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Abbandono scolastico Fonte foto: iStock

Abbandono scolastico: le regioni peggiori (e migliori) in Italia

Quasi mezzo milione di ragazzi hanno lasciato la scuola prima del tempo: le regioni peggiori e migliori d'Italia in base all'abbandono scolastico

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Nel 2022 sono 465mila i giovani che hanno lasciato prematuramente gli studi. È quanto emerge dal rapporto della CGIA Mestre presentato il 23 marzo 2024. Ecco quali sono le regioni peggiori e le migliori in Italia in base all’abbandono scolastico.

Abbandono scolastico in Italia: la situazione regione per regione

Sono quasi mezzo milione i ragazzi che hanno abbandonato la scuola prima del tempo nel 2022, pari all’11,5% della popolazione tra i 18 ed i 24 anni. Nel suo report, la CGIA Mestre ha delineato un quadro molto negativo per l’Italia, in particolare per il Meridione.

L’Italia è al terzo posto dei Paesi dell’Eurozona per dispersione scolastica (11,5%), preceduta da Spagna (13,9%) e Germania (12,2%). Tutti e tre hanno una percentuale di abbandono scolastico superiore alla media europea, pari al 9,7%.

Per quanto riguarda le regioni, come anticipato, sono quelle del Sud Italia a soffrire di più, Sicilia in primis. Nell’isola quasi 2 ragazzi su 10 hanno abbandonato gli studi prima del tempo. Seguono la Campania (16,1%), la Sardegna (14,7%) e la Puglia (14,6%). In generale, nel 2022 il Meridione ha registrato una percentuale di dispersione scolastica pari al 15,1%. Sebbene sia in diminuzione (-3% in 3 anni), il rank resta il più elevato rispetto alle altre parti d’Italia. Infatti nel Nord ovest la percentuale è pari al 10,2%, nel Nord est al 9,4%, al Centro all’8,2%.

Le regioni italiane più virtuose sono la Basilicata (5,3%), le Marche (5,8%) e l’Umbria (7,3%), che hanno percentuali di abbandono scolastico più basse rispetto alla media europea.

Di seguito presentiamo l’elenco delle regioni italiane dalle peggiori alle migliori in base alla percentuale di dispersione scolastica nel 2022 e la variazione percentuale tra il 2022 ed il 2019:

  • Sicilia 18,8 (-3,5);
  • Campania 16,1 (-1,1);
  • Sardegna 14,7 (-3,0);
  • Puglia 14,6 (-3,1);
  • Valle d’Aosta 13,3 (-0,7);
  • Piemonte (11,0 (+0,3);
  • Toscana 10,7 (+0,6);
  • Trentino Alto Adige 10,5 (+1,3);
  • Calabria 10,3 (-8,6);
  • Liguria 10,3 (+0,6);
  • Lombardia 9,9 (-1,4);
  • Veneto 9,5 (+1,2);
  • Emilia Romagna 9,5 -(1,6);
  • Abruzzo 9,3 (-0,6);
  • Molise 8,3 (-2,4);
  • Friuli Venezia Giulia 7,7 (-1,0);
  • Lazio 7,4 (-4,2);
  • Umbria 7,3 (-2,0);
  • Marche 5,8 (-2,7);
  • Basilicata 5,3 (-6,4).

Abbandono scolastico e ‘cervelli in fuga’: è allarme in Italia

Nel report la CGIA Mestre ha indagato anche il fenomeno dei ‘cervelli in fuga‘, ovvero i cittadini italiani tra i 18 ed i 39 anni che sono emigrati all’Estero. Nel 2022 i giovani maggiorenni con meno di 40 anni che hanno abbandonato l’Italia sono stati 55.521, 10mila nella sola Lombardia.

Come spiegato da CGIA, se all’abbandono scolastico ed ai ‘cervelli in fuga’ “aggiungiamo anche la crisi demografica in corso e la rivoluzione digitale ormai alle porte, tutto ciò avrà delle ricadute pesantissime anche per le nostre imprese. Con sempre meno giovani e per una parte importante di essi con un livello di istruzione insufficiente, per tantissime Pmi trovare del personale preparato da inserire nei processi produttivi sarà una missione impossibile”.

Nel campo dell’istruzione/formazione, come riportato nel report della CGIA, l’Italia rispetto ai principali Paesi dell’Unione europea presenta due grandi problemi:

  • un basso numero di diplomati e di laureati, soprattutto nelle materie scientifiche;
  • una elevata povertà educativa che, secondo gli esperti, va di pari passo con la povertà economica.

“Le cause che determinano la fuga dai banchi di scuola – hanno spiegato dall’associazione di Mestre – sono principalmente culturali, sociali ed economiche. I ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità”.