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Il cantante Roberto Vecchioni Fonte foto: Ansa

L'allarme di Vecchioni sulle parole dei giovani: "È preoccupante"

Roberto Vecchioni, cantante e professore, ha espresso la sua preoccupazione sullo stato di salute della parola e sul rapporto dei giovani le parole

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Roberto Vecchioni non è solo un amatissimo cantautore italiano. Lui è stato anche un professore di greco, latino, italiano e storia nei licei classici. L’81enne è instancabile e oltre alla sua musica porta in scena in tv, ospite di diversi programmi televisivi, tutte le sue conoscenze, in particolare per quello che riguarda la lingua italiana. Proprio alla parola è dedicato il suo ultimo libro: per Vecchioni viviamo in un periodo storico particolare, nel quale i giovani hanno un rapporto preoccupante con la lingua e l’uso delle parole.

Vecchioni, qual è lo stato di salute della parola

Intervistato dal quotidiano Il Mattino, proprio in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, Roberto Vecchioni ha spiegato che si tratta di “un periodo pienissimo per me, ma finché avrò energia e possibilità provo a mantenere gli impegni”. Il suo problema è che gli “piace, anche saltare da una cosa all’altra e per quanto possa esserci fatica” si tratta di cose che lo fanno stare bene e lo ricaricano”.

Il professor Vecchioni ha amato la parola fin da giovane. “La parola è quello che distingue l’uomo da tutto il resto“. Il suo intento, con i suoi interventi e le sue opere, è quello di “trovare il modo per fare innamorare il lettore della parola”.

Lo stato di salute della parola in Italia e nel mondo oggi non è dei migliori. Secondo il cantante è “continuamente insidiato, dalle mode, dal modo di vivere e di pensare. Io per esempio detesto tutti gli anglicismi, che però sono diventati patrimonio comune. E non sopporto quelle parole ripetute, enfatiche: si sono perse le sfumature, la volontà di arrivare al senso esatto di quello che si vuole comunicare”.

Vecchioni fa riferimento anche al Sommo Poeta nell’intervista: “Basterà poco per convincersi che Dante non ha fatto leva sul suo essere fiorentino nell’edificare una lingua, ma piuttosto si sia rivolto a Napoli, alla Sicilia. È lì che stanno le radici del suo operato”, ha spiegato il professore, aggiungendo poi: “Il resto del lavoro sull’italiano sarebbe spettato poi ad Alessandro Manzoni“.

Come i giovani trattano la parola oggi

Il professor Roberto Vecchioni, che per anni ha insegnato proprio italiano (ma anche greco, latino e storia) in diversi licei classici del Nord Italia, si è detto preoccupato di come i giovani trattano oggi la parola. “C’è una contrazione preoccupante. Oggi i ragazzi usano cinquecento parole, tempo fa erano cinquemila“. Secondo il cantante oggi stiamo assistendo a una scomparsa delle parole, a un lessico molto più scarno rispetto al passato. Il cantautore è convinto che “senza l’amore per la lingua, l’impoverimento sarà irreversibile”.

Il cantante di 81 anni ha scritto il suo nuovo libro (che in realtà avrebbe voluto fare da tempo, come ha confessato nell’intervista) “per segnalare la grandezza e lo stupore di una materia da riavvicinare”. Il cantante ha anche ammesso che avrebbe voluto scriverlo tutto con la sua “calligrafia, ma sarebbe stato troppo complicato. E comunque tutto quello che ci ho messo dentro sta nel senso di una relazione stretta e mai interrotta con la parola“, ha aggiunto.