Orwell, 1984
Un libro partorito da una mente profetica, entrato di diritto tra i più influenti dello scorso secolo, e che oggi è tornato quantomai d’attualità
Il romanzo distopico 1984 è il capolavoro di Eric Arthur Blair, passato alla storia con lo pseudonimo di George Orwell. Un racconto di fantapolitica che si colloca tra una spietata satira dell’epoca dei grandi totalitarismi durante la quale visse l’autore e una profezia, un monito, sui rischi ai quali il potere e le sue derive esporranno sempre le libertà fondamentali degli esseri umani. Un libro entrato di diritto tra i più importanti dello scorso secolo e la cui pubblicazione venne a lungo osteggiata, perché ritenuto sconveniente, se non addirittura pericoloso, a livello diplomatico nel precario contesto internazionale post Seconda Guerra Mondiale. Una visione talmente lucida, quella di Orwell, da risultare sempre più sinistramente attuale per la sua compatibilità con i temi della privacy e dell’ossessione del controllo, della cancel-culture e del neo-linguaggio, della necessità di avere sempre un nemico da incolpare e della perdita di pensiero critico, che permeano la società moderna.
- Scenario
- Goldstein, il nemico
- Bipensiero
- Neolingua
- Cancel-culture
- “Versificatori” e “Parlascrivi”
- Trama
Scenario
In 1984, Orwell ci presenta un futuro distopico, ambientato in un mondo spartito fra tre grandi potenze totalitarie l’Oceania, l’Estasia, l’Eurasia, perennemente in conflitto fra loro e accomunate dall’ossessione per il controllo sociale. Ognuno di questi stati è infatti governato da una fazione politica, l’Oceania dal Socing, una sorta di socialismo inglese, l’Eurasia dal Neo-bolscevismo e l’Estasia dal Culto della Morte.
La storia si svolge in Oceania, in una Londra cupa e oscura, sede dei vari ministeri: il Ministero della Pace, presiede alla guerra, il Ministero dell’Amore alla sicurezza, il Ministero della Verità, alla propaganda ed al revisionismo storico, e il Ministero dell’Abbondanza all’economia. Preposto a governare è un non meglio identificato Partito, guidato dal Grande Fratello, più che un leader un’entità astratta, il cui volto, che ricorda un mix tra Stalin e Hitler, appare ovunque, sui manifesti e sui televisori sempre accesi, attraverso i quali non solo diffonde messaggi, ma letteralmente spia tutti i cittadini.
Attraverso l’osservazione ossessiva della popolazione, il Grande Fratello tenta di prevenire o si occupa di reprimere i pensieri contrari all’ortodossia del Partito e lo fa ricorrendo alla temutissima Psicopolizia, che interviene anche nel caso vi sia solamente un sospetto.
Nei bassifondi, esclusi dalla società e dunque con un trattamento particolare, vivono i Prolet, che sfuggono al controllo semplicemente perché condannati ai lavori pesanti e ignari del fatto che possa esistere una realtà differente rispetto a quella che gli appartiene e tenuti a bada da qualunque velleità con la tecnica del panem et circenses.
Goldstein, il nemico
Come ogni regime totalitario che si rispetti, anche quello immaginato da Orwell ha bisogno di un nemico identificabile, nei confronti del quale riversare tutte le frustrazioni accumulate nel quotidiano. Un qualcuno da incolpare di qualunque cosa. Ecco allora servita la figura di Emmanuel Goldstein, presentato come il capo dei dissidenti, un personaggio che non fa differenza se sia reale o meno, perché nel racconto assolve comunque al ruolo di catalizzatore. Il Partito ha infatti istituito la celebrazione dei “due minuti dell’odio”, una cerimonia che va in atto ogni giorno: centoventi secondi in cui si sospende qualunque attività per riunirsi davanti agli schermi disseminati ovunque per osservare un filmato in cui viene mostrato il nemico numero uno dell’Oceania, appunto Goldstein, che difende “spudoratamente” la libertà di stampa, la libertà di espressione e di associazione. A quel punto i cittadini inveiscono con insulti di ogni genere nei confronti del video per due minuti consecutivi, fino a quando non riappare l’immagine del Grande Fratello, che ribadisce i tre slogan del Partito: “La guerra è pace”, “Libertà è schiavitù” e “L’ignoranza è forza”.
