Quanto guadagnano gli insegnanti in Italia e le stime sul futuro
Gli stipendi degli insegnanti in Italia aumenteranno nei prossimi anni: ecco quanto guadagnano oggi e quale sarà l'incremento mensile totale
Si prevedono aumenti di stipendio per i docenti, nei prossimi anni, che arriveranno fino a 450 euro lordi in più al mese. Sono le stime dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni), che ha svolto simulazioni tenendo conto dei prossimi tre rinnovi triennali del Contratto collettivo nazionale della scuola, il Ccnl 2022-2024 e il successivo 2025-2027.
Ma quanto guadagnano oggi gli insegnanti in Italia, e quanto potrebbero arrivare a prendere nel prossimo futuro?
Di quanto aumenteranno gli stipendi degli insegnanti in Italia
Entro il 2027 i docenti italiani potrebbero vedere fino a 450 euro in più lordi nel loro stipendio. Secondo lo studio condotto da Aran e riportato dal ‘Sole 24 Ore’, con i prossimi rinnovi triennali del Ccnl scuola, che si aggiungono agli aggiustamenti del precedente triennio 2019-2021, si prevede un aumento deciso degli stipendi.
Secondo il Ccnl attualmente in vigore, sono stati destinati 3 miliardi di euro che porteranno un incremento del 5,78% in busta paga ai docenti. Tradotto in cifre, si tratta di 136,85 euro lordi in più al mese per 13 mensilità.
Con la nuova legge di Bilancio, inoltre, si prevede uno stanziamento di altri 200 milioni di euro, che per i docenti potrebbe significare ulteriori aumenti, dai 10 ai 15 euro mensili.
La Manovra punta anche a nuove risorse per il prossimo rinnovo del Ccnl (triennio 2025-2027): per la Pubblica Amministrazione, in generale, dovrebbero essere stanziati 1,75 miliardi di euro nel 2025, 3,5 miliardi nel 2026 e 5,5 miliardi nel 2027. Anche se non si conosce ancora esattamente la ripartizione spettante agli stipendi dei docenti, le stime di Aran parlano di incrementi medi salariali del 5,4% per ogni dipendente pubblico (e quindi anche per gli insegnanti). Si tratterebbe di 135,25 euro in più al mese per circa 850 mila docenti.
Sommando gli aumenti citati, si arriva a un totale di 272,10 euro al mese, per 13 mensilità, da aggiungere allo stipendio.
Ma non solo: già lo scorso gennaio era stato approvato l’accordo sull’ultimo Ccnl 2019-2021 con l’obiettivo di avvicinare quanto più possibile gli stipendi dei docenti italiani alla media europea. Per il comparto di istruzione e ricerca l’aumento medio mensile è stato di 124 euro, che sono lievitati poi a 180 euro grazie all’adeguamento con gli aumenti su voci indennitarie fisse e all’effetto di slittamento salariale. Sommando tutti gli aumenti, l’aumento medio mensile dei docenti, entro i prossimi anni, dovrebbe attestarsi a circa 450 euro lordi in più.
Quanto guadagnano gli insegnanti in Italia, dalle elementari alle superiori
Ma quanto guadagnano oggi gli insegnanti delle scuole italiane? Il recente rapporto Ocse ‘Education at a glance 2024’ fa luce sulla situazione salariale attuale dello Stivale. Gli importi degli stipendi sono stati indicati in dollari a parità di potere d’acquisto (per essere poi confrontati con quelli degli altri Paesi Ocse).
Emerge che un maestro di scuola elementare, a inizio carriera, percepisce annualmente 37.565 dollari (al cambio attuale circa 35.549,83 euro), fino a raggiungere un massimo di 54.768 dollari (51.829,97euro). Si tratta di cifre inferiori alla media Ocse (rispettivamente 42.060 e 68.924 dollari) ed europea (40.811 e 67.285).
Nella scuola primaria, invece, su 44 Paesi monitorati dall’Ocse l’Italia è 26esima. Gli insegnanti ricevono uno stipendio medio lordo annuo a inizio carriera d 40.374 (38208,14 euro) e può raggiungere un massimo di 60.099 dollari (56874,99 euro). Le cifre, anche in questo caso, restano sotto alla media Ocse (43.484 e 71.334 dollari) e europea (42.327 e 69.994 euro).
Gli insegnanti delle scuole superiori, infine, a inizio carriera guadagnano annualmente 40.535 dollari (38.360,50 euro) mentre la retribuzione massima si attesta attorno ai 62.794 dollari (59.425,42euro). Anche in questo caso, però, gli stipendi sono più bassi della media Ocse e di quella dell’Unione europea.