
Perché è importante studiare greco per Prof Vecchioni: la lezione
Roberto Vecchioni ha spiegato perché è importante studiare il greco, partendo dalla sua esperienza personale, e ha sottolineato un allarme sui giovani
Roberto Vecchioni è poliedrico e instancabile: artista e prolifico cantautore, ma ancor prima professore di greco, latino, italiano e storia nei licei classici. Forte sostenitore della parola e delle sue origini, alla quale ha dedicato il suo nuovo libro L’orso bianco era nero, ci spiega perché è importante studiare il greco antico.
- L'importanza del greco secondo Roberto Vecchioni
- L'allarme di Vecchioni sulle parole: quante ne usano i ragazzi oggi
L’importanza del greco secondo Roberto Vecchioni
Roberto Vecchioni, oggi 81enne, non si ferma e in occasione del suo concerto a Roma all’hotel Mediterraneo, progettato dall’architetto Mario Loreti per l’Expo di Roma 1942, ha voluto sottolineare l’importanza dello studio del greco e di come tale cultura sia strettamente collegata a noi ancora oggi.
“Si può guardare avanti se si guarda indietro”, ha affermato dal palco il cantautore italiano, tra i tanti capolavori, di Luci a San Siro e Sogna, ragazzo sogna. Ed è guardando anche verso la Grecia antica che secondo Vecchioni si può comprendere il presente e capire come affrontare il futuro. Intervistato da La Repubblica, a proposito del greco ha affermato di averlo studiato da autodidatta quando era ancora un bambino: “Ho trovato un testo di mio padre, avevo dieci anni: lo leggevo di notte sotto le coperte con la lampadina per non dar fastidio a mio fratello. È stato il più grande colpo di fulmine della mia vita”, ha raccontato.
Perché lo studio del greco è così importante secondo Vecchioni? Perché “il greco ha inglobato le situazioni indoeuropee, le ha concentrate e ce le ha restituite”. L’artista, in altre parole, sottolinea come la cultura e la filosofia greca abbiano riunito e rielaborato il sapere di diverse culture, tramandandole fino ai giorni nostri. La nostra cultura, infatti, ha radici profonde in quella greca, risalenti a più di 2mila anni fa. La parola, infatti, sarebbe nata nella “terra del Caspio, dei Carpazi, del fiume Dniepr, da dove vengono gli indoeuropei”, ha spiegato il cantautore, e “da lì fino ai grandi teorici del Novecento come Ferdinand de Saussure e Noam Chomsky”.
È proprio il greco la materia che Vecchioni ha insegnato per diversi anni al liceo classico. Un lavoro, quello del professore, che avrebbe scelto per primo se avesse dovuto scegliere una sola professione da svolgere nella sua vita, come affermato recentemente nell’intervista a Radio 105 Friends: “Avrei scelto di fare il professore. Vedere gli occhi illuminarsi dei ragazzi regala una soddisfazione immensa”.
L’allarme di Vecchioni sulle parole: quante ne usano i ragazzi oggi
A proposito della parola, Vecchioni ha sottolineato un dato allarmante tra le nuove generazioni: “Oggi i ragazzi usano solo 600 parole, dieci anni fa 6mila”. Per questo ha affermato che secondo lui la parola andrà a scomparire nel tempo: “Temo che potrebbe esistere un mondo senza parole. Credo che la parola scomparirà. Ma io non ci sarò più. Per fortuna”, ha aggiunto. Ma resta ottimista sul futuro della cultura: “Sono stranamente ottimista. Credo che l’intelligenza non possa sparire, che l’umanesimo non sia una frottola. I principi logici ed etici della storia non possono scomparire del tutto e i tiranni prima o poi cadono”.
La sua preoccupazione è rivolta ai giovani, che avrebbero un rapporto difficile con la lingua e con l’uso delle parole, che si traduce in un lessico più scarno rispetto al passato, come ha ribadito recentemente in un’intervista a Il Mattino: “Senza l’amore per la lingua, l’impoverimento sarà irreversibile”.