La letteratura scientifica da Galileo Galilei a Piero Angela
Si tratta di un tipo di scrittura che affronta argomenti scientifici e tecnici in modo chiaro, preciso e obiettivo e si contraddistingue per la sua precisione metodologica, l’accuratezza del linguaggio e l’attenzione ai dettagli
- Cos'è la letteratura scientifica
- La storia della letteratura scientifica: Galileo Galilei
- L'evoluzione della letteratura scientifica
- La letteratura scientifica ai giorni nostri: Piero Angela
Cos’è la letteratura scientifica
La letteratura scientifica, o meglio il genere letterario scientifico, può essere considerata come un tipo di scrittura che affronta argomenti scientifici e tecnici in modo chiaro, preciso e obiettivo. Infatti, comprende le pubblicazioni scientifiche che trattano lavori originali, sia teorici che sperimentali sul campo, ma anche delle scienze naturali e sociali: tali opere vengono rese pubbliche su riviste scientifiche di settore e l’editoria accademica si occupa proprio di inserire i risultati di tali ricerche originali nell’ambito della letteratura. Si tratta di un genere che si distingue dalle altre produzioni per la sua precisione metodologica, l’accuratezza del linguaggio (tecnico e specializzato) e l’attenzione ai dettagli, garantendo così la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni nel campo della scienza. In altre parole, si basa sulla raccolta e sull’analisi dei dati, sulla formulazione delle ipotesi e delle teorie e sul la sperimentazione e la verifica delle ipotesi tramite studi empirici. Uno degli obiettivi principali è quello di diffondere le conoscenze scientifiche e tecnologiche al fine di promuovere il progresso della ricerca e l’emergere di nuove scoperte. Inoltre, nell’ambito della letteratura scientifica svolge un ruolo fondamentale la peer review, vale a dire il processo attraverso il quale gli articoli vengono valutati da altri esperti del settore prima della loro stessa pubblicazione.
La storia della letteratura scientifica: Galileo Galilei
Rispondere alla domanda “qual è stato il primo scritto scientifico della storia?” è pressoché impossibile e l’argomento è da secoli estremamente dibattuto. La quasi totalità degli esperti, tuttavia, concorda nel ritenere ‘Gli Elementi’ di Euclide la più nota opera di letteratura scientifica dell’antichità. Essa subì un enorme rallentamento della propria produzione durante il Medio Evo, con alcune significative eccezioni, tutte in lingua latina, mentre la sua ‘esplosione’ avvenne con la rivoluzione scientifica, che si sviluppò a partire dal 1543, data di pubblicazione dell’opera di Niccolò Copernico ‘Le rivoluzioni degli astri celesti’. Galileo Galilei, che pubblicò i suoi studi in italiano ed integrò il valore scientifico con quello artistico-letterario, mise a punto il cosiddetto metodo scientifico, cioè la modalità con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà affidabile e verificabile: consiste, di fatto, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi teoriche da vagliare e nell’analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati. Per tale motivo, ancora oggi, il fisico, astronomo, filosofo, matematico e scrittore pisano è ritenuto a tutti gli effetti il padre fondatore del genere letterario scientifico.
L’evoluzione della letteratura scientifica
I contenuti sono l’aspetto cardine, ma è fondamentale che vengano soddisfatti i requisiti minimi affinché un’opera possa essere ritenuta parte di questo genere: in primis la struttura organica, che permette alle biblioteche di catalogare i documenti, a loro volta citati in modo standard, consentendo futuri riferimenti formali in pubblicazioni scientifiche, ma anche la cosiddetta bibliografia, con l’argomento che deve essere presentato tenendo conto delle pubblicazioni scientifiche precedenti, una descrizione degli esperimenti formulata in modo tale in modo che un altro scienziato possa ripetere le osservazioni e verificarne i risultati, e con conclusioni che devono essere basate sulla letteratura precedente e/o su ricerche recenti, cosicché qualsiasi lettore con conoscenze nel settore possa seguire il filo logico e confermare la validità delle conclusioni. Definito il modus operandi, tra il XVII ed il XX secolo il numero di pubblicazioni scientifiche crebbe in maniera esponenziale. Il latino rimase la lingua più utilizzata fino al XIX secolo, anche se le pubblicazioni a diffusione locale iniziarono ad essere redatte nelle lingue nazionali. Dall’inizio del XX secolo, poi, il tedesco, l’inglese e il francese si affermarono come le più utilizzate per tutte le pubblicazioni di rilievo, pur ‘sopravvivendo’, in molti Paesi europei, la pubblicazione di riviste nel proprio idioma. Il ‘monopolio’ dell’inglese avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbracciando la grandissima maggioranza delle discipline e delle pubblicazioni internazionali, e spesso anche in quelle nazionali, ad eccezione dell’Unione Sovietica e al netto di qualche resistenza nell’area francofona.
La letteratura scientifica ai giorni nostri: Piero Angela
Con l’avvento dei mass media, e in particolare prima della radio, poi della televisione e, infine, di Internet, è stato inevitabilmente stravolto anche il concetto di letteratura scientifica, soprattutto per quanto riguarda la sua divulgazione. Nonostante numerosi esempi già a partire dai primi decenni del Novecento, in Italia il protagonista principale di tale rivoluzione è stato il compianto Piero Angela, un giornalista Rai, conduttore del telegiornale, che si era cimentato nella scienza quasi per caso, dopo essere stato a lungo corrispondente dall’estero, cultore e praticante del jazz, durante gli indimenticabili giorni dell’Apollo 11, da inviato negli Stati Uniti per seguire l’allunaggio, in qualità di ‘uomo ombra’ dietro le voci storiche di Tito Stagno da Roma e Ruggero Orlando da Houston. Il lavoro ‘tecnico’ di Angelo, così come le sue interviste ai progettisti del razzo Saturn, ai responsabili dei programmi di volo, ai fisici e agli ingegneri coinvolti nel progetto, fu un successo e il contatto con la spettacolarizzazione – poi definita mediatizzazione – della scienza tipicamente americana instillò in Piero Angela l’idea di sfruttare l’enorme popolarità di certi temi per renderli ‘alla portata’ di tutti, con un linguaggio comprensibile: non più soltanto con una mera funzione educativa e didattica, ma anche con lo scopo di appassionare il vasto ed eterogeneo pubblico italiano, portando direttamente nelle case i grandi dibattiti scientifici.