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Riapertura scuole Fonte foto: iStock

Riapertura scuole a ottobre: c'è chi ha già detto sì

Si parla sempre di più della proposta di posticipare il rientro in classe dopo le vacanze: chi ha già detto sì alla riapertura delle scuole a ottobre

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Si fa un gran parlare della possibilità di posticipare il rientro in classe. L’appello di Anief, l’Associazione nazionale insegnanti e formatori che ha chiesto al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valaditara di rinviare la riapertura delle scuole a ottobre “visto il cambiamento climatico in corso”, ha avviato un vero e proprio dibattito pubblico sul tema. E c’è chi ha già detto sì alla proposta.

Chi chiede la riapertura delle scuole a ottobre

Il caldo ed il conseguente prolungamento della stagione estiva (e turistica) sono 2 delle principali motivazioni alla base della richiesta di posticipare la riapertura delle scuole a fine settembre o ai primi di ottobre.

Già a luglio il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (CNDDU) aveva chiesto al ministero dell’Istruzione e del Merito di ripensare il calendario scolastico 2024-2025 “in considerazione delle elevate temperature”. Dopo di che è stato il sindaco di Peschici (Foggia) Luigi D’Arenzo a inviare una nota al ministro Giuseppe Valditara e alla premier Giorgia Meloni per chiedere di posticipare la riapertura delle scuole a ottobre “considerata l’alta valenza turistica del nostro territorio, le condizioni climatiche e la perdita economica del comparto turistico”.

Infine è arrivato l’appello di Anief: “Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre”.

Se da una parte le associazioni dei genitori non sono d’accordo con questa proposta, facendo notare quanto siano “già troppi” 3 mesi di vacanze estive, c’è chi spera in un cambiamento in questo senso: gli operatori turistici.

Il sì degli operatori del turismo

“Per il turismo sarebbe una cosa santa”, ha affermato il direttore di Toscana Promozione Francesco Tapinassi a ‘Il Tirreno. “Si potrebbe prendere atto che giugno è sempre più incerto – ha proseguito – mentre al contrario settembre, ma anche ottobre, hanno un clima più mite che favorirebbe la stagione balneare”.

Tapinassi ha sottolineato come sempre più turisti scelgono settembre per le proprie vacanze. “I salari – ha spiegato – coprono sempre meno le spese e chi va a settembre si rende conto che si spende meno e si sta meglio”.

Con la riapertura delle scuole a ottobre “recuperiamo le famiglie medie – ha aggiunto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi –, che per noi sono importanti e ora soffrono per il rincaro complessivo delle vacanza e della vita in generale”. Per presidente dell’associazione degli alberghieri italiani, il rientro a scuola a ottobre “servirebbe a recuperare una bella fetta di presenze”. Bocca ha poi puntualizzato: “Comprendo le difficoltà dei genitori, ma egoisticamente non posso che sostenere la richiesta inoltrata al ministro Valditara”.

Anche Fabrizio Lotti, vice presidente nazionale dei balneari di Confesercenti, sostiene la proposta: “Sostengo anch’io un rientro a scuola posticipato perché ci consentirebbe di rafforzare l’idea che l’estate non è finita soprattutto quando, come quella in corso, il meteo non è stato clemente”, ha spiegato.

Pro e contro

Il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Arezzo Roberto Curtolo ha provato a spiegare i pro ed i contro della proposta. “Teniamo conto – ha detto – che ci sono i giorni di recupero degli scrutini sospesi e che oggi portano via un periodo di tempo ad agosto. Le scuole riaprono il 23 agosto. Se per il personale sarebbe più comodo far slittare il rientro al primo ottobre, va considerato che, comunque, sarebbero spostati in avanti gli esami di Stato lasciando inalterati i giorni di ferie”.

Guardando ai problemi di natura gestionale per l’affidamento delle cattedre, “cambierebbe poco”, ha proseguito. “Gli uffici, di fatto, sono sempre aperti, e quindi l’iter viene comunque portato avanti”.

Diverso il discorso se si ipotizza la riduzione dei 200 giorni di lezione previsti per l’anno scolastico. Questo cambiamento “non potremmo farlo senza una riforma complessiva della legge della scuola“, ha sottolineato Curtolo, aggiungendo che “onestamente, non ne vedo un’utilità effettiva”. Per farlo “dovremmo rivedere i programmi, le ore per ogni materia“. E “probabilmente non potremmo più chiudere le scuole al sabato e forse valutare anche rientri pomeridiani”, ha concluso il dirigente.