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Niccolò Machiavelli: analisi delle opere e dei temi politici

Il pensiero dell'uomo che per primo comprese i meccanismi del potere, gettando il seme della separazione tra Stato e Chiesa, e che non disse mai "il fine giustifica i mezzi"

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Il termine “machiavellico” viene spesso intriso di connotazioni negative, senza pensare che l’uomo da cui deriva ebbe il merito di comprendere e descrivere come nessuno i meccanismi del potere, per quello che sono nella realtà e non per quello che dovrebbero essere. Niccolò Machiavelli fu infatti un grande osservatore della natura umana e tanto la sua riflessione storica e politica, quanto la sua attività letteraria coincisero con il momento di maggior splendore della civiltà rinascimentale, che ebbe modo di vivere appieno, da una posizione privilegiata. Entrato in politica nel 1498 come segretario dei Dieci di Balia, divenne segretario della seconda cancelleria della Repubblica oltre che uomo di fiducia del gonfaloniere Pier Soderini. Svolse le mansioni di legato, figura a cavallo tra l’ambasciatore e l’osservatore diplomatico, riportando fedelmente gli avvenimenti grazie all’acuta capacità di analisi. Ebbe così modo di visitare le corti europee di Francia, presso Luigi XII, e d’Austria, soggiornando presso l’imperatore Massimiliano. In Italia visitò la Valdichiana e fu assiduo frequentatore di Cesare Borgia e di papa Giulio II. Attività testimoniate dagli scritti di quel periodo, raggruppati sotto i titoli di Legazioni, Commissarie e Scritti di governo, dalla lettura dei quali emerge l’evoluzione del pensiero politico di Machiavelli, capace di mettere a nudo i meccanismi che regolano la storia e di analizzare le cause della decadenza italiana rispetto alla florida situazione degli altri stati europei. Anche il suo componimento più famoso, Il Principe, è frutto del lavoro da diplomatico in giro per l’Europa, che gli consente di analizzare i vari generi di eserciti e principati con cui ha avuto a che fare lungo il suo percorso, cercando di tracciare l’identikit del sovrano con tutte le qualità necessarie per conquistare e mantenere il potere in uno stato, ottenendo l’appoggio dei sudditi.

Pensiero

Si può dire che il pensiero di Niccolò Machiavelli abbia dato origine alla scienza politica. Estremamente originale per il suo tempo, è stato il primo a porre su piani nettamente separati la politica, la morale e la religione, teorizzando l’emancipazione dell’uomo dall’influenza di elementi soprannaturali, per affidarne il destino al suo solo spirito e alla sua intelligenza.

Inoltre, prendendo in considerazione l’osservazione della realtà così com’è, nella sua “verità fattuale”, riduce la morale ad un insieme di regole astratte, quasi sempre disattese dagli uomini e auspica l’impiego di una serie di regole della pratica politica quotidiana, che esulino dalla stessa morale, in particolare da quella religiosa.

Riguardo le istituzioni, la modernità del pensiero di Machiavelli appare ancora più evidente. Nel suo disegno, il Feudo viene sostituito dal concetto di Stato, inteso nel senso più ampio possibile e che dovrà essere laico, rigorosamente separato dal potere reliogioso, al quale non subordina alcuna delle sue azioni.

È con questa concezione che lo scrittore fiorentino getta il seme di un’idea di Chiesa subordinata allo Stato, ma l’equazione machiavellismo uguale tattica politica che non rispettando la morale prova ad ingrandire il proprio potere e benessere è quanto mai lontana dalla realtà. Come il famoso motto “il fine giustifica i mezzi”, attribuito erroneamente a Machiavelli, quando invece fu con tutta probabilità un appunto estremamente sintetico di Napoleone su una copia del Principe.

Fondamento della riflessione politica di Machiavelli è la consapevolezza della crisi in cui è precipitata l’Italia: crisi politica, frammentata com’è in Stati deboli e instabili, crisi militare, con milizie formate da soli mercenari, e crisi morale, per la scomparsa di valori basilari come patriottismo, eroismo e spirito di sacrificio.

