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Scuole Fonte foto: iStock

Troppo caldo: "Posticipare riapertura delle scuole a settembre"

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani chiede di posticipare la riapertura delle scuole a settembre per il troppo caldo

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha lanciato un appello al ministero dell’Istruzione e del Merito chiedendo di ripensare il calendario scolastico per il troppo caldo. Viste le elevate temperature che si stanno registrando in Italia, soprattutto nel Centro-Sud, a causa del cambiamento climatico, l’associazione invita il MIM a posticipare la riapertura delle scuole a fine settembre o inizio ottobre. In alternativa, ha avanzato un’altra proposta.

Le 2 proposte per il troppo caldo a scuola

“In considerazione delle elevate temperature che si registrano e si registreranno in futuro nel Centro-Sud a causa dei cambiamenti climatici in corso, e constatando che moltissime scuole non dispongono dei climatizzatori nelle aule scolastiche, si chiede di modificare i calendari regionali posticipando l’apertura delle attività scolastiche all’inizio di ottobre/fine di settembre”. È questo l’appello lanciato dal Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (CNDDU) al ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).

Nel caso in cui questo non fosse possibile, l’associazione ha proposto una seconda soluzione: “si potrebbero dotare le aule scolastiche di opportuni condizionatori”. Il CNDDU ha infatti sottolineato che “diventa sempre più difficile adattarsi a temperature che oscillano sui 35 gradi e pretendere da docenti e studenti un abbigliamento doveroso per il contesto scolastico”.

“L’apprendimento/insegnamento in un ambiente così avverso risulta poco efficace – hanno proseguito -: il colpo di calore è in agguato, a causa della temperatura elevata, del tasso di umidità elevato e della scarsa ventilazione. Le conseguenze possono essere letali per i più fragili”.

E ancora: “Basti considerare che, dai dati dei trasferimenti interprovinciali nel corso degli anni, più del 90% degli insegnanti che rientrano nella propria sede si avvale della legge 104/92 per gravi motivi di salute personali. Senza contare che nelle scuole è in crescita la presenza di studenti fragili, le cui patologie li rendono più esposti ai disagi determinati da condizioni ambientali poco favorevoli”.

Il CNDDU “invita nuovamente il ministro del ministero dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e le Amministrazioni regionali a tenere conto di quanto esposto, in modo da creare un ambiente d’apprendimento atto all’accoglienza di tutti gli studenti, soprattutto di quelli ad alto rischio dispersione scolastica, e di tutti i docenti, a prescindere dalle caratteristiche psico-fisiche di ciascuno”.

Il parere del pediatra

Già ad aprile scorso, mentre era in corso un dibattito all’interno del Governo sulla durata delle vacanze estive a scuola, era emersa la questione degli effetti dei cambiamenti climatici, e del conseguente aumento delle temperature, sulla scuola.

In un’intervista rilasciata a ‘Adnkronos’, Italo Farnetani, pediatra e professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta, aveva contrastato la proposta del ministro e leader della Lega Matteo Salvini di ridurre la chiusura delle scuole durante l’estate.

“Con il riscaldamento climatico che c’è, le alte temperature non favoriscono l’apprendimento e la frequenza scolastica”, aveva spiegato Farnetani. In questo senso, sarebbe meglio “ridurre di qualche giorno le vacanze natalizie, proprio per poter poi allungare la durata delle vacanze durante l’estate”.

A detta del pediatra, questa scelta offrirebbe 2 vantaggi:

  • “ciò permetterebbe ai ragazzi di studiare e apprendere quando le temperature sono più miti e l’organismo ha un miglior funzionamento e meno stress“;
  • garantirebbe maggiore continuità durante l’anno scolastico.

Il pediatra aveva poi puntualizzato che “è giusto ed è molto importante che il ministero dell’Istruzione e del Merito si prenda carico anche del periodo estivo”. Questo, in primo luogo, per “aiutare le famiglie“. Infatti, “uno dei motivi dell’inverno demografico che si vive in Italia, e un po’ in tutto il mondo occidentale, dipende proprio dal fatto che i ritmi della vita quotidiana odierna creano difficoltà nell’accudimento dei figli”. Ma, aveva ribadito, “questo problema non si risolve prolungando le lezioni che, ripeto, vanno svolte quando le condizioni climatiche sono le migliori”.