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Nidi e scuole dell'infanzia Fonte foto: iStock

L'inizio di nidi e scuole dell'infanzia a settembre è a rischio?

Secondo l'Anci l'inizio degli asili nido e delle scuole dell'infanzia a settembre è a rischio: ecco perché e le preoccupazioni dell'associazione

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Secondo l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) l’inizio degli asili nidoe delle scuole dell’infanzia a settembre è a rischio. Ecco perché.

Per Anci a rischio l’avvio dei servizi educativi a settembre

L’avvio delle attività dei servizi educativi (asili nido e scuole dell’infanzia) a settembre è a rischio. Lo ha denunciato l’Anci, che in una nota ha espresso “preoccupazione per le continue segnalazioni dei Comuni che si trovano a disagio a causa della previsione dell’obbligo d’iscrizione all’albo degli educatori professionali socio-pedagogici anche per gli educatori dei servizi educativi per l’infanzia”, prevista dalla legge 55/2024.

Per questo l’associazione ha chiesto, “attraverso gli emendamenti presentati al decreto-legge 89/24 in discussione presso la Commissione Ambiente della Camera, l’esclusione del personale educativo da tale obbligo”.

Cosa prevede la legge sull’Albo degli educatori

Ma cosa prevede la legge 55/2024? In base alla norma, entro il 6 agosto i pedagogisti e gli educatori professionali socio-pedagogici devono, per poter lavorare, iscriversi a questo albo che deve essere redatto da un commissario nominato dai tribunali. Il problema segnalato da Anci è che il personale educativo dei nidi privo del titolo di studio richiesto, ovvero la laurea, è composto da centinaia di diplomati che hanno conseguito il titolo entro il 2022, ai quali fino ad oggi è stato concesso di lavorare grazie ad una deroga.

“La formulazione poco chiara della norma – ha proseguito l’Anci – lascia supporre che il personale educativo privo del titolo di studio richiesto potrebbe perfezionare l’iscrizione all’albo solo in fase di prima attuazione, cioè entro il 6 agosto, e in caso di mancato rispetto di questo termine non potrebbe più svolgere le mansioni di educatore, lasciando quindi scoperti i servizi”.

“Una disposizione – a detta di Anci – non condivisa nelle opportune sedi istituzionali, che metterà in grave difficoltà i Comuni nel reclutamento del personale, con il serio rischio di mettere in discussione l’avvio delle attività dei servizi educativi a settembre, fino a paralizzare un servizio essenziale per le famiglie, i bambini e le bambine, oltre a creare una grande confusione per gli operatori di questi servizi”.

“Abbiamo proposto come Anci degli emendamenti a tutti i capi gruppo parlamentari perché si possa trovare una soluzione concreta”, ha spiegato a ‘IlFattoquotidiano.it’ Roberto Pella, presidente facente funzione dell’Anci. Che ha aggiunto: “Sono ottimista perché qui non siamo di fronte a battaglie ideologiche ma a un fatto concreto: l’avvio dei nostri nidi e delle nostre scuole dell’infanzia”.

La posizione della Cgil

Anche la sezione Funzione pubblica (Fp) della Cgil ha espresso le sue preoccupazioni: “Ci sono mille dubbi e perplessità nell’applicazione della normativa e difficoltà, soprattutto nelle tempistiche”, hanno spiegato Dino Pusceddu e Sabrina Negri della segreteria di Fp Cgil Lombardia.

Secondo i sindacalisti, “tempi troppo stretti, in concomitanza col periodo estivo, difficoltà tecniche di iscrizione, requisiti non chiarissimi rischiano di determinare poche iscrizioni nei termini previsti e, di conseguenza, visto che per esercitare diventa necessario essere iscritti, c’è il rischio di una riduzione dei servizi alla cittadinanza”.

E sugli albi, Pusceddu e Negri hanno aggiunto: “Noi, come Funzione pubblica Cgil abbiamo sempre avvertito del rischio di istituirli, perché se è vero che favoriscono la formazione e la professionalizzazione di queste figure, è altrettanto vero che rappresentano un costo interamente a carico di lavoratrici e lavoratori che hanno già stipendi bassi”.