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Nuova indagine di Trump su Harvard e gli studenti stranieri Ansa

La nuova indagine di Trump su Harvard e gli studenti stranieri

Il governo americano ha aperto un'indagine sulla partecipazione dell'università a un programma governativo per l'ottenimento di visti

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il presidente degli Stati Uniti continua la battaglia contro le università, in particolare private, che non vogliono adeguarsi a quanto richiesto dalla Casa Bianca. L’obiettivo di Donald Trump, ormai da mesi, è in particolare il prestigioso ateneo di Harvard. Come ultima mossa, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che equivale al ministero degli Esteri, ha avviato un’indagine per accertare che il programma che consente all’università di accogliere studenti, professori, ricercatori e altri professionisti dall’estero non sia “contrario agli interessi nazionali”.

L’indagine del Dipartimento di Stato USA su Harvard

In pratica con la nuova indagine si vuole accertare che Harvard utilizzi standard in linea con le politiche dell’amministrazione per selezionare e ammettere studenti e personale straniero negli Stati Uniti.

La Casa Bianca aveva tentato di bloccare il programma già a maggio 2025, ma un giudice aveva bloccato l’ordinanza. La notizia sull’ulteriore inchiesta è riportata dal New York Times precisando che il segretario di Stato Marco Rubio ha informato dell’indagine Alan M. Garber, il presidente di Harvard, in una lettera inviata il 23 luglio 2025.

La nota del dipartimento di Stato Usa

In una nota, il dipartimento di Stato ha sottolineato che “tutti gli sponsor che partecipano a questo programma sono tenuti a rispettare pienamente le normative relative agli studenti di scambio, a garantire la trasparenza nella rendicontazione e a dimostrare impegno nel promuovere i principi di scambio culturale e comprensione reciproca su cui si fonda il programma”.

Sempre nello stesso messaggio è stato aggiunto che “per mantenere il privilegio di sponsorizzare studenti di scambio, gli sponsor devono rispettare tutte le normative, incluso lo svolgimento dei loro programmi in modo da non compromettere gli obiettivi di politica estera o gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

“Il popolo americano – si legge in conclusione della nota – ha il diritto di aspettarsi che le proprie università rispettino la sicurezza nazionale, rispettino la legge e offrano ambienti sicuri per tutti gli studenti. L’indagine garantirà che i programmi del dipartimento di Stato non siano contrari agli interessi della nostra nazione”.

Perché Trump è contro Harvard

Dai primi giorni di inizio mandato, Donald Trump ha cominciato ad accusare Harvard di non aver contrastato adeguatamente l’antisemitismo nel campus. Prima ha minacciato l’ateneo e poi ha sospeso oltre 2,5 miliardi di dollari di fondi federali destinati alla ricerca e alle borse di studio.

L’amministrazione ha inviato inoltre ad Harvard, come ad altre università americane prestigiose, una lista di richieste tra le quali venivano richieste modifiche a politiche di ammissione e programmi di diversità, oltre a esigere una “tolleranza zero” verso proteste filopalestinesi dopo il conflitto tra Israele e Hamas.

Harvard ha rifiutato di accettare ingerenze della Casa Bianca nelle sue politiche di ammissione e nei suoi programmi di studio, per questo motivo il presidente americano ha predisposto ulteriori tagli e sta tentato di bloccare l’ammissione di studenti internazionali, innescando una battaglia legale senza precedenti che vede come ulteriore tassello la nuova indagine avviata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Un altro motivo di scontro è basato sul fatto che l’amministrazione Trump considera Harvard e altri atenei simili come vivai di cultura “woke”, promotori di politiche di inclusione, diversità e giustizia sociale (programmi DEI) ritenute da lui e dal suo governo discriminatorie verso le opinioni conservatrici.