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Prof Vecchioni su IA e giovani: la doppia "profezia" sul futuro

La nuova riflessione di Roberto Vecchioni sull'intelligenza artificiale (IA) e sul futuro dei giovani: la doppia 'profezia' del prof cantautore

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Oltre a incantare il pubblico con la sua musica, Roberto Vecchioni si conferma un attento osservatore dei cambiamenti sociali e delle sfide che attendono le nuove generazioni, aspetto questo che è sempre al centro delle sue attenzioni vista anche la sua carriera di insegnante. In un’epoca dominata dall’avanzata tecnologica e da un mondo in costante trasformazione, durante un’intervista il prof cantautore ha offerto una doppia ‘profezia’ sul futuro, toccando temi cruciali come il ruolo dell’intelligenza artificiale (IA) e dei giovani. Le sue parole invitano a una riflessione sull’essenza dell’essere umano e sulla sua capacità di resistere e innovare di fronte alle nuove realtà.

Perché Prof Vecchioni non ha paura dell’IA

Roberto Vecchioni, in un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno, ha espresso una posizione rassicurante riguardo all’intelligenza artificiale, affermando di non averne “nessuna paura” nei confronti delle nuove tecnologie. Per il Prof, l’IA è uno strumento che “useremo quando servirà”, ma che non potrà mai sostituire l’essenza più profonda dell’essere umano e, in particolare, la sua capacità di fare arte.

“L’arte non morirà mai – ha detto Vecchioni -, è espressione di come vediamo il mondo e interpreta la vita, l’amore”. Secondo il cantautore, è proprio l’esperienza umana nella sua totalità a rendere autentica e potente l’arte. “La bellezza esiste ancora, la vita è dura ma c’è ancora speranza”, ha evidenziato.

Al contrario, l’intelligenza artificiale, per quanto potrà mai essere avanzata, “non sa perdere, non sa soffrire, non conosce il dolore, non può sbagliare“, ha spiegato.

Ma l’arte nasce dal vissuto, dalle emozioni complesse, dalle cadute e dalle rinascite. Per questo l’IA, che non può provare sensazioni, per Vecchioni non potrà mai generare arte. “Facciamo arte perché siamo umani“, ha concluso, ribadendo così che la vera creatività è inscindibile dalla condizione umana, con tutte le sue fragilità e le sue profondità.

La “profezia” di Vecchioni sui giovani

Roberto Vecchioni ha poi condiviso una seconda ‘profezia’ che riguarda il futuro dei giovani. Per il Prof le nuove generazioni, “hanno una concezione della vita che gli viene suggerita dai predecessori” e “forse i sognatori saranno sempre di meno”. Ma, ha aggiunto, “questo non significa niente”. Perché? Perché “anche la minoranza può portare avanti un discorso“. Quello del cantautore è un messaggio di speranza che riconosce la forza dei piccoli gruppi, in questo casi di “giovani sognatori”, nel plasmare il futuro anche quando la tendenza generale sembra andare in un’altra direzione.

La sua riflessione è proseguita analizzando i profondi cambiamenti che hanno investito la società: “Il mondo è cambiato, una volta le cose essenziali non erano cose, adesso sono solo cose”. In questo scenario, Vecchioni ha trovato il suo “equilibrio dello squilibrio”, esemplificato nel titolo del suo nuovo tour che sta portando in giro per l’Italia: ‘Tra il silenzio e il tuono’. Il cantautore ha spiegato che il tuono “è il mondo che ti schiaccia, ti obbliga a compromessi”, mentre la vera “padronanza di te stesso” si trova nel silenzio, ovvero nella vita intima, nelle piccole gioie quotidiane, nel rapporto con i propri affetti autentici e nell’arte.

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