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Intelligenza artificiale: i lavori che rischiano di scomparire Fonte foto: iStock

Intelligenza artificiale: i lavori che rischiano di scomparire

Uno studio di Censis Confcooperative ha analizzato quali sono i lavoratori più a rischio di essere sostituiti dall'intelligenza artificiale

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Sempre più spesso si parla degli effetti dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. Quali sono i settori più a rischio e quanto inciderà sui tassi d’occupazione. Ad analizzare la situazione è stato il focus Censis Confcooperative “Intelligenza artificiale e persone: chi servirà a chi?”, presentato a Roma, che stima possano essere 6 milioni i lavoratori che potrebbero perdere il proprio posto perché sostituiti nel processo produttivo dall’intelligenza artificiale.

I lavoratori più a rischio a causa dell’IA

Secondo il focus coloro che rischiano maggiormente di essere sostituiti dalle nuove tecnologie sono gli occupati che hanno un tipo di professione automatizzabile. Tra questi ci sarebbero i contabili, i tecnici bancari, gli statistici, i matematici, i periti, i tesorieri e i ragionieri. Più penalizzati saranno anche le donne e i laureati rispetto a chi ha un basso livello di istruzione.

In ogni caso fino al 2035 il Pil potrebbe salire dell’1,8%, pari a una crescita fino a 38 miliardi di euro, proprio grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale nel lavoro. Se in Italia l’IA non è ancora così diffusa, sicuramente bisogna mettere in conto che i suoi effetti sull’occupazione non saranno totalmente positivi. Per il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini si dovrà fare attenzione a mettere le persone “al centro del modello di sviluppo con l’intelligenza artificiale al servizio dei lavoratori e non viceversa”.

Quanti lavoratori saranno a rischio

Tornando al focus, i dati riportano che almeno 15 milioni di lavoratori avranno conseguenze sulla propria professione. Entro il 2035, almeno 6 milioni potrebbero essere sostituiti, mentre altri 9 milioni saranno affiancati dall’IA nelle loro mansioni. A essere parzialmente sostituiti in alcune mansioni potrebbero essere gli avvocati, i notai, i magistrati, i dirigenti, gli psicologi e gli archeologi. Lo studio sottolinea anche come “il grado di esposizione alla sostituzione o complementarità aumenta con l’aumentare del livello di istruzione“.

I dati sull’IA in Italia

Ma qual è la situazione in Italia? Nel 2024 solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza l’intelligenza artificiale, contro il 19,7% della Germania e la media Ue del 13,5%. In Francia la percentuale è del 9,91% e in Spagna del 19,7%. Il divario è soprattutto nei settori del commercio e della manifattura. Secondo una ricerca del Censis, circa un lavoratore italiano su 4 usa l’IA, ma soprattutto per la scrittura di mail, per inviare messaggi, scrivere rapporti e curricula. Al crescere dell’età, ne diminuisce l’utilizzo. Per esempio il 35,8% di chi usa l’intelligenza artificiale è nella fascia 18-34 anni. Resterebbe inoltre ancora bassa la percentuale delle aziende che nei prossimi anni pensano di investire in beni e servizi legati all’IA: solo il 19,5%.

Come riporta il Corriere della Sera, secondo Gardini “è necessario investire di più in ricerca e sviluppo” perché “l’Italia investe l’1,33% del Pil, rispetto alla media europea del 2,33%”. L’obiettivo dell’Unione Europea è arrivare al 3% per il 2030. Il focus sottolinea come questa soglia sia già stata superata dalla Germania che investe il 3,15%, mentre la Francia investe il 2,18%.

Ma quali saranno i settori in cui l’intelligenza artificiale in futuro sarà più impiegata? Il focus prevede che nei prossimi anni il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato in particolare nelle aree della ristorazione, del supporto di ufficio e della produzione.