
Università, perché i tempi di laurea in Italia sono un problema
Dai dati emerge che i tempi di laurea in Italia sono più estesi rispetto alla durata progettata dei corsi e anche in confronto con gli altri Paesi
Diversi dibattiti e interventi hanno portato alla luce uno dei problemi dei percorsi di laurea italiani, ovvero i tempi lunghi prima di discutere la tesi. Con un decreto la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha affidato a un qualificato “gruppo di lavoro” un compito di analisi e proposte in tema di reclutamento e qualità dell’offerta formativa. Un’indagine di Almalaurea ha fatto il punto della situazione.
I dati sull’età della laurea
L’indagine Almalaurea sul “Profilo dei laureati” segnala che nel 2023 il 46,6% di laureati di corsi di laurea di primo livello ha meno di 23 anni, il 31,7 ha 23-24 anni, il 9,8 ha 25-26 anni, e l’11,9 ha 27 anni e oltre.
Dai corsi di laurea magistrale biennale, lo 0,1% dei laureati ha meno di 23 anni, il 30,2 ha 23-24 anni, il 38,2 ha 25-26 anni e il 31.5 ha 27 anni e oltre. I dati indicano tempi di laurea decisamente più estesi rispetto alla durata progettata dei corsi.
Questa situazione rende gli studi universitari più costosi per le famiglie. Ma un problema è anche legato all’ingresso nel mondo del lavoro.
Perché i tempi della laurea sono un problema
Come detto, da un lato i tempi di laurea più lunghi rappresentano un problema economico per le famiglie che spenderanno di più per mantenere il figlio o la figlia agli studi, dall’altro c’è una questione legata all’ingresso nel mondo del lavoro.
Guardando alla composizione della popolazione giovanile tra i 25 e i 29 anni di età per livello di istruzione raggiunto e status lavorativo, i dati OCSE indicano che in Italia il 28,7% dei giovani con un livello di istruzione universitario è ancora in education, contro una media dei paesi OCSE del 18,9% (qui i dati sull’età di laurea degli italiani).
Riguardo allo status lavorativo, le differenze sono ancora più ampie. In Italia l’8,8% di questi giovani ha un’occupazione e il 18,8% è fuori la forza lavoro.
In Germania il 25,7% dei giovani 25-29enni è ancora in education, il 19,4% ha una occupazione e solo il 5,4% è fuori la forza lavoro. In Francia i giovani ancora in education sono l’11,7%, gli occupati sono l’8,7% e solo il 2,3% è fuori la forza lavoro.
Riassumendo la situazione: in Italia l’8,2% è fuori la forza lavoro, contro la media OCSE del 5,1%, il 3,5% della Germania e il 4,7% della Francia.
Dai dati emerge un particolare impegno dei giovani tra i 25 e i 29 anni italiani negli studi universitari, verosimilmente collegato in buona misura al tardo conseguimento dei titoli di primo e secondo livello.
Altro elemento collegato al ritardo nel conseguimento della laurea si nota guardando ai numeri sui tassi di occupazione nella fascia di età 25-34anni per livello di istruzione.
Con un conseguito livello universitario, il tasso di occupazione in Italia è del 74%, contro l’87,6% della Francia, l’88,9% della Germania e la media dei paesi OCSE di 86,6%. Infine, nella fascia di età 35-44anni il tasso di occupazione dei laureati italiani, 88,9%, è sostanzialmente in linea con il tasso di Francia (89,9), Germania (90,4) e la media dei paesi OECD 90,2%.
Da cosa dipendono i tempi lunghi per la laurea
I fattori che portano i giovani ad allungare i tempi per la laurea sono diversi. Alcuni sono legati a difficoltà e scelte personali dei singoli universitari, altre al sistema universitario e alla proliferazione dei corsi di lunga durata.
Nel decennio 2012-2022 vi è stata una notevole crescita dei corsi di studio, concentrata soprattutto sulle lauree magistrali. Questa crescita tende ad associarsi ad aree e obiettivi più circoscritti. Una calibrazione degli insegnamenti in relazione ai diversi obiettivi dei corsi di laurea potrebbe essere di notevole aiuto nel contenimento degli effettivi tempi per terminare il percorso di studi.
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