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Giovani con terza media Fonte foto: iStock

Giovani con solo la terza media: il dato allarmante nel 2023

Nel 2023 sono oltre 430mila i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola e hanno solo la terza media: il dato allarmante della Cgia

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Nel 2023 sono 431mila i giovani tra i 18 ed i 24 anni che hanno lasciato prematuramente la scuola e hanno solo la terza media. Il dato allarmante è arrivato con la pubblicazione del nuovo rapporto della Cgia Mestre. Ecco quali sono le regioni ‘peggiori’ e le ‘migliori’ d’Italia in base all’abbandono scolastico.

L’abbandono scolastico in Italia

Secondo l’ultima elaborazione compiuta dall’Ufficio studi della Cgia Mestre sui dati Eurostat e Istat, sono ben 431mila gli studenti tra i 18 ed i 24 anni (10,5% della popolazione corrispondente) che nel 2023 hanno dichiarato di aver abbandonato prematuramente la scuola. Lo scorso anno erano 465mila, ovvero l’11,5%

Come sottolineato nell’indagine, questi giovani “al più hanno conseguito la licenza di terza media, ma successivamente non hanno concluso nemmeno un corso di formazione professionale della durata superiore a 2 anni e in questo momento non frequentano alcun corso scolastico o formativo”. Insomma, hanno puntualizzato dalla Cgia, “sono giovani che a mala pena hanno assolto l’obbligo scolastico”.

A lasciare prima gli studi continuano ad essere soprattutto i ragazzi e le ragazze con alle spalle famiglie caratterizzate da un forte disagio sociale e/o alle prese con seri problemi economici.

“È evidente – hanno spiegato dall’associazione – che nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita. Le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto – come la transizione ecologica e quella digitale – non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un ITS o una laurea presso un politecnico”.

Le regioni ‘peggiori’

L’Italia è al terzo posto dei Paesi dell’Eurozona per abbandono scolastico (10,5%) insieme a Cipro, preceduta da Spagna (13,7%) e Germania (12,8%). Tutti e tre i Paesi nel 2023 hanno registrato percentuali superiori alla media europea, pari al 9,8%.

Per quanto riguarda le regioni, quello della povertà educativa è un tema “molto sentito” nelle isole e nelle aree del Meridione, “ma con una presenza altrettanto preoccupante anche in alcune aree geografiche del Nord“, si legge nel report della Cgia.

La regione che nel 2023 ha registrato il tasso più alto di abbandono scolastico è stata la Sardegna (17,3%). Qui la percentuale dei giovai tra i 18 ed i 24 anni che hanno lasciato gli studi prima del tempo è aumentata del 2,6% rispetto alla rilevazione dello scorso anno.

Seguono la Sicilia con il 17,1% (-1,7%) e, “sorprendentemente”, la provincia di Bolzano con il 16,2% (+2,7%). Subito dopo troviamo la Campania (16%, -0,1%), la Puglia (12,8%, -2,2%), e la Calabria (11,8%, +1,5%).

In termini assoluti, il maggior numero di studenti che hanno lasciato la scuola prima del diploma è in Campania ed è pari a 72mila unità. Seguono la Sicilia con 62mila, la Lombardia con 53mila e la Puglia con 38mila.

Tra le regioni che registrano i più bassi tassi di abbandono scolastico si segnalano l’Umbria (5,6%), le Marche (6,1%), il Lazio (6,1%), ed il Friuli Venezia Giulia (6,6%).

Rispetto a 5 anni fa, la variazione percentuale del tasso di abbandono è in calo in quasi tutte le regioni (media nazionale -2,8%). Le uniche che hanno subito un incremento sono state:

  • provincia di Bolzano +4,6%;
  • provincia di Trento +1,5%;
  • Veneto +1,5%;
  • Liguria +0,5%.

C’è da far presente che dall’indagine della Cgia sono escluse la Valle d’Aosta e il Molise per mancanza di dati.

“Insoddisfazione per l’offerta formativa”

“È importante sottolineare che, talvolta, la ‘fuga’ dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori può essere causata da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile – hanno spiegato dalla Cgia -. In questo senso va sottolineato lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione professionale (IeFP)”.

Queste realtà sono diventate “un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti”, hanno proseguito dall’associazione. Sono scuole “spesso ubicate in zone periferiche caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale che, grazie allo straordinario lavoro ‘antidispersivo’ svolto, vanno sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione fino adesso”.

“In moltissimi casi sono gli unici presidi di legalità presenti nelle aree in cui insistono, sono avamposti dello Stato che si incuneano in quartieri difficili dove mancano gli spazi di socializzazione per i giovani, il lavoro non c’è e la criminalità dilaga”, hanno concluso dalla Cgia Mestre.