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Il premio Nobel Parisi, il caso Trump e l'università in Italia Fonte foto: ANSA

Parisi su Trump e l'università in Italia: "Non siamo pronti"

Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ha parlato delle opportunità per le università europee di attrarre i cervelli in fuga dagli Stati Uniti

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

La politica di Donald Trump sta colpendo anche le università americane, in particolare per quanto riguarda gli studenti stranieri che studiano nei prestigiosi istituti accademici Usa. La situazione di tensione e incertezza potrebbe portare a una fuga di cervelli dagli Stati Uniti verso il Vecchio Continente. Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ha parlato delle opportunità che potrebbero aprirsi per l’Europa.

Giorgio Parisi e l’opportunità per l’Italia

In un’intervista a La Stampa, Giorgio Parisi ha invitato a non sprecare l’opportunità offerta da ReBrain Europe, il Manifesto per un’Europa della scienza aperta, in cui si invita ad accogliere i cervelli americani in fuga da Donald Trump.

In questo contesto, anche l’Italia dovrebbe attivarsi per attrarre le menti più brillanti.

“Bisogna ammettere che quanto sta avvenendo negli Stati Uniti è una cosa davvero molto strana. C’è questo presidente che sta usando poteri emergenziali, giustificandosi con la crisi economica e la guerra. Per prendere dubbie decisioni che di fatto stanno mettendo in seria difficoltà i giovani studenti, così come anche gli scienziati”, ha detto il fisico italiano.

Cosa manca all’Italia per attrarre gli stranieri

Secondo Parisi, “oggi ci troviamo dunque in una situazione completamente ribaltata rispetto al passato. Se dagli anni 30 in poi gli Stati Uniti hanno avuto praticamente la supremazia sulla scienza tanto da attirare all’interno dei suoi confini un enorme flusso di scienziati da tutto il mondo, Italia compresa, ora potrebbe verificarsi il contrario. Ora infatti sono gli scienziati americani e tutti quelli che sono emigrati negli Stati Uniti che sembrano invece voler venire in Europa. E, se vogliamo e investiamo in tal senso, anche in Italia”.

Ma cosa manca al nostro Paese per attrarre gli studenti stranieri? “Per essere altrettanto fortunati – ha spiegato il Nobel per la Fisica 2021 – dovremmo mettere gli scienziati statunitensi nelle condizioni di voler e poter scegliere il nostro Paese come luogo per portare avanti i loro progetti di ricerca”, ma riuscire a farlo non è semplice considerando che “la ricerca da noi è sottofinanziata ormai da moltissimo tempo”.

Perché l’Italia non è pronta secondo Parisi

Parisi ha evidenziato che l’Italia sugli investimenti, fino a oggi, non è stata in grado “di fare bene”.

“Dobbiamo offrire garanzie sul lungo periodo – ha aggiunto – in modo tale che se uno scienziato viene qua dagli Stati Uniti sa che il suo lavoro non sarà di nuovo in pericolo dopo pochi anni. In Italia, purtroppo, quando cambiano i governi, cambiano anche gli scenari. Per uno scienziato significa correre il rischio di dover lasciare a metà il proprio progetto di ricerca e quindi di ritrovarsi a dover ricominciare una seconda volta, dopo aver lasciato prima gli Stati Uniti, da un’altra parte ancora”.

Cosa serve quindi al Bel Paese per diventare attrattivo? “Bisogna avere dei piani certi – è la ricetta del fisico – e a lunga scadenza. Perché venire in Italia e rischiare di dover subire tagli ai fondi non conviene. Se non diamo certezze l’Italia continuerà a rimanere un Paese difficile da scegliere”.

Per Parisi l’Italia non è ancora all’altezza di attirare gli studenti stranieri e sarebbe necessario “che anche la scienza locale si attivi”.

Il problema segnalato dal fisico è che “mentre i laboratori dei matematici, così come quello dei fisici teorici e planetari si possono attivare facilmente, molte altre discipline come la biologia hanno bisogno di investimenti più importanti”.

“Oggi in Italia abbiamo ottimi biologi che sono riusciti a costruirsi laboratori grazie alla loro ostinazione e dopo tanti anni di lavoro. Forse è per questo che per l’Italia può essere più semplice attrarre studenti e dottorandi”, ha concluso.