Salta al contenuto

Il De Vulgari Eloquentia: struttura e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il “De Vulgari Eloquentia” è un trattato in prosa latina composto da Dante Alighieri tra il 1303 e il 1305, durante i primi anni del suo esilio da Firenze. Quest’opera rappresenta una riflessione approfondita sulla natura e sull’uso del volgare come lingua letteraria, in un’epoca in cui il latino dominava ancora la produzione culturale e scientifica. Nonostante l’argomento trattato sia il volgare, Dante sceglie di scrivere in latino, rivolgendosi ai dotti del suo tempo per legittimare e nobilitare l’uso delle lingue volgari nelle opere letterarie.

Il De Vulgari Eloquentia: struttura e composizione

Il “De Vulgari Eloquentia” era originariamente concepito come un’opera in quattro libri, ma rimase incompiuta, interrompendosi al capitolo XIV del secondo libro. La struttura dell’opera è la seguente:

  • Libro I: composto da diciannove capitoli, questo libro affronta la questione dell’origine e della natura del linguaggio umano, con particolare attenzione alla nascita delle lingue volgari. Dante analizza la diversificazione delle lingue dopo la confusione babelica e si propone di individuare un volgare illustre, cardinale, aulico e curiale, adatto alla composizione poetica di alto livello.
  • Libro II: interrotto al quattordicesimo capitolo, questo libro si concentra sulle forme poetiche, in particolare sulla canzone, considerata la più nobile tra le forme liriche. Dante discute le caratteristiche stilistiche e strutturali che una canzone deve possedere per essere considerata eccellente, analizzando anche l’uso del volgare in questo contesto.

I libri III e IV, mai scritti, avrebbero dovuto trattare rispettivamente della prosa volgare e dello stile comico, completando così l’analisi dell’eloquenza in volgare.

I principali temi del De Vulgari Eloquentia

Il trattato affronta diversi temi centrali:

  • Nobiltà del volgare: Dante sostiene che il volgare possiede una dignità intrinseca che lo rende adatto all’espressione letteraria di alto livello, contrariamente alla concezione comune che lo vedeva inferiore al latino. Egli propone l’idea di un volgare illustre, una lingua comune ideale che possa unificare le diverse parlate della penisola italiana.
  • Origine e diversificazione delle lingue: l’autore analizza la nascita del linguaggio umano e la successiva frammentazione in diverse lingue, attribuendo alla confusione delle lingue a Babele la causa della molteplicità linguistica. Questa riflessione lo porta a cercare un volgare che possa superare le divisioni regionali.
  • Teoria della poesia: Dante discute le forme poetiche, in particolare la canzone, delineando le caratteristiche che rendono un componimento poetico eccellente. Analizza gli stili e i temi appropriati per la poesia in volgare, proponendo una classificazione degli argomenti più adatti a questo tipo di espressione.
  • Ricerca del volgare illustre: si propone di individuare un volgare illustre, cardinale, aulico e curiale, che possa servire da modello per la produzione letteraria, elevando il volgare al rango di lingua letteraria per eccellenza.

Il I libro del De Vulgari Eloquentia

Nel primo libro, Dante affronta l’origine del linguaggio umano, sostenendo che esso sia nato per volontà divina, con l’intento di permettere agli uomini di comunicare tra loro. Analizza poi la diversificazione delle lingue, attribuendola all’episodio biblico della Torre di Babele, che avrebbe causato la frammentazione dell’unica lingua primordiale in una moltitudine di idiomi.

Dante distingue tra il latino, considerato una lingua artificiale e costruita, e il volgare, definito naturale poiché appreso spontaneamente dai bambini. Nonostante il latino fosse la lingua della cultura e della scienza, l’autore attribuisce al volgare una maggiore nobiltà, in quanto lingua materna e universale.

Il poeta si propone di individuare un volgare illustre, che definisce come cardinale (punto di riferimento), aulico (degno della corte), curiale (adatto alla cancelleria) e illustre (luminoso). Questo volgare ideale dovrebbe unificare le diverse parlate regionali italiane, elevandosi al di sopra dei dialetti locali per diventare la lingua della produzione letteraria e culturale.

