A che età si laureano gli italiani: lo studio
Pubblicato Il XXVI Rapporto di AlmaLaurea, che traccia il profilo dei laureati in 78 atenei d'Italia: ecco a che età si laureano gli italiani
Le donne si laureano più degli uomini e circa un laureato su 3 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di AlmaLaurea “Profilo e condizione occupazionale dei laureati”. Tra i tanti dati interessanti presentati nel report, c’è quello che riguarda l’età media dei laureati. Ecco a che età si laureano gli italiani.
- A quanti anni ci si laurea in Italia
- Le donne si laureano più degli uomini
- Circa un laureato su 3 ha almeno un genitore laureato
- Laureati soddisfatti dei loro studi
A quanti anni ci si laurea in Italia
Qual è il profilo di chi si laurea in Italia? A tratteggiarlo è il XXVI Rapporto AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario che valuta le performance di studio e gli sbocchi lavorativi dei laureati. Il report 2024 sul ‘Profilo dei laureati’ di 78 atenei italiani, degli 82 aderenti ad AlmaLaurea, si basa su una rilevazione che ha coinvolto circa 300mila laureati del 2023, restituendo un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche. Tra queste c’è l’età.
L’età alla laurea, per il complesso dei laureati nel 2023, è pari a 25,7 anni (con evidenti differenze in funzione del tipo di corso di studio: 24,5 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i laureati magistrali a ciclo unico e 27,2 per i laureati magistrali biennali).
Come sottolineato da AlmaLaurea, l’età alla laurea si è ridotta” in misura apprezzabile” nell’ultimo decennio (era 26,6 anni nel 2013), anche se nell’ultimo anno la decrescita si è arrestata (+0,1 anni rispetto al 2022).
La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, nel 2023 ha riguardato il 61,5% dei laureati. Fino al 2022 si è registrato un miglioramento costante della regolarità negli studi, anche per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Nel 2023, invece, per la prima volta dopo 12 anni si è assistito ad un leggero ridimensionamento della quota di laureati regolari (-1% rispetto al 2022, nonostante la conferma della proroga della chiusura dell’anno accademico).
Le donne si laureano più degli uomini
Il 60% di chi ha conseguito una laurea nel 2023 è donna. Una quota che, come hanno sottolineato da AlmaLaurea, risulta tendenzialmente stabile negli ultimi 10 anni. Le donne hanno un’incidenza più alta nei corsi magistrali a ciclo unico: 68,6% rispetto al 57,7% nei magistrali biennali e al 59,7% nei corsi di primo livello.
Detto questo, l’indagine ha rilevato una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari, confermando la maggiore propensione delle ragazze a scegliere percorsi umanistici rispetto a quelli scientifici, in particolare quelli dell’area STEM (science, technology, engineering, mathematics).
Mentre nei corsi di primo livello e in quelli magistrali biennali, la composizione per genere dei vari ambiti disciplinari segue le stesse tendenze, nei percorsi magistrali a ciclo unico le donne prevalgono in tutti i gruppi disciplinari: dal 95,3% nel gruppo educazione e formazione al 59,7% nel gruppo architettura e ingegneria civile.
Circa un laureato su 3 ha almeno un genitore laureato
Il 31,3% dei laureati 2023 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario (nel 2013 era il 27,6%). La percentuale è pari al 29,4% tra i laureati di primo livello, sale al 30,7% tra i magistrali biennali e al 43,5% tra i magistrali a ciclo unico. Questi dati “evidenziano il ruolo della famiglia di origine sulle scelte formative dei giovani”, hanno spiegato da AlmaLaurea.
A tal proposito, hanno proseguito, “si osserva una certa coerenza tra ambito disciplinare del titolo universitario dei genitori e dei figli”. Infatti, tra i laureati che hanno almeno un genitore laureato, il 20,3% ha completato gli studi nello stesso gruppo disciplinare della madre o del padre, quota che sale al 37,8% tra i laureati magistrali a ciclo unico, “ossia all’interno delle lauree che portano più frequentemente alla libera professione (raggiungendo il 42,3% tra i laureati del gruppo medico e farmaceutico e il 39,9% in quello giuridico)”, hanno specificato da AlmaLaurea.
Stesse le considerazioni se si prende in esame l’origine sociale dei laureati, che per redigere il report è stata calcolata in base alla posizione professionale dei genitori: i laureati con origine sociale “elevata, ossia i cui genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti”, sono nel 2023 il 22,4% (21,0% fra i laureati di primo livello, 21,8% fra i magistrali biennali, ben il 32,3% fra i laureati magistrali a ciclo unico).
Laureati soddisfatti dei loro studi
Tra i dati più importanti emersi dall’indagine si evidenziano i giudizi che hanno rilasciato i laureati coinvolti nelle rilevazioni di AlmaLaurea e che indicano una generale soddisfazione per l’esperienza di studio compiuta, indipendentemente dal tipo di corso concluso.
Il 90,5% degli intervistati ha dichiarato di essere soddisfatto complessivamente del proprio corso di laurea (+4,5% rispetto al 2013), il 72,1% della scelta del corso e dell’ateneo (10 anni fa la percentuale era 66,9%).
Entrando più nel dettaglio, lo studio mostra che:
- l’8,9% dei laureati confermerebbe l’ateneo ma si indirizzerebbe verso un altro corso di studio;
- il 10,8% seguirebbe lo stesso corso ma altrove;
- il 5,4% cambierebbe sia corso sia sede;
- il 2,4% non si iscriverebbe più all’università.