Allarme Istruzione: perché migliaia di scuole sono senza docenti
Scatta l'allarme istruzione per la mancanza di insegnanti in tutta Italia: perché migliaia di scuole di ogni ordine e grado sono senza docenti
È allarme istruzione in Italia per mancanza di insegnanti. Ecco perché migliaia di scuole da Nord a Sud sono senza docenti.
Il nodo del Pnrr
Migliaia di studenti, dai più piccoli delle elementari fino a quelli delle superiori, si ritrovano senza docenti. Questo porta a due effetti principali: sempre più cattedre vacanti e impossibilità di garantire il tempo pieno alle primarie. È quanto si legge sul quotidiano ‘Open’, che ha fatto un’inchiesta sulla mancanza di insegnanti in Italia all’inizio del nuovo anno scolastico.
Che ci sia un problema strutturale che riguarda le procedure di assunzione di maestri e professori è risaputo da tempo. Ma quest’anno la situazione è più grave, resa tale anche dai meccanismi legati al Pnrr.
Secondo quanto previsto dall’accordo tra il governo Draghi e la Commissione europea, l’Italia si è impegnata a reclutare 70mila nuovi docenti entro il 2026, di cui 20mila entro il 2024. Tuttavia, queste assunzioni devono passare esclusivamente per nuovi concorsi, bloccando di fatto la possibilità di integrare stabilmente quei precari che da anni garantiscono il funzionamento della scuola italiana e coloro che sono risultati idonei ai concorsi degli anni passati.
Come spiegato da Manuela Calza della Flc Cgil, “con l’alibi degli impegni assunti con il Pnrr, i posti vacanti devono essere lasciati liberi per le assunzioni riservate ai nuovi concorsi. Ma molte cattedre sono rimaste scoperte perché i concorsi non sono ancora terminati”.
Ritardi nei concorsi
Per questo, in attesa della nomina dei vincitori, in numerosi di istituti scolastici sono stati assunti precari a tempo determinato, mentre migliaia di insegnanti che hanno superato concorsi precedenti continuano a trovarsi senza una cattedra.
Di fatto, “la normativa attuale non prevede l’assunzione degli idonei al concorso straordinario 2020. La riforma del reclutamento introdotta dal Pnrr ha stabilito concorsi annuali con graduatorie di merito basate esclusivamente sui vincitori”. Lo ha spiegato la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti rispondendo ad un’interrogazione della deputata del Pd Irene Manzi, che ha commentato: “Questo è stato il peggior avvio dell’anno scolastico da molti anni a questa parte, e qualcuno dovrebbe avere l’onestà intellettuale di assumersene la responsabilità”.
Poi ci sono i ritardi nell’organizzazione e nella conclusione del concorso 2023 previsto dal Pnrr. Le procedure non sono ancora terminate, costringendo le scuole a ricorrere a supplenti temporanei per coprire le cattedre rimaste vuote. A questo si aggiunga la presenza di un meccanismo che peggiora ulteriormente lo scenario: i supplenti che vincono il concorso vengono confermati nella stessa cattedra occupata anche se altri candidati con punteggi più alti avrebbero diritto a quella posizione.
A rallentare le procedure concorsuali, scrive ancora ‘Open’, è anche la condizione di chi deve gestirle, che porta a dimissioni e continui ritardi. I commissari delle prove sono spesso insegnanti e presidi che non sono esonerati dal loro icarico principale. Inoltre, hanno denunciato fonti sindacali, “in alcuni casi le commissioni sono state pagate appena 80 centesimi a candidato”. Una cifra che “rasenta il ridicolo” se si considera la mole di lavoro e la responsabilità del ruolo.
Cosa dice la politica
In un Question time in Parlamento, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha ribadito la necessità di rispettare gli obiettivi del Pnrr: “se non raggiungiamo i target previsti – ha detto -, rischiamo di perdere una parte dei 24 miliardi di euro legati all’ultima tranche del Piano”.
Il ministero di viale Trastevere ha già negoziato una proroga con la Commissione europea, spostando la scadenza dal 2024 al 2026. Ma questo non è bastato, come sottolineato dai sindacati che hanno chiesto una nuova trattativa con l’Ue.
Nel frattempo, la senatrice Ella Bucalo, vice responsabile Dipartimento Istruzione di Fratelli d’Italia, ha presentato un ordine del giorno al decreto Omnibus per avviare in tempi brevi una procedura di confronto con la Commissione europea. “È ancora presto per parlare di sviluppi concreti, la situazione italiana è complessa e trovare una strada accettabile dalla Commissione richiede tempo”, ha spiegato la parlamentare a ‘Open’.