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Università Statale di Torino Fonte foto: iStock

L'Università di Torino deve restituire 39 milioni agli studenti

Il Consiglio di Stato ha condannato l'Università di Torino a risarcire i propri studenti per 39 milioni di euro: ha richiesto tasse troppo alte

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REDAZIONE

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Sentenza storica del Consiglio di Stato: l’Università di Torino dovrà risarcire i propri studenti per 39 milioni di euro a causa delle tasse troppo alte fatte pagare nel 2018. Una condanna che ribalta la precedente sentenza e dà ragione al sindacato Unione degli Universitari (Udu) di Torino, che ha intentato la causa.

Una vittoria importante, anche se secondo l’Udu questo caso non è un’eccezione in Italia, con altre università che sarebbero fuorilegge per le troppe tasse chieste agli studenti. L’ateneo statale torinese ha commentato questa “sentenza storica”. Vediamo cosa è successo.

Tasse troppo alte all’Università di Torino

Sono 39 milioni di euro da restituire agli studenti che hanno dovuto pagare all’ateneo cifre che andavano oltre i limiti massimi consentiti: è la condanna del Consiglio di Stato all’Università di Torino, che ha ribaltato la precedente sentenza di primo grado del Tar del Piemonte.

A intentare la causa è stata l’Udu (Unione degli Universitari) di Torino, una delle più importanti associazioni italiane di rappresentanza degli studenti universitari.

La sentenza si basa su una legge del 1997 (in particolare l’art. 5 del DPR 25 luglio 1997, n. 306) che determina il rapporto tra il Fondo per il Finanziamento Ordinario (Ffo), ossia il finanziamento alle università da parte dello Stato per le spese ordinarie, e le tasse universitarie, ossia le rette richieste agli studenti. Secondo quanto stabilito da tale norma, le tasse universitarie non devono superare il 20% del Fondo statale.

L’ateneo torinese, però, nel 2018 ha superato tale soglia: ha raccolto infatti 95 milioni di euro dagli studenti a fronte di un finanziamento dello Stato di 277 milioni. Il Tar del Piemonte, nella sentenza di primo grado, aveva ritenuto non applicabile questa legge perché sarebbe stata considerata superata, ma il Consiglio di Stato ha ritenuto che fosse ancora applicabile.

Vittoria dell’Udu: “Importantissima vittoria”

Ciò che è successo nel 2018 è stato spiegato anche da Pasquale Scordo, coordinatore dell’Udu torinese che ribadisce in una nota che “l’Università di Torino ha chiesto nel 2018 ben 94 milioni di euro, ma avrebbe potuto chiedere soltanto 55 milioni“.

Quella ottenuta con la condanna al risarcimento di 39 milioni di euro è “un’importantissima vittoria per l’Unione degli Universitari in quanto dimostra come, per anni, moltissime delle università italiane abbiano richiesto una tassazione studentesca fuorilegge, nell’assurda pretesa di scaricare sugli studenti il sottofinanziamento statale dell’Università pubblica italiana”, prosegue Scordo.

Una cifra importante, quella stabilita dal Consiglio di Stato, che “fa capire la gravità della sentenza che farà sicuramente storia. Finora solo l’Università di Pavia era stata condannata per ben quattro esercizi finanziari, ma per importi inferiori”, ha concluso il coordinatore dell’Udu Torino, che si batte per garantire la tutela del diritto allo studio.

Ma la richiesta eccessiva di tasse agli studenti nell’ateneo torinese non sarebbe un’eccezione secondo il sindacato. “L’anno scorso – sostiene Camilla Piredda, Coordinatrice Nazionale dell’Unione degli Universitari – abbiamo stimato in 18 gli atenei che presentavano nel bilancio preventivo una contribuzione studentesca fuorilegge“.

“Molti atenei continuano a scorporare dal gettito totale i contributi versati da studenti fuoricorso e internazionali, ma questa sentenza ribadisce come lo scorporo sia illegittimo – ha proseguito Piredda -. Tali pratiche sono inaccettabili dal momento che, come affermato dal Consiglio di Stato, violano la differenza essenziale con gli atenei privati”.

Il commento dell’Università di Torino

L’Università di Torino, che sta avviando gli approfondimenti del caso sulla sentenza per capire come restituire i soldi dovuti, ha commentato la sentenza di secondo grado, spiegando le proprie scelte sulle tasse. Gli importi elevati richiesti agli studenti sarebbero giustificati dal dover compensare il limitato finanziamento statale. Infatti, secondo l’ateneo “il peso della contribuzione studentesca negli ultimi 10 anni è notevolmente cresciuto in conseguenza alla forte crescita del numero di studenti (da 66.400 nel 2013/2014 a 82.000 nel 2022/2023), mentre il finanziamento ministeriale è aumentato con un ritmo non proporzionale”.

L’Università di Torino, inoltre, conferma che “continuerà ad adoperarsi per favorire il diritto allo studio di tutti gli studenti, confermando le iniziative a favore dell’ampliamento della no tax area sotto i 23 mila euro e per mettere in campo sempre più azioni affinché la contribuzione studentesca possa ancora diminuire”. Un impegno che si unisce a quello dell’Università Statale di Milano, che ha deciso di allargare il bacino della no tax area, arrivando a comprendere i redditi fino a 30 mila euro e permettendo così a 27 mila studenti di iscriversi gratuitamente ai corsi universitari.