Salta al contenuto
Università Fonte foto: iStock

Lauree in inglese e IA, i nuovi corsi nelle università italiane

Le università italiane cambiano volto introducendo nuovi corsi di laurea: si punta soprattutto su lingua inglese e Intelligenza artificiale (IA)

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il panorama accademico italiano si sta evolvendo rapidamente per affrontare le sfide del futuro, segnato dal calo demografico e dall’irrompere dell’Intelligenza artificiale (IA). In questo contesto, le università italiane stanno puntando sull’internazionalizzazione e sull’integrazione dell’IA nei percorsi formativi, affiancando a queste strategie un’offerta didattica più flessibile per intercettare anche chi già lavora e desidera intraprendere o riprendere gli studi. L’offerta formativa per l’anno accademico 2025/2026 si muove in questa direzione, con un aumento significativo dei corsi di laurea in lingua inglese e l’introduzione, seppur ancora in fase embrionale, dell’Intelligenza artificiale all’interno dei curricula.

L’IA arriva nei corsi delle università italiane

L’Intelligenza artificiale sta gradualmente facendo il suo ingresso ufficiale nei corsi di laurea delle università italiane. A fare un focus su come sta cambiando la didattica negli atenei d’Italia è stata La Repubblica.

L’Università di Urbino, ad esempio, per l’anno accademico 2025/2026 ha strutturato una nuova laurea triennale in Chimica con elementi di IA. La Statale di Milano, invece, ha introdotto moduli trasversali sull’IA in tutti i suoi corsi, con l’obiettivo di fornire una formazione di base a tutti gli studenti, indipendentemente dal loro campo di studi. Mentre l’Università di Bologna si distingue per aver adottato una delle policy più avanzate per regolamentare l’uso dell’IA in ambito accademico.

“Ormai non c’è studente che non ti mandi una proposta di tesi che non sia scritta dall’IA, quando va bene è un riassunto, ma trovi anche riferimenti inesistenti. Questa è la vera incognita per noi docenti: posso continuare a dare per scontati i metodi con cui insegno?”, si è chiesto Giovanni Boccia Artieri, prorettore alla didattica di Urbino e docente di Sociologia della comunicazione. Anche per questo questo è fondamentale introdurre corsi sull’IA. Gli studenti, infatti, “con le competenze digitali si confrontano già, e tendenzialmente sono più bravi di noi, ma meno critici”, ha osservato Nicola Paone, docente a Ingegneria e referente della didattica della Politecnica delle Marche.

ChatGpt? Inevitabile farci i conti”, ha commentato Nicola De Luigi, protettore alla didattica dell’Università di Bologna. “Ci sono docenti – ha proseguito – che come verifica danno paper fatti con l’IA chiedendo agli studenti dove sono, per esempio, le lacune”. Questo perché “in qualche modo ti devi adeguare, non puoi imporre in modo moralistico un dover essere in aula ai ragazzi”, ha commentato De Luigi.

Per l’anno accademico 2025/2026 aumentano i corsi di laurea in inglese

Parallelamente all’attenzione verso l’Intelligenza artificiale, un’altra tendenza significativa che caratterizza l’offerta formativa delle università italiane per l’anno accademico 2025/2026 è il marcato aumento dei corsi di laurea in lingua inglese. Un modo sia per attrarre nuovi studenti da altri Paesi sia per rendere la didattica sempre più internazionalizzata offrendo corsi competitivi a livello europeo e con doppio titolo riconosciuto da più università straniere.

L’Università di Bologna è all’avanguardia in questo senso, con ben il 45% dei suoi corsi di laurea (114 su 260) già erogati in lingua inglese. E per il prossimo anno accademico, l’Alma Mater si prepara a lanciare anche la prima laurea magistrale a ciclo unico in Veterinaria in lingua inglese d’Italia (la quarta in Europa).

Anche gli atenei di medie dimensioni stanno ampliando significativamente la loro offerta in inglese. Nell’Università di Parma, per esempio, saranno attivati tre nuovi corsi di laurea interamente in lingua.

L’Università di Padova avvierà il corso di laurea in Medicine and Surgery in inglese nella sede di Venezia. Mentre l’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, lancerà il corso in ‘Innovation Management’. A Torino, invece, sarà inaugurata la triennale in Economics and Finance with data science.

Le principali novità università per università

Di seguito i nuovi corsi di laurea per l’anno accademico 2024/2025 offerti dalle principali università Italiane.

Università di Bologna

  • Veterinary Medicine.

Università di Torino

  • Economics and Finance with data science.
  • Osteopatia;
  • Psicologia per lo sport e l’attività motoria;
  • Scienze delle professioni sanitarie tecniche assistenziali;
  • Tecnologie dei sistemi ristorativi;
  • Moda e Cultura d’impresa (nella sede di Biella).

Università Federico II di Napoli

  • Biology for one-health;
  • Digital Society, Social innovation and Global citizenship;
  • Meditech (in collaborazione con l’Università del Sannio).
  • Patrimonio culturale, Storia delle arti e Museologia.

Università La Sapienza di Roma

  • Scienze psicologiche (con sede a Rieti);
  • Architettura – Interni e allestimenti.

Università di Roma Tor Vergata

  • Scienze dei materiali;
  • Biotecnologie agrarie;
  • Psicologia e Salute mentale nel ciclo di vita.

Università di Milano

  • Computational social and political science;
  • Neuropsicologia clinica e sperimentale.

Politecnico di Milano

  • Landscape Architecture – Land Landscape Heritage (sede di Piacenza).