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Studiare in maniera efficace: consigli e strategie

Studiare in maniera efficace: consigli e strategie

Ecco tutte le indicazioni da tenere bene in mente per apprendere velocemente e acquisire un metodo ottimale ai fini dell'apprendimento

Marta Rovagna

Marta Rovagna

GIORNALISTA PROFESSIONISTA E DOCENTE DI LETTERE

Sono una giornalista professionista, docente di Lettere, appassionata di tematiche legate al sociale. Da sempre racconto storie, sia nei miei reportage sia a scuola con i miei alunni. Sono una persona curiosa, amo ascoltare, conoscere e viaggiare, sia nello spazio sia nel tempo attraverso la letteratura.

Studiare in modo efficace è il sogno di tutti gli studenti, dai bambini della scuola primaria fino ai giovani universitari. Tutti sono accomunati da un comune obiettivo: apprendere in modo facile, con il minimo sforzo e nel modo migliore, arrivando all’ottenimento di buoni, anzi, ottimi risultati senza vivere frustrazioni, errori ed eccessiva fatica. Nello studio intervengono diversi fattori, tra cui il proprio stato psicologico, la capacità di controllare le proprie emozioni e i propri stati d’animo, una maggiore o minore predisposizione all’ansia e all’ansia da prestazione (presente in ogni momento del proprio percorso scolastico-accademico per chi ha la ‘sfortuna’ di essere nato con un temperamento maggiormente ansioso). Fondamentale però nello studio è sicuramente conoscere il proprio stile cognitivo e di conseguenza il proprio stile di apprendimento. Ma di che cosa si tratta concretamente? È una chimera, una formula magica o è davvero un modo per risolvere in modo più efficace e con meno fatica il grande scoglio dell’imparare?

Lo stile cognitivo, di cosa si tratta

Innanzitutto proviamo a dare una definizione di cosa sia lo stile cognitivo: viene definito come una particolare impronta o marchio che mostra come le persone utilizzano i processi cognitivi (percezione, attenzione, memoria e comprensione) in modo del tutto personale e diverso dagli altri, conoscere il proprio e prenderne consapevolezza è la chiave del successo. Diversi studiosi hanno approfondito il tema degli stili cognitivi che sono alla base di un metodo di studio efficace. Secondo lo studioso francese Michel Huteau nel testo “Style cognitif et personnalité : la dépendance-indépendance à l’égard du champ” dedicato alla psicologia cognitiva, gli stili cognitivi sono delle vere e proprie dimensioni della personalità umana e, come tali, permangono nel corso di tutta la vita e ne influenzano ogni aspetto, sia in relazione alla percezione di sé stessi sia nel modo in cui viviamo le relazioni con gli altri, con gli avvenimenti e in generale in che modo percepiamo la vita.

Secondo questo studioso gli stili sono sei e sono raggruppati ad ossimoro, ovvero l’uno è il contrario dell’altro ma prendono forma da uno stesso tipo di impulso.

Il globale analitico

Questo stile nell’apprendimento si concretizza con un modo di vedere globale prima di scendere nei dettagli: ho davanti la pagina, guardo prima la struttura, le parole in neretto, i titoli dei paragrafi per scendere poi nel dettaglio. Lo studente quindi, con lo stile globale, avrà prima una panoramica del materiale e poi, dai primi dettagli notati ricompone l’argomento generale nella sua interessa (in una mappa concettuale ad esempio organizza prima i singoli concetti e poi solo dopo li mette in relazione)

Lo stile sistematico – intuitivo

Con questo approccio si arriva a diverse soluzioni possibili esaminando un elemento alla volta, procedendo quindi passo passo e collegando tutti i possibili argomenti a quel dettaglio. Si formula quindi un’ipotesi o si studia una teoria per volta e poi ciascuna viene verificata, confermandola o smentendola e ricominciando da capo il processo. Lo stile intuitivo è più rapido di quello precedente, la prima ipotesi viene raggiunta rapidamente, c’è il rischio che il momento di verifica successiva sia troppo approssimativo e superficiale e che quindi non si arrivi ad un apprendimento sicuro e si rischi maggiormente di concentrarsi sui dettagli senza cogliere il senso complessivo di quanto si studia. Lo studente che usa lo stile sistematico cerca diverse fonti che possano spiegare parola per parola quanto sta cercando di capire, quello intuitivo invece formula una sua personale interpretazione e poi cerca nel testo se è corretta.

Lo stile verbale – visivo

Gli studenti che utilizzano questo stile di apprendimento usano il linguaggio (sia esso il testo, sia la spiegazione del docente in classe sia le interrogazioni dei compagni alle quali assistono con attenzione). Lo stile visivo invece pone maggiore attenzione alle immagini statiche e in movimento (video spiegazioni, immagini sul libro) e schemi sintetici, diagrammi e tabelle che corredano sempre il testo scritto in ogni manuale scolastico. Solo attraverso questa prima “porta” si arriva poi ad accedere al resto delle informazioni, senza per lo studente con uno stile verbale – visivo sarà davvero difficile arrivare ai nuclei principali di una disciplina.

Lo stile impulsivo – riflessivo

I due stili sono opposti ma rispecchiano lo stesso modo di agire: le soluzioni che sceglie lo studente con questo tipo di apprendimento sembrano, a primo impatto, non ottimali nel caso dell’impulsivo invece “giuste” per i riflessivi che arrivano però alla soluzione con maggiore lentezza perchè ponderano ogni singolo aspetto.

