Riapertura scuole a ottobre: l'iniziativa di un sindaco in Italia
Nuova richiesta al Governo di posticipare la riapertura delle scuole in tutta Italia a ottobre: l'iniziativa del sindaco di Peschici Luigi D'Arenzo
Da un piccolo comune nel foggiano, sulla scrivania della premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Istruzione e del Merito è arrivata la richiesta di posticipare la riapertura delle scuole ad ottobre in tutta Italia. L’iniziativa è del sindaco di Peschici (Foggia) Luigi D’Arenzo. Ecco la sua lettera.
La richiesta del sindaco di aprire le scuole a ottobre
“Ho inviato una nota al presidente del Consiglio dei ministri e altri affinché si possa ripristinare la data di riapertura dell’1 ottobre per il rientro a scuola, considerata l’alta valenza turistica del nostro territorio, le condizioni climatiche e la perdita economica del comparto turistico“. Lo ha scritto, sul suo profilo Facebook, il sindaco di Peschici Luigi D’Arenzo, pubblicando la nota da lui indirizzata a Giorgia Meloni, Giuseppe Valditara, ma anche all’Ufficio scolastico regionale per la Puglia, al presidente della Regione Michele Emiliano e all’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
In Puglia, così come in altre regioni d’Italia, la scuola riaprirà il 16 settembre. “Ancora una volta si prende atto della tendenza dell’ultimo decennio di anticipare la data di inizio delle lezioni non solo a livello regionale ma anche nazionale – ha scritto il sindaco D’Arenzo nella nota alle istituzioni – . Nonostante i numerosi e sistematici tentativi, intrapresi già negli anni scorsi, di riportare la data dell’inizio dell’anno scolastico all’1 ottobre, non si è mai riusciti ad ottenere un’inversione di rotta. Non potrebbe essere questa l’occasione per riproporre una vera riflessione sul tema e per valutare un prolungamento della stagione estiva?”.
Secondo il primo cittadino di Peschici, lo “slittamento nazionale del calendario scolastico dalle Alpi alla Sicilia permetterebbe, infatti, una seria destagionalizzazione dei flussi turistici, consentendo di prolungare il periodo lavorativo stagionale e di incentivare ulteriormente il turismo delle famiglie, sostenendo così in maniera significativa l’intero settore”.
Nella sua nota, D’Arenzo ha poi riproposto uno slogan di qualche tempo fa: ‘più istruzione, più turismo‘. “Più istruzione – ha spiegato – perché sebbene il calendario scolastico da approntare preveda lo stesso numero di giorni attuali, eviteremmo ai ragazzi, ai docenti e a tutto il personale le lezioni a settembre, quando le temperature al Sud sono ancora molto elevate”. E più turismo “perché molti stabilimenti balneari e tutto l’indotto del settore potrebbe godere di almeno altre due settimane utili, a maggior ragione laddove la Puglia diventasse, sul tema, la Regione apripista anche per il Nord”.
E ha concluso: “Con la presente si chiede, quindi, di riconsiderare la proposta dello slittamento nazionale del calendario scolastico anche in considerazione delle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici in ragione delle quali si prevede che, soprattutto nella seconda parte dell’estate, l’Italia possa essere interessata, più direttamente di altri Paesi europei, da ondate di calore piuttosto intense”.
L’appello dell’associazione
Anche Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (CNDDU) ha lanciato un appello al ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) chiedendo di ripensare il calendario scolastico per il troppo caldo. Viste le elevate temperature che si stanno registrando in Italia, soprattutto nel Centro-Sud, a causa del cambiamento climatico, l’associazione ha invitato il MIM a considerare di posticipare la riapertura delle scuole a fine settembre o inizio ottobre.
Nel caso in cui questo non fosse possibile, l’associazione ha proposto una seconda soluzione: “si potrebbero dotare le aule scolastiche di opportuni condizionatori”. Il CNDDU ha infatti sottolineato che “diventa sempre più difficile adattarsi a temperature che oscillano sui 35 gradi e pretendere da docenti e studenti un abbigliamento doveroso per il contesto scolastico”.
“L’apprendimento/insegnamento in un ambiente così avverso risulta poco efficace – hanno proseguito -: il colpo di calore è in agguato, a causa della temperatura elevata, del tasso di umidità elevato e della scarsa ventilazione. Le conseguenze possono essere letali per i più fragili”.
E ancora: “Basti considerare che, dai dati dei trasferimenti interprovinciali nel corso degli anni, più del 90% degli insegnanti che rientrano nella propria sede si avvale della legge 104/92 per gravi motivi di salute personali. Senza contare che nelle scuole è in crescita la presenza di studenti fragili, le cui patologie li rendono più esposti ai disagi determinati da condizioni ambientali poco favorevoli”.
Il CNDDU “invita nuovamente il ministro del ministero dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e le Amministrazioni regionali a tenere conto di quanto esposto, in modo da creare un ambiente d’apprendimento atto all’accoglienza di tutti gli studenti, soprattutto di quelli ad alto rischio dispersione scolastica, e di tutti i docenti, a prescindere dalle caratteristiche psico-fisiche di ciascuno”.