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Insegnanti Fonte foto: iStock

Stipendi degli insegnanti italiani tra i più bassi: la polemica

Pubblicato il report 'Education at a glance 2024', che inserisce gli stipendi degli insegnanti italiani tra i più bassi dei Paesi Ocse: è polemica

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi dei Paesi Ocse. A dirlo è il rapporto ‘Education at a glance 2024’, pubblicato martedì 10 settembre dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Sindacati e opposizione attaccano il governo: è polemica su quanto guadagna un insegnante in Italia.

Quanto guadagna un insegnante in Italia: è polemica

Come riportato dall’ultimo rapporto Ocse, gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati. I loro stipendi sono più bassi della media Ocse e di quella europea. Stando all’analisi dell’organizzazione, in termini reali (tenendo dunque conto dell’inflazione), tra il 2015 ed il 2023 le retribuzioni dei docenti in Italia sono diminuiti del 6% a fronte di un aumento medio del 4% nei Paesi Ocse.

“Assistiamo a continue e roboanti dichiarazioni del governo circa aumenti stratosferici per il personale della scuola, dell’università, della ricerca e dell’Afam, tali da allineare gli stipendi a quelli europei. Niente di più lontano dalla verità”, ha detto Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil.

“Il Contratto istruzione e ricerca è scaduto da 2 anni – ha proseguito – e le ultime leggi di bilancio hanno stanziato risorse di gran lunga al di sotto rispetto all’inflazione maturata nel triennio di riferimento. Infatti – ancora la sindacalista -, a fronte di un’inflazione reale di circa il 18%, i finanziamenti previsti comportano aumenti pari al solo 5,78%, con un differenziale di oltre il 10% rispetto a quanto necessario a garantire la piena tutela delle retribuzioni del personale e a mantenere lo stesso potere d’acquisto. E ciò – ha aggiunto – avviene con un’inaccettabile disparità di trattamento economico con gli altri settori della pubblica amministrazione, pari a circa il 18% in meno”.

In vista dell’approvazione della legge di Bilancio 2025, la Flc Cgil chiede “risorse aggiuntive per rispondere all’inflazione del triennio e valorizzare, in modo sostanziale, i settori della conoscenza. Se ciò non dovesse accadere – ha concluso Fracassi -, organizzeremo iniziative di mobilitazione generale”.

Le dichiarazioni del Pd sugli stipendi degli insegnanti

“Gli stipendi degli insegnanti in Italia sono i più bassi tra tutti i paesi Ocse e il prossimo aumento previsto sarà un quinto di quelli previsti negli altri Paesi europei. A certificarlo non è l’opposizione ma l’Ocse, con il rapporto ‘Education at a glance’, e cioè una delle fonti più autorevoli sullo stato dell’istruzione nel mondo”. Lo ha scritto su Instagram la segretaria del Partito democratico Elly Schlein.

La leader del Pd ha anche citato altri dati del rapporto, come “il basso investimento italiano nell’istruzione, 4% del Pil, addirittura un punto sotto alla media Ocse“, per l’esattezza lo 0,9% in meno, “e un intollerabile divario di genere sugli stipendi per cui le giovani donne laureate guadagnano il 58% in meno dei coetanei uomini, che secondo lo studio è il più grande divario retributivo dell’area Ocse”.

Come riporta l’analisi, inoltre, le donne tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini. Questo divario è più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore alla scuola secondaria superiore e si riduce per chi ha una laurea.

Gli insegnanti vanno pagati di più – ha detto Schelein -. Visto che è in corso la negoziazione del nuovo contratto, il governo dimostri di voler davvero mettere mano al problema e incrementi le risorse a disposizione nella prossima manovra”.

E ha concluso: “Per noi la difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio sarà una delle priorità”.

Sulla stessa linea la deputata di Italia viva Isabella De Monte: “L’inizio del nuovo anno scolastico ripropone un tema urgente: gli stipendi degli insegnanti”, ha scritto sui social. “L’ultimo rapporto Ocse è impietoso: siamo in fondo alla classifica – ha proseguito De Monte -. L’istruzione è il nostro vero buco nero, un tema che dovrebbe spingere maggioranza e minoranza ad un impegno straordinario in difesa della scuola”.

Gli altri dati del rapporto Ocse sull’Italia

Il rapporto ‘Education at a glance 2024’ mostra che in Italia la percentuale di giovani tra i 25 ed i 34 anni che non hanno il diploma è diminuita di 6 punti percentuali dal 2016 e ha raggiunto il 20% nel 2023. Però, si evidenzia, rimane comunque superiore alla media Ocse del 14%.

In calo anche la quota dei giovani tra i 20 ed i 24 anni che non lavorano né studiano (i cosiddetti NEET), che passa dal 32% del 2016 al 21% del 2023. Tuttavia, soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni, è ben il 31% delle donne che non studia e non lavora, contro il 20% degli uomini.

Altro dato sottolineato dall’Ocse è il forte impatto dell’istruzione dei genitori sui risultati scolastici dei figli. In Italia, il 69% di chi ha più di 25 anni e che ha almeno un genitore laureato ha conseguito la laurea (o un titolo equivalente), mentre il 37% di coloro che hanno genitori senza diploma non hanno conseguito la maturità. Solo il 10% dei ragazzi con genitori senza un titolo di scuola superiore ha conseguito una laurea.

Infine, il report ha evidenziato che il personale docente italiano è più anziano della media Ocse, con una percentuale di insegnanti che hanno più di 50 anni pari al 53% (media Ocse 37%).