
Il premio Nobel Parisi spiega l'IA: il paragone col pappagallo
Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ha paragonato l'IA a un "pappagallo stocastico", sottolineandone anche i limiti: cosa significa
Cos’è oggi l’Intelligenza Artificiale? Conosciamo ormai molte delle sue potenzialità, ma quali sono i suoi limiti? A dare un’interpretazione di come funziona l’IA è stato anche il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che in una videointervista ha paragonato questa innovazione ad un “pappagallo stocastico”.
- Perché il Nobel per la Fisica Parisi paragona l'IA a un pappagallo
- Cosa significa "pappagallo stocastico"
- Cosa non potrà mai fare l'IA secondo Giorgio Parisi
Perché il Nobel per la Fisica Parisi paragona l’IA a un pappagallo
L’intelligenza artificiale generativa sta rivoluzionando il mondo che conosciamo e il modo in cui lo viviamo. Ci stiamo abituando a chiedere qualsiasi informazione all’IA, a chatbot sempre più evoluti come ChatGPT e Perplexity AI, Google Gemini e tanti altri. Ma sappiamo davvero come funzionano?
Il premio Nobel Parisi, in una recente videointervista de Il Corriere della Sera, ha ripreso un paragone che è in grado di spiegare più facilmente come sono preparate queste macchine basate su codici e algoritmi, ovvero quello dell’IA come un “pappagallo stocastico”.
“È un pappagallo stocastico con una certa intelligenza – ha evidenziato Parisi -, nel senso che è stato addestrato come un pappagallo stocastico, su questo non c’è assolutamente nessun dubbio. L’unica differenza è che poi pian piano, a forza di indovinare, inizia a crearsi delle immagini interne e a migliorare”.
Il risultato finale? È che l’IA “è addestrata come un pappagallo stocastico, ma alla fine è un pappagallo che qualcosa capisce”, anche se afferma che ancora non ha un’idea di mondo, perché “è disincarnata”: “Cacciari la chiama ‘desomatizzata’, non ha un corpo, non ha carne. Connette parole con altre parole, senza capire il senso di quello che succede. È uno dei grossi limiti dell’IA”, ha aggiunto lo scienziato, che aveva in precedenza raccontato come fosse riuscito a convincere l’IA che 5 x 4 facesse 25.
Cosa significa “pappagallo stocastico”
Ma cosa significa “pappagallo stocastico”? Proprio come un pappagallo che ripete le frasi che sente senza realmente capire cosa significano, anche l’IA ripete i dati con cui è stata addestrata, originando risposte che combinano diverse parole, scelte secondo la statistica. Infatti, utilizza parole conseguenti che risultano statisticamente più probabili. Basandosi sul calcolo delle probabilità, l’IA viene quindi definita stocastica, ovvero probabilistica e randomica. Da qui il paragone con un “pappagallo stocastico”.
Ma attenzione a svelare le cosiddette “allucinazioni” nella quale incappa l’IA (anche se sempre meno spesso): a volte, infatti, può creare risposte che sembrano corrette, ma che in realtà non lo sono. Tende infatti ad “inventare” alcune informazioni di cui non dispone.
Cosa non potrà mai fare l’IA secondo Giorgio Parisi
Il limite più grande dell’IA, però, è che “non può inventare il futuro – ha spiegato il Nobel per la Fisica (che di recente ha lanciato un allarme sugli insegnanti in Italia) -. Ha la conoscenza di tutto quello che ha scritto l’umanità e lo ricombina. Anche la nostra creatività mette assieme tutto quello che abbiamo letto, imparato, sentito, provato e vissuto e da lì genera delle idee. Però il futuro non si crea tirando a indovinare, ma cercando di combinare l’esperienza con un’idea di mondo. Che i chatbot non hanno”.
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