Salta al contenuto
Il professore Roberto Burioni Fonte foto: Ipa

A cosa serve studiare latino e greco: "lezione" di prof Burioni

Anche il professor Roberto Burioni interviene in merito al dibattito sul ritorno del latino alle medie, spiegando a cosa serve studiare latino e greco

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Dopo l’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che vorrebbe riportare l’insegnamento del latino alle scuole medie, tanti personaggi illustri e famosi, del mondo della scuola e non, sono intervenuti sul tema, per esprimere opinioni e riflessioni in merito. Tra questi anche il professor Roberto Burioni, che ha voluto spiegare a tutti quanti, sui suoi canali social, a cosa serve davvero studiare latino e greco a scuola. Nel suo caso gli studi umanistici sono stati importanti, anche se ha successivamente intrapreso una carriera accademica e professionale di stampo prettamente scientifico.

Studiare latino e greco è utile per Roberto Burioni

A scuola studiare latino e greco serve. Parola di Roberto Burioni. Il virologo pesarese sa bene di cosa parla: nel 1981, infatti, ha ottenuto la Maturità Classica al Liceo “Raffaello” di Urbino, per poi laurearsi in Medicina e Chirurgia. I suoi studi umanistici sono stati per lui molto preziosi. Tanto che un suo motto famoso, come riportato dallo stesso dottore sui social, è: “Nell vita probabilmente ho sbagliato tutto, tranne fare il liceo classico e non sposarmi”. Aggiungendo ironicamente subito dopo: “Poi mi sono sposato”.

In risposta a chi gli aveva risposto sollevando dubbi sull’utilità di studiare delle lingue morte, lui ha risposto così: “Ci sono questioni scientifiche: parlano i numeri e le opinioni non contano”, ha scritto su X e poi ha aggiunto: “Poi ci sono questioni non scientifiche, come l’utilità dello studio del greco. In questo caso ognuno ha la sua legittima opinione. Però in generale sono contrari quelli che non l’hanno studiato”.

Roberto Burioni ha poi approfondito meglio la sua posizione su questo tema: “La cosa singolare del dibattito sull’utilità dello studio del greco antico è che il 95% di quelli che lo ritengono inutile non l’hanno studiato (provate a chiederglielo). Questo dimostra in maniera inoppugnabile l’utilità dello studio del greco”.

Burioni e la sua nuova vita grazie al liceo classico

Roberto Burioni, in un altro post pubblicato sul suo account di X, ha anche spiegato che gli studi umanistici fatti al Liceo Classico, che ha frequentato quando era un giovane studente, gli sono tornati utili “da grande”. Lui è un medico e ha studiato Medicina, ma a un certo punto della sua vita ha iniziato anche a scrivere libri e articoli e a partecipare a show televisivi. Forse proprio lo studio di quelle materie, come le lingue morte oggetto del dibattito, gli è tornato utile.

“Fino a 52 anni ho fatto esclusivamente il medico, ricercatore e professore universitario. Poi si è aperta una nuova e inaspettata fase della mia vita fatta anche di libri, articoli, TV. Ho la convinzione che senza il liceo classico questa seconda fase non ci sarebbe stata“, ha raccontato ai suoi follower il virologo, immunologo e divulgatore scientifico italiano.

Roberto Burioni e il dibattito sul latino alle scuole medie

Questa discussione che tiene da ore banco sui social è nata in seguito alla proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di introdurre l’insegnamento del latino a partire dalle scuole medie. “Verrà reintrodotta la possibilità di inserire il Latino nel curricolo a partire dalla seconda media“, ha annunciato, spiegando le motivazioni della sua scelta.

Studiare il latino permette, secondo l’uomo politico, di aprire “le porte a un vasto patrimonio di civiltà e tradizioni. Poi rafforziamo la consapevolezza della relazione che lega la lingua italiana a quella latina. E poi c’è il tema, importantissimo, dell’eredità”. Il ministro ha poi aggiunto che “studiare il latino vuol dire andare alle radici della lingua italiana e del significato delle parole”.