I 30 caratteri di Teofrasto
Si tratta di una variopinta galleria di "tipologie" di esseri umani, descritti con rigore psicologico e uno spiccato gusto per il pittoresco
L’opera di Teofrasto
Tirtamo, ribattezzato Teofrasto da Aristotele, di cui fu discepolo e a cui succedette come scolarca nella direzione del Liceo, nacque a Ereso nel 371 a.C. e fu un filosofo e botanico greco antico. Scrisse alcuni trattati botanici, come ‘Historia plantarum’ e ‘De causis plantarum’, numerose opere che ci sono giunte incomplete, come ‘De sensu’, ‘De igne’ e ‘Opinioni dei fisici’ ma, insieme a ‘Della pietà’, nel quale rivoluzione il concetto di giustizia, discostandosi dal suo maestro, affermando che è sbagliato uccidere gli animali e influenzando il pensiero di Porfirio e Stratone di Lampsaco, la sua opera più famosa è certamente i ‘Caratteri’ (Χαρακτῆρες, Charactēres), di cui non si conosce l’esatta data di composizione, seppur sia ascrivibile con ogni probabilità alla fine del IV secolo a.C. Si tratta di una variopinta galleria di trenta “tipologie” di esseri umani, descritti con rigore psicologico e uno spiccato gusto per il pittoresco, che lo rese particolarmente celebre almeno fino al Medioevo. Nonostante le numerose letture moraleggianti culminate nella rivisitazione che ne fece Jean de la Bruyère nel Seicento, non è un trattato di etica, quanto piuttosto un repertorio retorico di vizi e difetti ad uso dei poeti comici. Ciascun ‘carattere’ è presentato con una definizione tratta da Aristotele, ma la precettistica lascia immediatamente spazio ad arte e sensibilità scenica: Teofrasto, infatti, allestì un accurato spettacolo teatrale volto ad offrire – con grande efficacia – uno spaccato della vita quotidiana dell’Atene del IV secolo a.C., dalle folle nei mercati alle botteghe e i bagni pubblici. Con realistica evidenza, i suoi ritratti sono parte di una commedia umana in cui le miserie appaiono ridicole anziché pericolose e i personaggi peccano contro educazione e buon gusto e non contro la morale.
I 30 caratteri
1) Il simulatore “è un tale che, incontrando i suoi nemici, suole conversare con loro e non mostrare odio; e loda, quando sono presenti, quelli che alle spalle ha attaccati, e si conduole con loro, quando hanno la peggio; ed usa indulgenza con quelli che sparlano di lui e per le cose che si dicono per fargli dispetto“.
2) L’adulatore “invita gli altri a fare silenzio, e lo loda quando quello può sentire, e poi, se quello sta per concludere il suo dire, applaude con un «Bravo!»; e se l’amico dice una freddura insipida, scoppia a ridere e si caccia in bocca il lembo del mantello come se non riuscisse a frenare il riso“.
3) Il ciarlatore “è un tale che, a uno che non conosce, gli si pone a sedere accanto e, in primo luogo, gli tesse l’elogio della propria moglie, poi gli racconta il sogno che ha fatto la notte, indi gli passa in rassegna, a uno a uno, tutti i cibi che ha mangiati a pranzo“.
4) Lo zotico “è un tale che va all’assemblea dopo aver bevuto ciceone, e dice che l’unguento non ha un profumo più soave del timo, e porta scarpe che sono più grandi del piede, e parla ad alta voce“.
5) Il cerimonioso “è un tale che ti saluta da lontano chiamandoti uomo esimio, e, dopo avere espresso a sufficienza la sua ammirazione, trattenendoti con tutte e due le mani non ti lascia andare, ti accompagna per un po’ di strada, ti chiede quando potrà rivederti e, continuando a lodarti, finalmente se ne va”.
6) Il dissennato “è un tale che giura con facilità e lascia dire peste di sé; è capace di lanciare insulti, ha un comportamento da piazzaiuolo, è uno svergognato ed è rotto ad ogni ignominia“.
7) Il loquace “è un tale che, se gli si fa incontro uno, quale che sia l’argomento di cui questi si metta a discorrere con lui, afferma che dice sciocchezze e che lui sa tutto e che, se lo ascolterà, avrà da imparare“.
8) Chi racconta fandonie è solito “costruire discorsi e fatti non corrispondenti a verità”. Egli “ha sempre lì pronto qualcuno arrivato fresco fresco dal campo di battaglia, o un soldato o uno schiavo di Asteio il flautista o Licone l’appaltatore, dal quale dice di aver sentito il fatto“.
9) Lo spudorato “è un tale che anzitutto torna a chiedere denaro in prestito a colui che ha defraudato del dovuto; e poi, quando offre un sacrificio agli dèi, va a pranzare in casa d’altri, mentre mette sotto sale e tiene in serbo la carne della vittima“.
10) Lo spilorcio “è un tale che nel corso del mese si presenta a casa del debitore a richiedere l’interesse di mezzo obolo“.
11) L’individuo scurrile “è di tal fatta che, quando incontra signore perbene, si alza le vesti e mostra i genitali“.
12) L’inopportuno “è un tale che va a raccontare le proprie storie a chi non ha tempo da perdere“.
