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Attacco hacker Fonte foto: iStock - Sashkinw

Allarme sicurezza nazionale in Italia: l'appello alle università

In Italia c'è un "problema" per la sicurezza nazionale: l'appello dell'ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani alle università

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

L’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, ha lanciato un appello alle università italiane perché nel nostro Paese c’è un “problema” per la sicurezza nazionale. In Italia c’è una gravosa carenza di giovani laureati Stem, cioè in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Da qui l’allarme di Cingolani per colmare il gap che separa il Bel Paese dal resto d’Europa quando si parla di discipline Stem.

Le parole dell’ex ministro Cingolani sulla sicurezza nazionale

“Nei prossimi cinque anni Leonardo assumerà 26mila persone. Gran parte di queste saranno profili Stem ma in Italia facciamo fatica a trovarli e non possiamo prenderli da altri Paesi perché comunque ci occupiamo anche di sicurezza nazionale”, ha dichiarato Roberto Cingolani in occasione della 17esima RomeCup che si è svolta a Roma.

“Noi oggi celebriamo la resistenza contro l’invasore – ha continuato Cingolani riferendosi alla guerra tra Ucraina e Russia -. Questa resistenza oggi usa il digitale. Perfino chi fa difesa e si occupa di sicurezza nazionale non può più pensare di agire con le armi. Il digitale che nasce inerentemente come qualcosa di civile è in realtà anche un’arma di difesa”. E ha aggiunto: “Una potenza militare in questo momento, paradossalmente, ha più bisogno di bytes e flops (Floating point operation per second) che di proiettili”.

L’amministratore delegato e direttore generale di Leonardo – gruppo industriale internazionale che realizza capacità tecnologiche in ambito aerospazio, difesa e sicurezza – ha così lanciato un appello agli atenei italiani: “Alle università dico che sullo Stem serve uno sforzo particolare perché il rischio è di rimanere a secco di neuroni”.

Cosa significa Stem

Stem è un acronimo diventato sempre più popolare nel contesto dell’istruzione, della formazione e quando si parla di professioni del futuro. Stem sta per “science, technology, engineering e mathematics“, ovvero le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, che svolgono un ruolo cruciale nella società odierna dove l’innovazione tecnologica sta assumendo sempre più rilevanza.

Di seguito le materie di studio che appartengono al mondo delle Stem :

  • scienza, che comprende biologia, chimica, fisica, scienze ambientali, neuroscienze e ricerca scientifica;
  • tecnologia, che include sviluppo software, sicurezza informatica, data science e intelligenza artificiale;
  • ingegneria nelle sue declinazioni civile, meccanica, elettrica, aerospaziale e chimica;
  • matematica, ovvero statistica, analisi dei dati, matematica applicata e ricerca operativa.

La situazione delle lauree Stem in Italia

Secondo l’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, oggi solo il 31,2% dei giovani italiani tra i 25 ed i 29 anni ha una laurea rispetto agli altri Paesi europei il cui numero supera il 50%. Questa discrepanza diventa ancora più rilevante, come riportato da ‘Ansa’, se si parla di discipline Stem: la media dei laureati in Italia è pari al 6,7% rispetto al 12-13% europeo. Limitatamente al settore Stem, infatti, in Italia più di 4 aziende su 10 hanno difficoltà a trovare personale con formazione scientifica.

Diventa perciò fondamentale ridurre questo gap, anche perché il mercato prevede di impiegare 1,3 milioni tra laureati e diplomati ITS entro il 2027. Previsione che attualmente si trova a fronteggiare una carenza di quasi 9mila figure specializzate all’anno. Questa situazione è resa ancora più critica dalla cosiddetta ‘fuga dei cervelli’, poiché il bilancio migratorio dei giovani laureati tra i 25 e i 34 anni mostra un trend negativo ed in crescita per l’Italia.