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Il Critone di Platone: significato e analisi dell'opera

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il “Critone” di Platone è uno dei dialoghi più significativi della sua produzione filosofica, incentrato sul tema della giustizia, del dovere e del rapporto tra individuo e leggi. Ambientato dopo la condanna a morte di Socrate, il dialogo presenta una conversazione tra il filosofo e il suo amico Critone, il quale cerca di convincerlo a fuggire dalla prigione per evitare l’esecuzione. Tuttavia, Socrate rifiuta, sostenendo che rispettare le leggi della città è un obbligo morale, anche quando queste leggi sembrano ingiuste nei suoi confronti. Attraverso questo dialogo, Platone esplora questioni etiche e politiche fondamentali, interrogandosi sulla legittimità dell’obbedienza alle leggi e sul concetto di giustizia.

Il Critone: di cosa tratta l’opera

Nel dialogo, Critone visita Socrate in prigione per informarlo che l’esecuzione della sua condanna è ormai imminente. Critone ha organizzato tutto per permettere a Socrate di fuggire: ha corrotto le guardie e ha trovato un rifugio sicuro in un’altra città. Egli cerca di convincere Socrate ad accettare il piano, sostenendo che sarebbe ingiusto rimanere in prigione e morire, specialmente quando esiste una possibilità concreta di salvezza. Critone, inoltre, fa leva su una serie di argomenti pratici ed emotivi: il rischio di perdere un amico, il disonore che colpirebbe i suoi compagni per non averlo salvato, il dolore che la sua morte provocherebbe alla famiglia e ai figli, e l’idea che accettare la morte sarebbe un errore verso se stesso e verso coloro che lo amano.

Socrate, tuttavia, non si lascia persuadere dagli argomenti di Critone. Egli insiste sul fatto che la giustizia deve essere sempre rispettata, anche a costo della propria vita. Rifiuta l’idea di fuggire, perché crede che farlo significherebbe violare un patto implicito con la città di Atene e con le sue leggi. Socrate sostiene che, avendo vissuto tutta la sua vita ad Atene e avendo goduto dei benefici delle sue leggi, sarebbe moralmente sbagliato ignorarle solo perché ora queste stesse leggi gli impongono una condanna ingiusta.

Il dialogo si concentra quindi sulla questione fondamentale: è giusto obbedire alle leggi anche quando sembrano ingiuste? Socrate, nel corso della conversazione, introduce l’idea che le leggi devono essere rispettate non perché siano sempre perfette, ma perché costituiscono il fondamento dell’ordine sociale. Se ognuno potesse decidere arbitrariamente quali leggi rispettare e quali no, l’intero tessuto sociale andrebbe in frantumi. Socrate spiega che, anche se la sua condanna è ingiusta, fuggire sarebbe un atto di disobbedienza che danneggerebbe non solo la città, ma anche la sua anima.

Socrate personifica le leggi di Atene e immagina un dialogo con esse. Le leggi gli chiedono se non le abbia accettate durante tutta la sua vita, e se la sua obbedienza ora, nel momento della condanna, non sia una naturale conseguenza del patto che ha stretto con loro. Questa visione delle leggi come un’entità viva e vincolante rappresenta il cuore del pensiero politico platonico: l’idea che la cittadinanza e il rispetto delle leggi siano elementi imprescindibili di una vita giusta e ordinata.

Cosa voleva comunicare Platone con il Critone

Con il “Critone”, Platone intende affrontare la questione della giustizia e dell’obbedienza alle leggi, tematiche centrali nella sua riflessione politica e morale. Attraverso la figura di Socrate, egli propone una visione in cui il rispetto delle leggi rappresenta un obbligo morale superiore a qualsiasi interesse personale. Anche quando le leggi appaiono ingiuste, Platone afferma che la giustizia deve essere preservata attraverso il rispetto dell’ordine costituito.

Socrate, con la sua decisione di non fuggire, incarna l’ideale del cittadino virtuoso, che accetta di sottostare alle leggi della sua città, anche a costo della propria vita. Per Platone, la polis (la città-stato) è fondata su un sistema di leggi che devono essere rispettate da tutti per garantire la coesione sociale e l’ordine. Socrate dimostra che violare le leggi equivarrebbe a rompere il contratto sociale su cui si basa la convivenza civile. Questo concetto di contratto implicito tra il cittadino e la polis è un elemento chiave della filosofia politica di Platone, e anticipa teorie del contrattualismo che saranno elaborate successivamente da filosofi come Hobbes e Rousseau.

Attraverso il dialogo tra Socrate e Critone, Platone introduce anche una riflessione sulla dignità morale. Socrate è consapevole che, accettando la sua condanna, manterrà integra la sua anima, perché non commetterà alcun atto ingiusto. La fuga sarebbe un tradimento non solo delle leggi, ma anche di se stesso e dei suoi valori. La sua scelta di rimanere in prigione è quindi un atto di fedeltà ai suoi principi, un modo per preservare la sua integrità morale. Per Platone, la virtù e la giustizia non possono essere compromesse per evitare la sofferenza o la morte: l’importanza della rettitudine morale supera qualsiasi considerazione materiale.

Un altro tema centrale nel “Critone” è quello del rapporto tra individuo e società. Platone, attraverso Socrate, suggerisce che l’individuo ha il dovere di subordinare i suoi interessi personali al bene collettivo. La polis rappresenta una realtà superiore, e il rispetto delle sue leggi è fondamentale per garantire l’ordine e la giustizia. Socrate afferma che, se ognuno decidesse di non rispettare le leggi quando queste non coincidono con i propri interessi, l’intero sistema crollerebbe. Questo pone l’accento sull’idea che la giustizia non può essere soggettiva, ma deve essere oggettiva e universale.

Infine, Platone attraverso il “Critone” ci offre una lezione sulla filosofia del diritto. Le leggi, per quanto imperfette, sono necessarie per garantire l’ordine sociale e la giustizia. Anche di fronte all’ingiustizia, il cittadino ha il dovere di rispettare le leggi, perché esse rappresentano il fondamento della vita politica e civile. Tuttavia, Platone lascia anche aperta la questione dell’ingiustizia legale, suggerendo che, pur essendo necessarie, le leggi possono talvolta fallire nel perseguire il bene. In questo senso, il “Critone” stimola una riflessione critica sul potere e sulla responsabilità morale dell’individuo all’interno della società.