
Basta compiti delle vacanze uguali per tutti: la nuova proposta
Un docente ha espresso il suo pensiero sui compiti per le vacanze estive, sostenendo che il metodo italiano è vecchio: ecco come dovrebbe cambiare
Il tema dei compiti dati durante le vacanze, soprattutto estive, ma non solo, è sempre più dibattuto. C’è chi storce il naso di fronte alla mole di esercizi da fare e libri da leggere e chi, invece, ritiene giusto che ragazzi e ragazze si allenino un po’ durante le pause previste dal calendario scolastico. Un’altra questione è entrata al centro del dibattito e riguarda i compiti per le vacanze che sono uguali per tutti. Una proposta prevede di rivedere questo sistema per adattarsi meglio ai tempi che corrono.
I compiti per le vacanze aumentano le disuguaglianze sociali
Ogni anno, quando le scuole finiscono, gli studenti non hanno nemmeno il tempo di godersi qualche giorno di ferie e di relax che ecco che arrivano i compiti per le vacanze estive. I professori assegnano libri di esercizi, riassunti, versioni, letture obbligate. Il sistema è lo stesso da tantissimo tempo e c’è chi oggi solleva una questione importante: i compiti delle vacanze aumentano le disuguaglianze sociali.
Marco Ricucci è un docente di Italiano e Latino presso la Scuola militare Teuliè di Milano e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano. Al Corriere della Sera ha esternato il suo pensiero: “Mentre si moltiplicano le dichiarazioni d’intenti sui ‘nuovi saperi’, sulle competenze, sulla personalizzazione dei percorsi educativi, continuiamo ad assegnare compiti estivi come se la scuola del 2025 fosse ancora quella del 1965“, ha detto l’insegnante, aggiungendo poi: “Come se il vero apprendimento fosse semplicemente accumulare ore di esercizio individuale, possibilmente sotto la supervisione (e l’ansia) dei genitori”.
Secondo il professore “il meccanismo dei compiti estivi, così come viene gestito oggi, riproduce e anzi amplifica le disuguaglianze sociali. C’è chi può svolgerli in silenzio, con il supporto di adulti presenti, oppure di docenti che danno ripetizioni, in case fornite di libri e di stimoli culturali. E c’è chi si arrangia da solo, in ambienti familiari dove la scuola è vissuta come un peso inutile e dove la cultura non è una priorità. Davvero possiamo ancora far finta che la stessa consegna valga per tutti?”.
Il vecchio modello di compiti a casa non serve più
Il docente ha sostenuto nel suo intervento sui compiti estivi per le vacanze che “il problema non è solo quantitativo, ma culturale. La scuola italiana continua a misurare la conoscenza in ore e in compiti, anziché in competenze realmente acquisite. Invece di stimolare la curiosità, l’autonomia, il pensiero critico, continuiamo a riempire gli zaini estivi di lavoro meccanico, svuotando di senso l’apprendimento”.
Ci si chiede, a questo punto, se questa attività serva ancora e secondo lui la risposta è no: “Serve invece un nuovo modello. Un modello snello, mirato, intelligente. Non il ‘tutto per tutti’, ma attività estive calibrate su due sole discipline per volta, scelte in base ai bisogni formativi reali degli studenti”.
Come dovrebbero essere oggi i compiti per le vacanze
Secondo il prof bisogna dare a ogni studente ciò di cui ha bisogno: “Chi deve consolidare la matematica lavorerà su quella. Chi ha bisogno di leggere, leggerà. Gli altri potranno finalmente usare il tempo libero per ciò che educa quanto (e spesso più) dei compiti: leggere per piacere, viaggiare, praticare sport, vivere esperienze, coltivare amicizie, persino annoiarsi — esperienza ormai rara e fondamentale“.
Un modello non nuovo, già sperimentato in alcuni Paesi europei, mentre in Italia si continua a dare compiti estivi sulla sica della “continuità didattica, come se tre mesi di vita reale fossero un pericolo per il fragile sapere scolastico. Eppure perfino insegnanti come il professor Vincenzo Schettini, prof di fisica e star sui social, hanno proposto liste di ‘compiti’ che sanno di buon senso: dormire, muoversi, leggere per passione, uscire con gli amici. Perché anche questo, forse soprattutto questo, è educazione”.
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