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Più laureate e meno pagate, divario tra donne e uomini: dati Inps
In Italia le donne istruite sono più degli uomini, ma hanno meno opportunità di carriera e guadagnano meno: la fotografia del Rendiconto Inps
Anche nel mondo dell’istruzione, le donne raggiungono con più fatica i ruoli di vertice e subiscono un gap retributivo notevole, nonostante siano più istruite rispetto agli uomini. È il paradosso tutto italiano che emerge dai nuovi dati del Rendiconto di genere presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps. Una fotografia che evidenzia tutt’oggi una situazione di svantaggio per le donne nel mondo del lavoro.
- Il paradosso italiano nell'istruzione: gap retributivo e poche donne ai vertici
- Perché le donne guadagnano meno rispetto agli uomini
Il paradosso italiano nell’istruzione: gap retributivo e poche donne ai vertici
Purtroppo non è una novità: le donne in Italia percepiscono ancora oggi stipendi più bassi rispetto ai colleghi uomini. Anche nel mondo dell’istruzione, sebbene il gap sia leggermente meno accentuato. Dopo la fotografia presentata dall’Ocse pochi mesi fa, secondo la quale le donne laureate italiane guadagnano la metà degli uomini, a parità di livello di istruzione (rapporto “Education at a Glance 2024″), arriva una nuova triste conferma, con i dati del Rendiconto di genere presentato dal Civ dell’Inps che parlano chiaro: sebbene nel 2023 abbiano superato gli uomini sia come numero di diplomati (52,6%), sia come numero di laureati (59,9%), le donne faticano ancora a raggiungere posizioni di vertice, subendo così un gap retributivo importante. Infatti, anche se le retribuzioni medie giornaliere nel settore pubblico soffrono meno il divario di genere, emerge che per il servizio sanitario, per l’università e per gli enti di ricerca le donne hanno una busta paga media inferiore agli uomini di quasi il 20%.
Infatti, secondo quanto emerge dal Rendiconto Civ, la superiorità nel percorso di studi delle donne “non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro”, con il 29,4% delle occupate che risulta “sovraistruita” rispetto al lavoro per cui è stata assunta. Per gli uomini invece di parla di un 25,4% (4 punti percentuali di differenza). In particolare, un dato allarmante riguarda le donne “sovraistruite” rispetto alle mansioni svolte nelle fasce più giovani e tra i neolaureati: superano infatti il 40% tra i 25 e i 34 anni.
Il tasso di occupazione è un altro dato da guardare con attenzione: per le donne si attesta al 52,5%, contro il 70,4% maschile (una differenza di quasi 18 punti percentuali). Analizzando le assunzioni, inoltre, risulta che le donne rappresentano solo il 42,3% del totale, con una forte prevalenza di contratti a tempo parziale (64,4%) e part-time involontario (15,6%).
Perché le donne guadagnano meno rispetto agli uomini
L’analisi delle cause del divario di genere tra uomini e donne è complessa e basata su molteplici fattori, tra cui la presenza di barriere culturali e strutturali che ostacolano la carriera delle donne. Tra le cause principali che portano il genere femminile a raggiungere con più fatica i ruoli di vertice e quindi a guadagnare meno, troviamo il fatto che le donne continuano a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura. Nel 2023 – si legge nel Rendiconto di genere -, le giornate di congedo parentale utilizzate dalle donne sono state 14,4 milioni, contro i soli 2,1 milioni usati dagli uomini.
Un altro fattore che incide negativamente sui dati raccolti è la scarsa offerta di asili nido: in Italia, solo l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Valle d’Aosta raggiungono o si avvicinano all’obiettivo nazionale, ovvero dei 45 posti nido per 100 bambini tra 0 e 2 anni. Un dato, quest’ultimo, che aggrava la situazione già complicata delle donne nel mondo del lavoro, limitandone le opportunità e incentivando il divario di genere.