
Stranieri con la laurea, Italia penultima in Unione europea
L'Italia attrae poco gli immigrati laureati, i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese con un titolo universitario sono solo l'11,7%
I giovani italiani tendono a emigrare all’estero e, allo stesso tempo, il Bel Paese non attira neanche gli stranieri laureati. È quanto emerge dai dati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa per Il Sole 24 Ore del Lunedì. L’Italia, tra i principali Paesi europei, è quello con la più bassa quota di immigrati con titolo accademico, in un contesto economico che per il declino demografico vedrà una riduzione sempre maggiore della popolazione in età lavorativa.
I dati sugli immigrati laureati
Dai dati della Fondazione, se si considerano i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese fra i 15 e i 64 anni, in età lavorativa, coloro che hanno un titolo di studio universitario o post-universitario sono appena l’11,7%, contro una media del 28% nell’Unione europea.
Un valore più basso lo ha solo la Grecia, dove la quota di immigrati laureati è dell’8,3%.
In realtà, nella formazione terziaria si è distanti dalla media europea anche se si contano i cittadini italiani.
La quota degli over 15 che hanno una laurea o un titolo di studio superiore è del 20,7%, ben al di sotto rispetto alla media Ue, che è del 32%.
A pesare su questa situazione è però anche l’età media elevata con conseguente permanenza nel mercato del lavoro italiano di persone con titoli di studio più bassi.
Il numero dei laureati starebbe infatti avanzando, seppur lentamente. Tra i residenti fra 25 e 34 anni i laureati sono il 30,6% (Istat). Un dato migliore, ma pur sempre inferiore a quello della Spagna (52%) e alla media Ue (43,1%).
Quanti sono i lavoratori stranieri in Italia
Calcolando il numero specifico di lavoratori stranieri in Italia, si parla di 2,5 milioni, secondo i dati del 2024, in aumento di quasi il 6% rispetto al 2023. I laureati sono cresciuti da 299mila del 2023 a 321mila del 2024.
Il problema è che questi occupati immigrati non sempre svolgono mestieri in linea con le proprie competenze. Neanche la metà dei laureati stranieri svolge una professione tecnica, intellettuale o da dirigente.
Il 27,6% svolge professioni d’ufficio e qualificate nei servizi o nel commercio, mentre il 29% ha la qualifica di operaio, artigiano, o svolge professioni non qualificate. Questo rispecchia la situazione generale degli occupati stranieri, anche non laureati, che per il 61% sono attivi in settori a bassa qualifica.
Il riconoscimento del titolo di studio e il livello dei salari
A rendere l’Italia poco appetibile per uno straniero riguardo al mercato del lavoro, oltre alla percezione di essere sottoutilizzato, c’è il problema del riconoscimento del titolo di studio.
Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa, su Il Sole 24 Ore fa notare che “una parte del divario fra l’Italia e la Ue per numero di immigrati laureati sia da attribuire ai complessi e spesso lunghi processi di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero, che finiscono per scoraggiare o penalizzare molti immigrati qualificati”.
A incidere è infine anche il livello dei salari che spinge sia i laureati italiani che quelli stranieri a emigrare in Paesi in cui si guadagna di più. Per esempio gli infermieri preferiscono andare in Svizzera invece che trasferirsi in Italia proprio perché, a parità d’incarico, la paga sarebbe maggiore rispetto a quella del Bel Paese.