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Diploma Fonte foto: iStock

Quattro italiani su dieci non hanno il diploma: lo studio

Uno studio ha sottolineato che 4 italiani su 10 non hanno conseguito il diploma: ecco tutti i numeri sull'istruzione e la formazione in Italia

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

4 italiani su 10 tra i 25 ed i 64 anni non hanno il diploma: è quanto emerge da uno studio. Tutti i numeri sull’istruzione e la formazione in Italia.

In Italia troppi non diplomati e pochi laureati

In Italia in molti non hanno un diploma e ci sono pochi laureati. Possono essere sintetizzati così i dati mostrati nello studio dell’ente di formazione Lu.Sa. Form sui dati Eurostat. L’analisi ha evidenziato che ben 4 italiani su 10 tra i 25 ed i 64 anni non hanno concluso (o non hanno frequentato affatto) le scuole superiori.

Per quanto riguarda i laureati, aggregando tutti i livelli di educazione terziaria (lauree triennali e magistrali, master e dottorati), si osserva che in Italia i 30-34enni in possesso di un titolo di studio post-diploma sono il 27%. Questa percentuale è al di sotto della media europea, dove la quota sta attorno al 42%.

Estendendo l’analisi a tutta la popolazione adulta, è risultato che solo il 14% degli italiani sono laureati e, sopra i 9 anni di età, il 4,6% della popolazione italiana è analfabeta.

“Alla fine oltre 2 ragazzi italiani su 3 sono tagliati fuori dal sistema di istruzione“, ha concluso Luigi Saldì, fondatore di Lu.Sa. Form.

I dati Istat sull’istruzione in Italia

L’ultimo rapporto Istat sull’istruzione e la formazione degli italiani, pubblicato ad aprile 2024, ha comunque evidenziato che nel 2023 la percentuale di coloro che hanno almeno il diploma tra i 25 ed i 64 anni è in crescita rispetto al passato, così come la percentuale dei laureati.

“Molto positivi”, hanno fatto notare dall’Istat, gli andamenti per gli indicatori sui NEET (giovani che non lavorano e non studiano): nel 2023 la percentuale della popolazione tra i 15 ed i 29 anni è scesa al 16,1% (erano il 19% nel 2022). Contemporaneamente è calata anche la percentuale dei giovani tra i 18 ed i 24 anni che hanno abbandonato gli studi prima di aver ottenuto una qualifica o il diploma di scuola secondaria di secondo grado, che è passata dall’11,5% del 2022 al 10,5% del 2023. Entrambe le misure sono anche in “netto miglioramento” rispetto al 2019 (erano rispettivamente il 22,1% e il 13,3%), dopo essere peggiorate nel corso della pandemia.

C’è comunque da evidenziare un divario tra Nord e Sud Italia. La percentuale di giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano né lavorano va dal 27,9% (1 giovane ogni 4) in Sicilia all’8% (1 giovane ogni 10) nella provincia autonoma di Bolzano. “Nel complesso – hanno puntualizzato dall’Istat -, la maggior parte degli indicatori delle regioni del Mezzogiorno esprime performance peggiori di quelli delle regioni del Centro-Nord”.

Peggiorano le competenze alfabetiche e matematiche dei ragazzi

Infine, l’Istat ha sottolineato che sia i livelli delle competenze alfabetiche in italiano sia quelle numeriche in matematica degli studenti di terza media mostrano un peggioramento rispetto al 2019. In base ai dati del 2023, il 38,5% degli studenti non ha raggiunto le competenze adeguate in italiano (era il 35,2% nel 2019). Il 44,2%, invece, non ha raggiunto le competenze di base in matematica (il 39,6% nel 2019).

Tra “i segnali negativi – ancora dall’Istat – c’è anche una diminuzione continua dell’indicatore che monitora la lettura di libri e quotidiani, sceso di 2,5 punti percentuali negli ultimi 4 anni: tra le persone dai 6 anni, la percentuale di coloro che hanno letto libri e quotidiani era il 38% nel 2019 ed è il 35,5% nel 2023. Gli indicatori di questo dominio nelle regioni del Centro e del Nord presentano in genere valori più alti della media nazionale – hanno aggiunto -, a indicare condizioni migliori di benessere in materia di istruzione e formazione”.