Mentre i primi studiano solo a ridosso dell’esame con la giusta dose di “ansia” che li stimola ad apprendere i secondi invece pianificano ogni passaggio dello studio: dividono le pagine, suddividono nuovamente, costruiscono un calendario con le cose da studiare e quando, prima lettura, seconda lettura, eventuali schemi, memorizzazione, ripasso.

In entrambi i casi gli studenti arrivano al risultato ma con due rischi. Chi usa lo stile impulsivo rischia di essere superficiale e di perdere i nuclei principali da memorizzare e fare propri in vista di un esame o di un’interrogazione, il riflessivo può perdersi, per troppa rigidità, dentro ai suoi stessi programmi e perdere troppe energie dietro al metodo dimenticando l’aspetto principale, quello di apprendere al meglio.

Lo stile convergente – divergente

Il pensiero convergente è logico-analitico, indispensabile per applicare procedure precise. Quello divergente è creativo e multidirezionale, ci serve per guardare le cose da nuovi punti di vista e trovare nuove soluzioni. La nostra mente ha bisogno di entrambi. Ideato dallo psicologo statunitense Joy Paul Guilford il pensiero convergente segue un percorso logico di tipo lineare e consequenziale ed è ottimo per tutti quei ragionamenti procedurali attraverso i quali mettiamo in atto strategie di soluzione note e consolidate per affrontare criticità o problemi che già conosciamo. Il pensiero divergente invece entra in campo quando ci troviamo davanti a un nuovo problema da risolvere, per il quale le procedure solitamente utilizzate non funzionano: bisogna inventare una soluzione nuova, che consideri il problema da diversi punti di vista, ecco che allora ci viene in soccorso il pensiero divergente che fa appello alle facoltà creative della nostra mente aiutandoci a considerare nuovi punti di vista.

Lo studente che usa lo stile convergente ha un approccio logico e sequenziale a problemi o a temi e si concentra soprattutto su ciò che è necessario per superare la prova (esame, interrogazione, verifica scritta, esonero all’università), massimizzando i percorsi logici per arrivare al nucleo di ogni informazione; colui che invece utilizza lo stile divergente utilizza uno stile del tutto personale di collegamenti e ha come scopo una forte motivazione interna, ovvero apprende perché ama quello che studia e per arricchire il proprio bagaglio culturale.

Lo stile risolutore assimilatore

Coloro che utilizzano questo stile amano risolvere lo studio concretizzandolo in azioni e risultati, in ogni situazione di sfida quindi cercano soluzioni che li possano soddisfare ma che nello stesso tempo richiedono la minor fatica possibile, ovvero un rapporto ottimale energia/risorse e risultato ottenuto. Gli assimilatori invece preferiscono usare percorsi complessi che non sono legati ad un uso pratico o definiti all’interno di necessità contingenti ma amano pensare “ampiamente”.

Tanti stili, ma come riconoscere il nostro per trovare la giusta strategia di studio?

Dopo avere passato il rassegna ogni tipo di stile cognitivo e di conseguente metodo di apprendimento la domanda sorge spontanea, noi dove ci troviamo? Siamo degli intuitivi, dei sistematici, amiamo usare il pensiero divergente o siamo degli assimilatori? Non è facile dare una risposta univoca, soprattutto perché le varie tipologie sono state “isolate” in laboratorio per trovare delle caratteristiche uniche, ma nessuno studente in carne ed ossa ha uno stile cognitivo “puro”, quanto piuttosto uno che prevale sugli altri. Conoscere il prevalente però è fondamentale per organizzare lo studio. Chi ha uno stile visivo non può prescindere dall’immaginare prima, attraverso l’uso di foto, grafici o tabelle quanto sta andando ad apprendere. Così come chi ha un metodo globale e viene sottoposto ad una spiegazione di tipo intuitivo può trovare difficoltà.

Gli step per trovare il proprio metodo

Il primo passo da fare è quindi quello di capire il proprio stile di apprendimento prevalente, per questo occorre sottoporsi a dei test nei quali trovare il proprio identikit. Questo processo, che non è così banale come si possa credere, ci permettere di fare quello che i pedagogisti chiamano “metacognizione”, ovvero un’analisi consapevole dei nostri processi cognitivi, come memorizziamo? Quale tecniche usiamo? In che modo ci è più facile collegare gli argomenti? Uso degli evidenziatori? Delle filastrocche? Collego dei nomi a delle persone che conosco o che mi ricordano quel dettaglio? Fatto questo primo passo si fanno delle “prove sul campo”. Ipotizzo di avere uno stile prevalente e inizio a studiare in un modo diverso, mai fatto prima. È spiazzante e ci potremmo sentire a disagio, soprattutto se nessuno ci ha mai detto che si può imparare in diversi modi. È come le antiche correzioni che venivano fatte ai mancini obbligati a scrivere con la destra, nel giusto per la società, terribilmente storpiati nella realtà della propria vita. Andando avanti però ci potremo accorgere che – quel modo diverso di approcciare, soprattutto all’inizio – può dare davvero dei frutti insperati e però tanto desiderati contro quel senso di affaticamento continuo e spesso improduttivo sentito per tutta la propria carriera scolastica. Provare per credere.