13) Chi tende a strafare “è un tale che si leva a fare promesse che non potrà mantenere. E quando tutti convengono che una certa cosa è giusta, egli si sofferma ad insistere su di un punto ed è messo a tacere“.
14) Lo stordito “è un tale che, dopo aver fatto il calcolo con i sassolini ed aver tirato la somma, chiede a chi gli siede vicino: «Quanto fa?»“.
15) Il villano “è un tale che, a chi gli chiede: «Il tale dov’è?», risponde: «Non mi seccare»; e salutato non rende il saluto“.
16) Il superstizioso “è un tale che, dopo essersi lavato ben bene le mani ad una fonte ed essersi tutto spruzzato di acqua da una sacra urna lustrale, si mette in bocca una foglia di lauro e così passeggia tutto il giorno“.
17) Lo scontento “è un tale che, quando un amico gli manda una porzione del pranzo, dice a chi gliela porta: «Per non darmi un po’ di brodo e di vinello, non mi hai invitato a pranzo»“.
18) Il diffidente “è un tale che, quando manda il servo a fare la spesa, ne invia poi un altro con l’incarico di informarsi a qual prezzo il primo abbia fatto le compere. E pur portando lui stesso il denaro, addirittura ad ogni stadio si ferma a contare quant’è“.
19) Il repellente “è un tale che se ne va a passeggio con la lebbra addosso, con le croste bianche sulla pelle, con le unghie lunghe, e dice che questi malanni gli sono congeniti, giacché li ha lui e suo padre e suo nonno, e che non sarebbe facile ad estranei introdurlo nella famiglia come figlio supposito“.
20) L’individuo sgradevole “è un tale che entra in camera di chi da poco ha preso sonno e lo sveglia per parlargli”.
21) Il vanaglorioso “è un tale che, invitato a pranzo, fa di tutto per pranzare seduto accanto al padrone di casa che lo ha invitato“.
22) Il tirchione “è un tale che, riuscito vincitore in un concorso tragico, offre a Dioniso soltanto una tavoletta di legno, sulla quale con l’inchiostro ha scritto soltanto il suo nome“.
23) Il millantatore “è un tale che stando sul molo racconta ai forestieri che egli ha molte ricchezze sul mare; e fa lunghi discorsi sulla sua attività di investimenti dei capitali, spiegando quanto essa sia cresciuta e quanti guadagni egli abbia realizzato e quanto vi abbia rimesso; e mentre allunga chilometricamente queste cifre, manda il servitorello alla banca, dove ha in deposito una sola dracma“.
24) Il superbo “è un tale che a chi ha premura dice che lo vedrà dopo pranzo durante la passeggiata. E se ha fatto qualche favore, dice di ricordarsene e costringe a ricordarsene“.
25) Il codardo “è un tale che, quando viaggia per mare, afferma che i promontori sono navi corsare; e se si leva un po’ di maretta, domanda se tra i naviganti vi sia qualcuno non iniziato; e guardando il cielo chiede al timoniere se la nave è già a metà del viaggio e che gli pare delle condizioni del tempo, e a chi gli siede vicino confessa che ha paura per via di un certo sogno; e toltasi la tunica, la dà al servo; e supplica che lo facciano scendere a terra“.
26) Il conservatore “è un tale che, quando l’assemblea popolare discute quali collaboratori si debbano eleggere per l’arconte, perché lo aiutino ad organizzare la processione, fattosi avanti dichiara: «Bisogna che costoro abbiano pieni poteri»; e se altri propongono che siano dieci, afferma: «Uno solo basta», ma che questi «deve essere un vero uomo». E dei versi di Omero tiene a mente soltanto questo: «Non è un bene la molteplicità dei capi, uno solo comandi», e di tutti gli altri versi non sa nulla“.
27) Il goliardo tardivo “è un tale che a sessant’anni suonati impara a memoria pezzi di tragedia e, mentre li recita a tavola tra un bicchiere e l’altro, ad un certo punto dimentica il seguito“.
28) Il maldicente “è un tale che, se gli viene chiesto: «Il tale chi è?», dice alla maniera di quelli che espongono le genealogie: «Or dunque, in primo luogo comincerò dalla famiglia di questo signore. Il padre si chiamava in origine Sosia; poi, durante il servizio militare, divenne Sosistrato; soltanto in seguito, quando riuscì ad essere iscritto all’anagrafe di un demo, si chiamò Sosidemo. Sua madre, poi, certamente, è una nobildonna di Tracia; perciò si chiama Crinocoraca questo tesoruccio di donna: donne di tal genere nel loro paese la gente fa passare per nobili. Quanto a lui, poi, come degno figlio di tali genitori, è un furfante e una canaglia»“.
29) Chi ha propensione per i furfanti “è un tale che frequenta persone che hanno subìto condanne e sono state giudicate colpevoli in processi politici, e ritiene di poter diventare più furbo e più temuto, se pratica costoro“.
30) L’avaro “è un tale che, quando offre un pranzo, non mette a tavola abbastanza pane. E chiede un prestito all’ospite che si ferma a casa sua. E quando distribuisce porzioni, dice che è giusto che si dia il doppio a chi distribuisce e sùbito se lo assegna. E se vende vino, dà vino annacquato anche all’amico. E va allo spettacolo conducendo con sé i figli, solo quando gli impresari lasciano entrare gratis“.