Salta al contenuto

Eugenio Montale: vita e opere dell'autore

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Nell’ambito della letteratura italiana, Eugenio Montale emerge come una figura di spicco. Poeta raffinato e intellettuale profondo, Montale ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama poetico del Novecento.

Questa lezione si propone di esplorare la vita e le opere di Eugenio Montale, esaminando le influenze che hanno plasmato il suo pensiero e la sua produzione poetica. Ci soffermeremo anche su alcune delle sue opere più significative, rivelando come Montale abbia saputo trasmettere emozioni e riflessioni attraverso versi intensi e profondi.

La vita di Eugenio Montale tra poesia e impegno intellettuale

Eugenio Montale nacque il 12 ottobre 1896 a Genova, in una famiglia di origini toscane. Fin da giovane dimostrò una spiccata sensibilità letteraria e una profonda curiosità intellettuale.

Eugenio Montale si diploma in ragioneria, ma studia letteratura da autodidatta. La sua carriera poetica iniziò con la raccolta “Ossi di seppia" nel 1925, che segnò un’importante svolta nell’ambito della poesia italiana. Montale adottò uno stile nuovo e originale, caratterizzato da una sintesi precisa e da un linguaggio cristallino, che si allontanava dalla retorica dominante dell’epoca. La sua poesia si distinse per l’attenzione alle piccole cose, alle emozioni e alle sfumature dell’animo umano, spesso esposte in uno scenario naturale evocativo.

Dopo gli studi classici, Montale si dedicò al giornalismo e all’editoria, diventando direttore della prestigiosa rivista “La Cultura" nel 1939. Durante il suo percorso di vita, Montale attraversò momenti di profonda inquietudine, influenzati dalle turbolente vicende storiche del Novecento, come le due guerre mondiali e il periodo del fascismo.

Nella Prima guerra mondiale combatté nella fanteria e, con l’avvento del Fascismo, ne prese le distanze firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Durante gli anni dell’esilio volontario in Liguria durante il periodo fascista, Montale sviluppò ulteriormente la sua poetica, arricchendola di temi filosofici e sociali. La sua opera successiva, “Le Occasioni" (1939), infatti, rifletteva questa crescente tensione verso l’impegno civile e l’analisi dei problemi sociali.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Montale continuò la sua produzione poetica, culminando con la raccolta “La Bufera e altro" (1956). Nel 1975, fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura per “la sua poesia che, con una grande sensibilità artistica, illustra i valori umani universali".

Nel discorso tenuto in occasione della consegna del premio Nobel per la Letteratura nel 1975 disse: “Ho scritto poesie e per queste sono stato premiato, ma sono stato anche bibliotecario, traduttore, critico letterario e musicale e persino disoccupato per riconosciuta insufficienza di fedeltà a un regime che non potevo amare. In ogni modo, io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà".

Tra le sue raccolte vanno ricordate, oltre a Ossi di seppia, Le occasioni e Satura.

Morì a Milano nel 1981.

La poetica di Eugenio Montale

Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975, è una delle figure più emblematiche e innovative della poesia italiana del Novecento. La sua poetica si distingue per una marcata evoluzione stilistica e tematica, ma alcuni elementi rimangono costanti, delineando la sua unica voce poetica. Montale si allontana dalle tradizioni retoriche e dall’ottimismo del Crepuscolarismo e del Futurismo, scegliendo invece un linguaggio essenziale, talvolta ermetico, che sottolinea la difficoltà della comunicazione e l’isolamento dell’individuo nel mondo moderno.

Uno dei concetti centrali nella poesia di Montale è quello dell'"adversus“, un ostacolo o una barriera che impedisce all’individuo di raggiungere una comprensione o un’armonia completa con il mondo circostante. Questa sensazione di estraneità e separazione diventa un leitmotiv nelle sue opere, spesso contrapposto alla ricerca di momenti di “illuminazione", brevi e fugaci epifanie in cui il poeta percepisce una connessione o una rivelazione.

La natura, in particolare il paesaggio ligure della sua giovinezza, occupa un posto di rilievo nella poetica montaliana. Tuttavia, a differenza della tradizione romantica, la natura non è idealizzata o consolatoria, ma rappresenta spesso un contrasto tra la bellezza esteriore e l’angoscia interiore. La figura femminile, soprattutto attraverso la misteriosa presenza di Clizia, assume un ruolo centrale, simboleggiando l’irraggiungibile, l’assoluto e, allo stesso tempo, l’incomunicabilità.

Montale affronta temi universali come l’amore, la morte, il tempo e l’esistenza con uno sguardo critico e talvolta disincantato, evidenziando la tensione tra l’individuo e un mondo incomprensibile e mutevole. Attraverso una sintesi unica di tradizione e innovazione, la poetica di Montale rappresenta un punto di riferimento fondamentale nella letteratura italiana, segnando una svolta nella poesia del ventesimo secolo e influenzando generazioni di poeti a venire.

Non chiederci la parola di Eugenio Montale

Non chiederci la parola è una poesia della raccolta Ossi di seppia in cui Montale rifiuta l’immagine del poeta-vate che conosce i segreti dell’animo umano e può rivelarli. Per Montale il poeta non sa dare definizioni precise e formule risolutive, può solo dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". È l’espressione della crisi di certezze dell’uomo moderno, incapace di dare una risposta agli interrogativi posti dalla storia.

Per stampare la scheda con il testo della poesia, scarica il pdf qui:

Scarica PDF

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale di Eugenio Montale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale è una poesia inserita nella raccolta Satura, dedicata da Montale alla moglie Drusilla Tanzi, soprannominata “Mosca" per la sua miopia che la obbligava a portare occhiali con lenti spesse. Il poeta afferma però che, paradossalmente, nonostante fosse quasi cieca, era lei a vedere meglio, cioè a sapere che il senso profondo della realtà va cercato al di là di quello che si vede con gli occhi, oltre le apparenze.

Per stampare la scheda con il testo della poesia, scarica il pdf qui:

Scarica PDF

Vita e opere di Montale: video della mappa mentale

Ripassa le informazioni principali sulla vita e le opere di Eugenio Montale guardando il video con la mappa mentale narrata.

Mappa mentale su Eugenio Montale: vita e opere

La poesia di Montale è “scabra ed essenziale“, come gli ossi di seppia del titolo della sua prima raccolta, pubblicata nel 1925. Il poeta non ha certezze da dare, ma i suoi versi sono solo relitti lasciati sulla spiaggia dal mare.

La visione del mondo è pessimistica, con l’uomo incapace di trovare il senso dell’esistenza e di raggiungere l’essenza: il solo tramite per cercare di avvicinarcisi è il correlativo oggettivo, cioè passare attraverso la realtà concreta che si fa varco per superare il “male di vivere". Nelle poesie di Montale, quindi, gli oggetti sono simboli della condizione umana, caratterizzata da un disagio esistenziale che però non rinuncia alla ricerca di un varco che lasci intravedere la verità.

Per stampare la mappa con le informazioni principali sulla vita e le opere di Montale, scarica il pdf in bianco e nero qui:

Scarica PDF