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Vecchioni Fonte foto: ANSA

Vecchioni e l'IA, la profezia del Prof sul futuro dell'uomo

La profezia di Roberto Vecchioni sul futuro dell'uomo: le parole sull'intelligenza artificiale (IA) che il Prof ha detto durante un suo spettacolo

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Roberto Vecchioni ha fatto tappa all’EuropAuditorium di Bologna con il suo spettacolo ‘Infinito Tour’. Non solo musica: il Prof ha tenuto una vera e propria lezione toccando numerosi temi di attualità, tra cui l’intelligenza artificiale (IA), e ha lanciato la sua profezia sul futuro dell’uomo.

Perché l’intelligenza artificiale non sostituirà mai l’uomo per Vecchioni

Il 6 maggio Roberto Vecchioni è salito sul palco del Teatro EuropAuditorium di Bologna per il suo ‘Infinito Tour’. Quello del cantautore non è stato solo un concerto. Da buon prof quale è, ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sulla vita, le emozioni e le sfide del tempo presente. A riportarlo è InCronaca, la testata del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna.

Tra musica e parole, il cantautore ha toccato temi profondi e attuali, spaziando dall’amore alla guerra, dalla tecnologia alle figure femminili che hanno segnato la sua esistenza. Ed è proprio in questo contesto che Vecchioni ha parlato dell’IA: “L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituirsi a noi. Perché non sa cos’è la sofferenza, non conosce il dolore e non sa perdere“.

In queste parole risiede la chiave del suo pensiero: l’essenza dell’umanità è intrinsecamente legata alla sfera emotiva, a quella capacità di provare gioia e dolore, di affrontare le sconfitte e di trarre forza dalle esperienze, anche quelle più difficili.

Per il Prof l’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata possa diventare, resterà sempre priva di quelle dimensioni fondamentali che possiede l’essere umano, ovvero le emozioni. L’emozione, per il cantautore, si configura come una linfa vitale che ci consente di sopravvivere, di connetterci con il mondo e con gli altri in modo autentico e profondo. Un patrimonio che, a suo avviso, nessuna macchina potrà mai replicare.

La profezia del Prof sul futuro del mondo

Secondo Vecchioni, dunque, nella società del futuro l’IA non sostituirà l’essere umano. Ma, teme il prof, l’essere umano vivrà in un mondo “senza parole”. Lo ha detto in un’intervista a La Repubblica dello scorso 27 marzo: “Oggi i ragazzi usano solo 600 parole, dieci anni fa 6mila. Per cui sì, credo che la parola scomparirà. Ma io non ci sarò più. Per fortuna”, ha aggiunto.

Nonostante questo, non si sente pessimista sul futuro della cultura: “Sono stranamente ottimista – ha detto -. Credo che l’intelligenza non possa sparire, che l’umanesimo non sia una frottola. I principi logici ed etici della storia non possono scomparire del tutto”.

E sulle parole e il linguaggio ha continuato: “L’uomo nasce quando inizia ad astrarre: il linguaggio è il segno distintivo della nostra intelligenza”. Non a caso, ha sottolineato, è proprio la parola che ci contraddistingue dagli altri esseri viventi: “Nella parola c’è il senso che si vuole trasmettere, un aggettivo non si usa per caso”. È un qualcosa che “viene da molto lontano” e che “continua a determinare le nostre vite”.

Il professore ha così parlato dell’importanza dello studio del greco, che “ha inglobato le situazioni indoeuropee, le ha concentrate e ce le ha restituite”, raccontando di averlo imparato da solo: “Ho trovato un testo di mio padre, avevo dieci anni. Lo leggevo di notte sotto le coperte con la lampadina per non dar fastidio a mio fratello. È stato il più grande colpo di fulmine della mia vita”.