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Mense universitarie, arrivano i rincari e scattano le proteste Fonte foto: iStock

Mense universitarie, arrivano i rincari e scattano le proteste

I pasti nelle mense universitarie costeranno 200 euro in più l’anno. Gli studenti non ci stanno e documentano con video

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Stanze affittate a prezzi di monolocali, libri di testo che costano sempre di più e ora anche per mangiare gli studenti universitari dovranno affrontare una spesa maggiore. L’ente regionale per il Diritto allo Studio e alla Conoscenza, LazioDiSCo, ha aumentato i prezzi dei pasti delle mense: si deve pagare tra i 30 e i 70 centesimi in più a pasto a seconda della fascia di reddito. Un rincaro che non sembra così oneroso per una singola giornata, ma che sommato a tutte le volte in cui gli studenti usufruiscono della mensa arriva a una spesa in più di circa 200 euro per anno accademico. Gli universitari non ci stanno e protestano.

L’annuncio sui rincari alle mense universitarie

Dopo mesi di discussione, è stato direttamente LazioDiSCo ad annunciare con una nota sul proprio sito web che “per garantire la sostenibilità del servizio di mensa, nonostante il tasso di inflazione abbia inciso fortemente sulle spese sostenute, dopo diversi anni, DiSCo ha dovuto prevedere degli adeguamenti tariffari, ridotti al minimo indispensabile per venire incontro alle esigenze degli studenti, mantenendo sempre e comunque un elevato standard qualitativo”.

La protesta contro l’aumento dei costi delle mense universitarie

Ovviamente la decisione non è stata presa in modo positivo dagli studenti che non ce la fanno più con le spese tra retta, affitto e ora anche il cibo. Come riporta La Repubblica, l’organizzazione giovanile Cambiare Rotta ha cominciato a servire pasta gratis, mentre altri collettivi di sinistra si sono scagliati contro i rappresentanti degli studenti in LazioDiSCo. La protesta si è diffusa poi sui social con video montati e un acceso confronto.

“Tutto nasce il 24 maggio del 2023, quando la consulta di LazioDiSCo, composta da studenti di tutte le università del Lazio, è stata messa davanti a una scelta — ha spiegato Leone Piva, di Sinistra Universitaria — alzare progressivamente il costo delle mense oppure tagliare di qualche centinaio d’euro le borse di studio per gli idonei beneficiari. Un anno e mezzo dopo alcuni fondi sono stati comunque decurtati e il prezzo dei pasti è aumentato“.

La questione è arrivata anche in consiglio regionale. “Aumentare i costi delle mense universitarie è un pessimo segnale da parte dell’Ente regionale DiSCo — ha detto Eleonora Mattia, Pd, che ha presentato un’interrogazione — non solo perché questo potrebbe voler dire una spesa di 200 euro per ogni studente in un solo anno accademico, ma perché è inaccettabile che proprio un’Istituzione, la Regione in questo caso, che dovrebbe garantire e promuovere il diritto allo studio, vada invece a gravare ulteriormente sul caro vita che già affrontano gli studenti e le loro famiglie”.

Intanto l’Università “ha chiesto e acquisito da LazioDiSCo una relazione tecnica” e fanno sapere che “l’aumento delle tariffe è frutto di una scelta condivisa con i beneficiari del servizio, ovvero gli studenti, al fine di garantire la sostenibilità del sistema e di migliorare la qualità e la quantità delle materie prime utilizzate per la preparazione dei pasti serviti nelle mense universitarie del Lazio”.

Ma Sinistra Universitaria, Unione degli Universitari e Minerva non ritengono corretti i rincari delle mense universitarie e hanno lanciato una raccolta firme in cui si chiede che sia proprio la giunta di Francesco Rocca a intervenire, trovando i fondi necessari per fare un passo indietro sui rincari. Secondo il calcolo degli studenti “servirebbero, per evitarli, all’incirca 250mila euro”.