Dante analizza le varie parlate della penisola, evidenziando i pregi e i difetti di ciascuna, ma conclude che nessuna di esse possiede tutte le qualità necessarie per essere considerata il volgare illustre. Propone quindi la creazione di una lingua comune, che possa servire da modello per gli scrittori e i poeti dell’Italia intera.

Il II libro del De Vulgari Eloquentia

Il secondo libro del De Vulgari Eloquentia si concentra sulla poesia in volgare, in particolare sulla canzone, che Dante considera la forma più nobile e perfetta della lirica. La canzone è per Dante lo strumento ideale per trattare argomenti elevati e per esprimere con eleganza e profondità i concetti più alti, ponendola al vertice delle forme poetiche.

Dante analizza le caratteristiche che rendono una canzone eccellente, concentrandosi su tre aspetti fondamentali:

  • Lo stile: la canzone deve essere composta secondo lo stile tragico, il più elevato dei tre stili poetici, che si addice agli argomenti di maggiore dignità. Dante distingue lo stile tragico, che tratta temi elevati con un linguaggio sublime, dallo stile comico, adatto a situazioni e temi di medio livello, e dallo stile elegiaco, che si presta a contenuti più semplici e meno nobili.
  • La struttura metrica: deve seguire una rigorosa struttura metrica e musicale, rispettando la simmetria tra le strofe e un’armonia complessiva del componimento. Dante dedica particolare attenzione alla disposizione dei versi e alla scelta delle rime, sottolineando l’importanza dell’ordine e dell’equilibrio per garantire la bellezza poetica.
  • I temi: Dante ritiene che la canzone debba affrontare argomenti di grande rilevanza, come l’amore, la virtù, la politica e la sapienza. Temi di minore importanza o legati alla quotidianità non sono considerati adatti a questa forma poetica, che deve mantenere un livello di eccellenza e dignità.

Un altro elemento fondamentale del secondo libro è la riflessione sull’uso del volgare illustre nella poesia. Dante sottolinea che la scelta delle parole e dello stile deve riflettere la nobiltà e l’elevatezza dei contenuti, contribuendo a elevare il volgare al rango di lingua letteraria universale. L’autore considera il volgare illustre uno strumento indispensabile per comporre opere di grande valore artistico e culturale, dimostrando che esso non è inferiore al latino.

Il secondo libro si interrompe bruscamente al capitolo XIV, lasciando incompiuta l’analisi che Dante intendeva sviluppare. Tuttavia, anche nella sua forma incompleta, questa sezione rappresenta un contributo fondamentale alla riflessione sulla teoria poetica e sull’importanza del volgare nella produzione letteraria.

Il De Vulgari Eloquentia è una delle opere più importanti di Dante Alighieri, sia per il suo valore storico che per il contributo intellettuale alla riflessione sulla lingua e la letteratura. In un’epoca in cui il latino dominava ancora la produzione culturale, Dante difese con passione la dignità del volgare, dimostrando che esso poteva essere utilizzato per trattare argomenti di alta cultura e per comporre opere poetiche di straordinaria bellezza.

Attraverso il suo trattato, Dante cercò di individuare un volgare illustre, capace di unificare le diverse parlate regionali e di fungere da modello per la produzione letteraria italiana. Questo progetto non era solo linguistico, ma anche politico e culturale: l’autore auspicava una lingua comune che potesse rappresentare l’identità dell’Italia intera, superando le divisioni regionali e promuovendo un senso di unità e appartenenza.

Nonostante il De Vulgari Eloquentia sia rimasto incompiuto, la sua influenza è stata profonda e duratura. L’opera anticipa molti temi che Dante svilupperà nella Divina Commedia e rappresenta una pietra miliare nella storia della lingua e della letteratura italiana, ponendo le basi per la valorizzazione del volgare come strumento di espressione artistica e intellettuale.