
Per gli italiani addio lavoretti a Londra per imparare l'inglese
Con le nuove leggi sull'immigrazione, per avere un lavoro in Inghilterra servirà una laurea e parlare in modo fluente la lingua inglese
Per anni Londra è stata la meta dei giovani italiani che si trasferivano nella capitale inglese per migliorare la lingua e cercare un futuro professionale. Si mantenevano inizialmente lavorando in bar, ristoranti, hotel e magari si iscrivevano all’università o a master all’ombra del Big Bang.
Già con la Brexit, il sogno degli italiani di migrare in Inghilterra è diventato complesso da realizzare, con le nuove leggi che il governo laburista di Keir Starmer annuncerà, questo desiderio diventerà quasi impossibile.
La nuova legge che impedisce i lavoretti
Il 12 maggio la ministra dell’Interno Yvette Cooper presenta una riforma sull’immigrazione che vieta agli immigrati non qualificati di ottenere un visto di lavoro nel Regno Unito. Porta chiusa agli stranieri se non si ha già una laurea e non si conosce l’inglese in modo fluente.
Le nuove leggi sull’immigrazione del governo del primo ministro Keir Starmer prevedono sanzioni per tutte quelle aziende o istituzioni britanniche che assumeranno lavoratori stranieri quando invece potrebbero ricorrere agli autoctoni.
Persino nel settore dell’assistenza sanitaria, badanti e care-giving sarà praticamente vietato assumere forestieri anche se ci sono già adesso oltre 100mila posti di lavoro vacanti. Secondo la ministra Cooper, il Regno Unito punta a tagliare almeno 50mila arrivi di lavoratori non qualificati nel prossimo anno.
A questo di aggiunge un taglio drastico ai ricongiungimenti familiari per lavoratori e studenti. Per molti migranti inoltre sarà esteso da 5 a 10 anni il requisito di soggiorno continuativo sul suolo britannico per ottenere la residenza permanente. Un’altra idea è poi quella di espellere gli immigrati al primo reato commesso.
Come si ottiene oggi il visto lavorativo per il Regno Unito
Attualmente per avere un visto lavorativo per il Regno Unito serve una costosa “sponsorship” da parte del datore di lavoro del costo di migliaia di euro e un salario minimo annuale di circa 35mila euro. Ciò significa che non si può più andare e provare a cercare lavoro una volta arrivati in terra inglese. È comunque permesso a qualunque tipo di datore di lavoro di assumere anche stranieri.
Questo significa che, se si riesce a ottenere un contratto anche come cameriere o receptionist e si ottiene la “sponsorship”, si può avere il visto lavorativo.
Con le nuove leggi sull’immigrazione, la pratica diventa più complicata perché il lavoro (e la sponsorship) da ottenere deve essere solo per un ruolo qualificato, altrimenti le aziende sono obbligate ad assumere solo cittadini inglesi.
Lo scopo della legge inglese
L’obiettivo della legge del governo Starmer è quello di ridurre il numero di migranti regolari nel Paese, che due anni fa ha sfiorato quota un milione di arrivi netti in 12 mesi.
Vietando di assumere stranieri per coprire posti di lavoro in cui non sono richieste particolari competenze, l’esecutivo farà in modo di destinare quei lavori non qualificati solo ai britannici.
Lo scopo di questa strategia è riqualificare i quasi 9 milioni di residenti che sono economicamente attivi ma non lavorano né cercano un lavoro nel Regno Unito, anche a causa di un controverso assistenzialismo.
Resta aggiornato: iscriviti al nostro canale WhatsApp!