Salta al contenuto
Povertà educativa Fonte foto: iStock

Cos'è la trappola della povertà educativa, l'allarme in Italia

Allarme istruzione in Italia: cos'è la cosiddetta 'trappola della povertà educativa' e cosa c'entra con le opportunità di lavoro dei giovani

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

L’accesso al mondo del lavoro rappresenta una delle preoccupazioni più sentite dai giovani e dalle loro famiglie, specialmente in un contesto come quello italiano dove il raggiungimento dell’indipendenza economica e abitativa spesso si concretizza più tardi rispetto alla media europea. I dati mostrano che le opportunità occupazionali e la qualità del lavoro aumentano all’aumentare del livello di istruzione. Questa dinamica si intreccia con la cosiddetta trappola della povertà educativa, un vero e proprio allarme in Italia. Ecco cos’è.

Qual è il rapporto tra livello di istruzione e lavoro

C’è uno stretto rapporto tra il livello di istruzione raggiunto e le opportunità occupazionali. A dirlo è Openpolis in un’analisi pubblicata il 29 aprile e basata su dati Istat e Eurostat.

I dati parlano chiaro: il tasso di occupazione dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola prima del diploma è significativamente più basso (44,4%) rispetto a coloro che hanno conseguito il diploma (60,5%). Questa tendenza si conferma e si accentua nella fascia d’età 25-34 anni: il tasso di occupazione di chi ha al massimo la licenza media si attesta al 57,3%, sale al 68,9% per i diplomati e raggiunge il 74% tra i laureati.

Da Openpolis fanno notare che l’impatto dell’istruzione non si ferma all’accesso quantitativo al lavoro, ma incide anche sulla qualità dell’occupazione. Il report mostra come la percentuale di lavoratori soggetti a un part-time involontario sia significativamente più alta tra coloro che hanno un basso livello di istruzione.

Tra i 25-34enni con al massimo la licenza media, quasi tre su quattro si trovano in una situazione di part-time indesiderato, spesso imposto dal datore di lavoro. Questa precarietà lavorativa diminuisce progressivamente con l’aumentare del titolo di studio, raggiungendo i livelli più bassi tra i laureati (14,7% di lavoratori part-time di cui il 57,5% involontari).

Cosa si intende per trappola della povertà educativa

Da Openpolis hanno evidenziato però che, rispetto al contesto europeo, in Italia i laureati fanno più fatica ad accedere al mondo del lavoro. La fondazione parla di “anomalia del caso italiano”.

Ma “l’elemento patologico” è un altro, si legge nel report, ed è direttamente connesso con quella che viene definita trappola della povertà educativa. Ovvero, in Italia la possibilità di proseguire gli studi fino al diploma o alla laurea è strettamente legata alla condizione sociale ed economica delle famiglie d’origine.

Per prima cosa, nell’analisi si sottolinea che la povertà economica è spesso causa e conseguenza della povertà educativa. Sono due fenomeni che si alimentano a vicenda. Detto in modo semplice: più si vive in situazioni svantaggiate, meno si studia.

Passiamo adesso all’istruzione familiare. Tra i giovani con genitori senza diplomati, quasi uno su quattro (23,9%) interrompe gli studi prematuramente, e solo una minoranza, pari al 12%, consegue una laurea o un titolo di istruzione superiore. Questa situazione contrasta nettamente con quella dei ragazzi con almeno un genitore laureato: l’abbandono scolastico precoce si riduce drasticamente all’1,6%, mentre il 70% si laurea.

Come evidenziano da Openpolis, questa disparità di accesso all’istruzione si traduce inevitabilmente in una disparità di opportunità lavorative, perpetuando lo svantaggio sociale di generazione in generazione.