Salta al contenuto
Scuola Fonte foto: iStock

Povertà e scuola: i dati shock in Italia

I dati shock dell'Italia sul rischio di povertà e scuola: cosa è emerso dalla rilevazione di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La povertà in Italia non è solo al suo massimo storico, ma persiste tra le generazioni. Detto in altri termini, si eredita. A mostrarlo sono gli ultimi dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Tra le cause, che spesso sono anche conseguenza, c’è anche l’abbandono precoce della scuola da parte di chi proviene da nuclei familiari poco abbienti. Ecco i dati shock dell’Italia.

La povertà si eredita

La povertà si eredita, ovvero tende a trasmettersi di generazione in generazione, soprattutto in Italia. A scattare questa fotografia del nostro Paese è l’Eurostat. Secondo i dati 2023 dell’ufficio statistico dell’Ue, in Italia il 34% degli adulti tra i 25 ed i 59 anni hanno difficoltà finanziarie simili a quelle che avevano le proprie famiglie quando erano adolescenti (14 anni). Una percentuale molto più alta della media europea, che si ferma al 20%.

Dall’altra parte, il 14,4% degli adulti che oggi sono a rischio povertà hanno dichiarato che a 14 anni la propria famiglia viveva in buone condizioni economiche (12,4% in Ue).

La situazione italiana è decisamente peggiorata rispetto al periodo pre-pandemia, quando a segnalare il peggio erano il 30,7% (situazione migliore per il 15,9%). La rilevazione di Eurostat piazza così l’Italia al terzo posto di questa non edificante classifica, preceduta solo da Bulgaria (48,1%) e Romania (42,1%).

“Questi dati – hanno spiegato da Eurostat – mostrano che la situazione socio-economica e finanziaria durante l’adolescenza potrebbe influenzare il tenore di vita in età adulta”.

Opposta la situazione in Danimarca, che è l’unico Paese in cui gli adulti che vivevano in famiglie finanziariamente svantaggiate non hanno subito un rischio più elevato di povertà in seguito: l’8,5% per coloro che provengono da famiglie con una situazione finanziaria negativa contro l’8,9% per coloro che hanno una buona condizione economica. Le differenze tra i due gruppi sono ridotte anche in Slovenia (10,9% e 10,4%) e Finlandia (10,1% e 9,2%).

Povertà e abbandono scolastico

In queste dinamiche sembra giocare un ruolo cruciale l’accesso all’istruzione. Come ha rilevato l’Eurostat, il rischio di povertà è più alto per chi ha genitori con un titolo di studio più basso.

Nel 2023, il tasso di rischio di povertà nell’Ue per le persone di età compresa tra 25 e 59 anni è pari a:

  • 19,1% per coloro i cui genitori hanno un titolo di studio inferiore alla licenza media;
  • 10,2% per chi ha genitori con almeno il diploma;
  • 8,5% per gli adulti con genitori laureati o con un titolo post-universitario.

Questa tendenza si riscontra anche in Italia, anche se variano le quote. Secondo i dati Eurostat, nel nostro Paese il tasso di rischio di povertà per le persone di età compresa tra 25 e 59 anni è:

  • introno al 22% per coloro i cui genitori hanno un titolo di studio inferiore alla licenza media;
  • circa il 9% per chi ha genitori con almeno il diploma;
  • intorno al 7% per gli adulti con genitori laureati o con un titolo post-universitario.

In generale, riporta ancora Eurostat, in Europa la maggior parte degli adulti under 60 che possiedono un titolo universitario ha genitori con un diploma di scuola secondaria superiore (39,5%) o una laurea (34,1%). Nel 26,4% dei casi, invece, i genitori hanno la licenza media o titoli di studio inferiori.