Riapertura scuole, allarme insegnanti: lite sindacati-ministero
La riapertura delle scuole è sempre più vicina ma è allarme insegnanti e scoppia la lite tra sindacati e ministero: ecco cosa sta succedendo
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, sindacati e associazioni del settore hanno lanciato l’allarme sulla carenza di insegnanti e personale ATA. Ed scoppia la lite con ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).
- La battaglia sui numeri tra sindacati e ministero
- La situazione degli insegnanti di sostegno
- La replica del ministro Valditara
- "Serve un nuovo sistema di reclutamento"
La battaglia sui numeri tra sindacati e ministero
Manca poco al suono della prima campanella, ma sull’avvio dell’anno scolastico 2024-2025 è già battaglia di numeri tra sindacati e ministero dell’Istruzione sulla carenza di personale. Sigle e associazioni del comparto stanno lamentando la crescente precarietà che tra insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) coinvolge circa 250mila lavoratori.
A preoccupare i sindacati sono soprattutto i numeri dei posti vacanti tra i docenti. “Il contingente per le immissioni in ruolo autorizzato è complessivamente di 45.124 posti a fronte di 64.156 posti vacanti e disponibili certificati dallo stesso ministero”, hanno spiegato dalla Flc Cgil.
“È di tutta evidenza – hanno proseguito dal sindacato – che la forbice tra assunzioni autorizzate e posti effettivamente vacanti avrà come immediata conseguenza una quantità di contratti a tempo determinato sempre maggiore e sempre meno sostenibile”.
Secondo la Cgil, “la scelta di limitare le assunzioni rispetto alle reali disponibilità, pur in presenza di aspiranti in graduatorie vigenti e definite per legge ‘ad esaurimento’ per accantonare i posti per un concorso ancora da bandire, avrà effetti deleteri, impedendo di coprire con docenti a tempo indeterminato quasi ventimila cattedre in organico di diritto”.
“L’obiettivo previsto dal PNRR di 70mila docenti assunti entro il 2026 secondo il nuovo sistema di reclutamento – ancora la Flc Cgil – non può e non deve essere un alibi per insistere con procedure che costituiscono un aggravio di spesa per lo Stato con l’unico risultato di alimentare le già troppo gonfie sacche di precarietà, producendo un prevedibile effetto escludente di chi ha superato le prove di precedenti concorsi, in particolare del 2020 e del 2023, e di esasperare la conflittualità tra docenti presenti nelle diverse graduatorie, tutti legittimamente e meritatamente in attesa di una prospettiva di lavoro certa e continuativa”.
Guardando al personale Ata, ancora il sindacato, “il MIM ha stabilito 10.336 nuove assunzioni a fronte di ben 30.579 posti liberi. E cioè solo il 30% dei posti liberi e vacanti sarà coperto con personale stabile. Dunque, oltre 20 mila posti saranno dati a supplenza“.
Per tutti questi motivi, la Flc Cgil ha scritto una lettera ai capigruppo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica per chiedere un “intervento urgente” del Parlamento.
La situazione degli insegnanti di sostegno
Sul sostegno, la Flc Cgil ha parlato di una “situazione inaccettabile dei posti in deroga” che si attestano “oltre le 100mila unità”. A evidenziarlo anche Marcello Pacifico, presidente dell’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief): “La maggior parte di queste cattedre manca al Nord – ha sottolinea -, e nelle ultime call veloci che si sono tenute in Campania, per esempio, sono risultate zero disponibilità. E questo non perché manchino i posti, ma perché vengono assegnati solo in deroga“.
La replica del ministro Valditara
Per il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, i numeri proposti dai sindacati sono “del tutto gonfiati”, ha dichiarato in un’intervista a ‘Il Messaggero’. “Le vere supplenze, quelle coperte con contratti a orario pieno – ha continuato Valditara -, a inizio anno saranno 165 mila. Entro dicembre arriveranno ulteriori 10 mila nuovi assunti con il concorso già bandito, e quindi il numero scenderà a circa 155 mila supplenze. L’anno scorso erano 160 mila, pertanto quest’anno ci sarà una prima riduzione”, ha detto il ministro.
Secondo quanto affermato da Valditara, questi supplenti non possono essere assunti perché “dei 165 mila contratti a tempo determinato, ben 106 mila sono di insegnanti di sostegno. E la stragrande maggioranza, anzi quasi tutti, sono insegnanti di sostegno che non hanno la specializzazione e che ricoprono posti di organico di fatto. Ed è innanzitutto per questo che non possono essere assunti in ruolo“.
Infine, il responsabile della scuola ha evidenziato che “questo è il governo che ha fatto più concorsi in assoluto. Il primo concorso Pnrr per 44.654 docenti, il secondo per 19.032. Poi quelli per 587 dirigenti, 1740 docenti di educazione motoria, 2870 direttori amministrativi, 4.500 insegnanti di religione più un altro concorso già bandito per altri 1.928″.
“Serve un nuovo sistema di reclutamento”
“Al di là del ‘botta e risposta’ cui stiamo assistendo sui numeri”, quest’anno le supplenze “saranno comunque tante, troppe”, ha commentato Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola.
Le ragioni “sono note”, ha proseguito la sindacalista: “l’alto numero di supplenze nasce dai limiti storici di un sistema di reclutamento le cui ripetute modifiche non hanno sortito alcun effetto concreto, creando anzi altri problemi, e da organici che soprattutto sul sostegno vedono decine di migliaia di posti attivati ogni anno solo provvisoriamente”. Segno che “gli organici di diritto sono largamente insufficienti per rispondere al reale fabbisogno e andrebbero incrementati”.
Per Barbacci è “quanto mai necessario e urgente cambiare questo sistema” di reclutamento “inadeguato ai fabbisogni della scuola”. Serve “un doppio canale di reclutamento che riconosca il valore dell’esperienza di lavoro acquisita sul campo, consentendo di incrementare sensibilmente il numero dei posti coperti da personale di ruolo”, ha concluso la segretaria di Cisl Scuola Ivana Barbacci.