Partendo dunque da una visione pessimistica dell’uomo contemporaneo, solo un Principe illuminato, dalle straordinarie virtù potrà salvare gli Stati dalla sicura perdita della loro indipendenza. Ma non potrà trattarsi di un sovrano benevolo, perché finirebbe per essere travolto dalla malvagità umana. Dovrà allora essere feroce a sua volta, “un centauro, mezzo uomo e mezza bestia”.

Machiavelli però distingue tra tiranno e principe, perché se il primo è crudele senza necessità, operando a suo esclusivo vantaggio, il secondo lo è per la necessità dello Stato.

La durezza del principe, infatti, deve avere come fine il bene pubblico, che a causa della malvagità dell’uomo può essere perseguito solamente attraverso precise istituzioni come le leggi, le milizie e la religione, concepita da Machiavelli come mero strumento di governo, perché obbliga al rispetto reciproco e infonde coraggio, anche se di contraltare induce gli uomini alla mitezza.

Tuttavia, la forma di governo migliore secondo Machiavelli è la repubblica, mentre il principato costituisce un’eccezione provvisoria; la repubblica non si basa sulle doti di uno solo, ma su istituzioni stabili e questa è la sua forza.

Opere

Nella prolifica produzione dell’autore fiorentino, una parte importante è occupata dalle opere politiche, che sono poi la chiave di volta per comprendere appieno il pensiero machiavellico, ben distante dalla semplicistica e completamente errata sintesi del “fine giustifica i mezzi” e sublimato nel suo scritto più importante, Il Principe.

Tra gli scritti politici si distinguono quelli ufficiali, le Legazioni e commissarie, relazioni inviate al governo fiorentino, che fotografano il Machiavelli pensiero, con le sue analisi delle situazioni storiche e l’affermazione del principio dell’esperienza come fonte di conoscenza. I più interessanti riguardano i momenti salienti della politica del tempo, come la missione presso Cesare Borgia e Luigi XII. Altri brevi scritti, ritenuti meno ufficiali, forniscono invece suggerimenti al governo, dal “Discorso sopra le cose di Pisa”, che suggeriva di sottomettere la città, al “Del modo di trattare la Valdichiana ribellata”, in cui propone di prendere decisioni radicali e non compromessi, da “Parole da dire sopra la provvisione del danaio”, nel quale identifica nelle armi la fortezza dello Stato, al racconto della strage di Cesare Borgia contro i suoi congiuranti, fino alle riflessioni riguardo le sue missioni in Francia e in Germania, la prima da prendere come esempio, la seconda debole e disunita.

Capitolo a parte merita il “De Principatibus”, il famoso Principe, composto per fornire una soluzione alla decadenza degli Stati e che rappresenta la naturale evoluzione dei Discorsi, scritti praticamente in contemporanea.

Opera rivoluzionaria nel pensiero, il Principe di Machiavelli è un breve trattato, composto da 26 capitoli incalzanti e densi di significato. La prima sezione esamina i vari tipi di principato e i mezzi per conquistarlo. La seconda sezione è invece dedicata alle milizie e alla condanna di quelle composte da soli mercenari, che inseguono il guadagno e non l’amor di patria, causando la debolezza degli Stati. La terza tratta dei modi di comportarsi del principe con sudditi e amici. Gli ultimi tre capitoli sono invece “monografici”: il 24 individua nell’ignavia la causa della perdita degli Stati, nel 25 analizza il rapporto tra virtù e fortuna e nel 26 esorta il principe a liberare l’Italia dai barbari che l’hanno soggiogata.

Il nucleo dell’intera opera richiama proprio ai Discorsi e in particolare le carte dedicate alla storia di Livio, nelle quali richiama l’esempio della Repubblica romana, che secondo Machiavelli conterrebbe spunti di riflessione adatti a risolvere i problemi politici dell’Italia a lui contemporanea.

È questo il passaggio che meglio descrive il dualismo che convive in Machiavelli e che solo la conoscenza approfondita dei suoi scritti rende per quello che è effettivamente: se la Repubblica resta la miglior forma di governo possibile, essa non è raggiungibile senza passare dalla necessaria azione preventiva del Principe, che attraverso metodi anche crudeli, fornisce strumenti estremamente concreti, indissolubilmente legati a quelli ispirati dal modello della Roma antica.