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Povertà educativa Fonte foto: iStock

Povertà educativa: cos'è e le regioni più critiche in Italia

L'Istat ha istituito una commissione per analizzare la povertà educativa in Italia: cos'è questo fenomeno e quali sono le regioni più critiche

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

L’Istat ha istituito una commissione scientifica inter-istituzionale per analizzare la povertà educativa in Italia. Cos’è la povertà educativa e quali sono le regioni più critiche.

Cos’è la povertà educativa

Save the Children, che da anni si occupa del fenomeno, ha definito la povertà educativa come la “privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”.

Per molto tempo, hanno specificato dall’associazione, “la povertà di bambine, bambini e adolescenti è stata caratterizzata e misurata unicamente in termini economici, in relazione al reddito e la ricchezza dei genitori”. Questo tipo di misura, però, “non coglie appieno tutti gli elementi che contraddistinguono la privazione dei minori”.

“Oltre all’aspetto materiale – hanno spiegato da Save the Children -, sono altrettanto importanti le opportunità di crescita educativa, fisica, socio-emozionale”.

La commissione Istat per la povertà educativa

Come anticipato, l’Istat ha istituito una commissione scientifica inter-istituzionale con l’obiettivo di definire, studiare e quantificare le dimensioni della povertà educativa in Italia e costruire parametri e indicatori per la sua misurazione su base territoriale sub regionale.

La commissione terminerà il suo lavoro nel 2024 e gli indicatori verranno inseriti nella produzione statistica annuale dell’istituto. Al momento ne sono stati individuati 26.

“I primi risultati permettono una mappatura del territorio italiano a livello comunale, che ci consente di evidenziare moltissime differenze territoriali, per esempio fra i comuni delle aree urbane e non”, ha spiegato Monica Pratesi, direttrice del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, come riportato da ‘Il Sole 24 Ore’. “Ci sono zone del Meridione sopra la media nazionale – ha precisato -, e zone in Lombardia e Veneto sotto la media sia per risorse disponibili che per esiti individuali“.

Come sottolineato dall’istituto, la povertà educativa è “un fenomeno complesso, articolabile in diverse dimensioni”. Tra queste, la commissione ha lavorato, in particolare, sulle risorse educative disponibili e sugli esiti individuali.

“Per un bambino o un adolescente (0-19 anni) – hanno spiegato dall’Istat – essere in povertà educativa significa trovarsi in una condizione caratterizzata da una carenza di risorse educative e culturali della comunità di riferimento intesa in senso lato (famiglia, scuola, luoghi di apprendimento e aggregazione, eccetera) e non avere acquisito le competenze cognitive e non cognitive (sociali ed emotive) necessarie per crescere e sviluppare le relazioni con gli altri e per sentirsi parte di una comunità”.

Le regioni più (e meno) critiche in Italia

Quali sono le regioni in cui la povertà educativa è più diffusa? L’Istat ha fatto una panoramica sub regionale del fenomeno (città, sobborghi e aree rurali), evidenziando le zone d’Italia più colpite dal fenomeno.

I primi risultati mettono in luce “una situazione di carenza di risorse educative e di difficoltà negli esiti scolastici più accentuata della media in tutte le tipologie di comune di Sicilia, Puglia e Campania e in molte zone rurali del Centro-Nord (Lazio, Liguria, Emilia-Romagna)”, ha specificato l’Istat.

Carenza di risorse educative e culturali ma esiti scolastici migliori della media si osservano, invece, in molte aree rurali d’Italia, nelle città del Lazio, della Calabria e della Puglia, e nei sobborghi della Lombardia.

Una situazione meno critica rispetto alla media nazionale, sia dal punto di vista delle risorse che di quello degli esiti scolastici, riguarda la maggior parte delle città del Centro-Nord (ad eccezione di quelle di Piemonte, Liguria e Toscana per gli esiti e di quelle del Lazio per le risorse), e, nel Sud, le città di Abruzzo, Basilicata e Molise.

Le città di Piemonte, Liguria e Toscana e le città e sobborghi urbani della Sardegna sono invece caratterizzati da una dotazione relativamente vantaggiosa di risorse educative accompagnate da esiti scolastici al di sotto della media nazionale.