria.
Un piano di accordi lo hanno appena siglato le Università di Padova, Pavia, Pisa e la Federico II di Napoli. Attualmente, il programma di mobilità nazionale è previsto per singoli corsi di studio all’Università di Torino (Filologia classica e Storia), a Roma Tre (Filosofia e Italianistica), e all’Università del Salento (Fisica).
L’Alma Mater Studiorum di Bologna ha avviato una fase sperimentale di convenzione al Nord con l’Università di Pavia e al Sud con l’Università di Catania. L’esperimento consiste nel fatto che Bologna possa ricevere soltanto senza inviare studenti. Inoltre, saranno coinvolte solo le lauree magistrali e non più di 4 universitari per corso.
L’Università La Sapienza di Roma ha contratto accordi con altri 8 atenei: la Statale di Milano, l’Università di Trento, l’Università di Modena-Reggio, l’Università di Parma, l’Università di Firenze, l’Università di Messina, l’Università di Catania e l’Università di Palermo. Il coordinamento delle università del Lazio si è mosso in parallelo: 5 atenei pubblici (La Sapienza, Roma Tre, Tor Vergata, Tuscia e Cassino) con 9 realtà private (Luiss, Link, Foro Italico, Unicamillus, Europea, Sacro Cuore, Lumsa, Campus Biomedico, Studi internazionali).
Infine, l’Università di Firenze ha intrapreso un rapporto con l’Università del Molise.