Bipensiero
Questi “mantra” si ritrovano in ogni dove in tutte le città dell’Oceania, riprodotte su giganteschi manifesti di propaganda, cui si aggiunge l’onnipresente monito “Il Grande Fratello ti guarda”. D’altronde, l’unica forma di pensiero ammessa è il “Bipensiero”, che consiste nel credere simultaneamente a due affermazioni, rigettando la logica e perdendo di volta in volta la memoria, in modo da non nutrire mai il minimo dubbio sull’operato del Partito, libero così di cambiare versione a piacimento senza che il suo cadere in contraddizione possa essere percepito dalla popolazione. “La menzogna diventa verità e passa alla storia” e “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato” sono i concetti alla base della distopica imposizione.

Neolingua
All’ossessivo controllo da parte del Partito non può sfuggire il linguaggio, foriero di pensieri dissidenti e dunque da riplasmare in una sorta di “Neolingua”, che mette al bando termini in grado di suscitare un pensiero critico, sostituendoli con altri che riconducano a concetti elementari e mansueti. Le parole proibite, una fra tutte, “democrazia”, vengono fatte rientrare nel cosiddetto “Psicoreato”, inibendo anche il solo pensarle, in quanto inesprimibili. In questo modo, diventa impossibile uscire dai binari del Bipensiero imposto dal Partito.
Cancel-culture
Infine la censura, che nel romanzo distopico di Orwell, viene spinta ai suoi confini più estremi. Libri, giornali, film e documenti vengono continuamente rivisitati, modificando e rimuovendo tutto quanto non rispecchi la linea del momento presa dal Partito. La compulsiva riscrittura della storia passa inosservata agli occhi dei cittadini grazie all’imposizione del bipensiero. Per tutti gli scritti non revisionati in possesso della popolazione, l’indicazione del Partito è quella di gettarli nei cosiddetti “buchi della memoria”, sparpagliati ovunque sul territorio.
“Versificatori” e “Parlascrivi”
Conseguenza del divieto di pensare, anche la scrittura a mano viene abolita e la produzione di letteratura, poesie e canzoni è completamente delegata ai “Versificatori”, complessi macchinari elettromeccanici che creano in funzione di schemi predefiniti. Anche i giornali, come detto, rientrano nella morsa della censura e la loro riscrittura avviene tramite il “Parlascrivi”, un apparato che consente di correggere il testo sotto dettatura, che è poi il compito che spetta al protagonista del romanzo, Winston Smith.
Trama
In un distopico 1984, la Londra postatomica ormai facente parte dell’Oceania, Winston Smith è un 39enne impiegato del Partito Esterno, che lavora presso il Ministero della Verità come addetto alla correzione dei testi di libri e di giornali già pubblicati, in modo da rendere il Partito stesso “buono” e “infallibile”. La particolarità del personaggio è la sua ritrosia ad accettare il Bipensiero, cui cerca di sfuggire tenendo un diario segreto in cui sfoga tutto il suo malcontento nei confronti del regime.
Un giorno, sul lavoro, Winston si accorge degli sguardi di Julia, che si occupa dei macchinari che scrivono i romanzi, ma essendo severamente vietati i rapporti all’infuori della procreazione, inizialmente teme che lei lo stia pedinando e che sia un’agente della psicopolozia che vuole incastrarlo. Quando però, sfuggendo all’occhio del Grande Fratello, Julia gli riesce a consegnare un bigliettino con su scritto “Ti amo”, i due trovano un boschetto lontano dalle telecamere, che diventa il luogo dei loro primi incontri, dove si amano appassionatamente e finiscono per innamorarsi l’uno dell’altra. Continuano poi a frequentarsi grazie all’aiuto dell’antiquario Charrington, che mette a loro disposizione una stanza nei bassifondi abitati dal Prolet, la zona meno sorvegliata di Londra. Qui la coppia decide di combattere il regime e inizia a collaborare con la Fratellanza, tramite il contatto di un importante funzionario del Partito Interno, O’Brien, che si presenta come un doppiogiochista che fa parte dei ribelli e che li rende edotti sulle ideologie anti-governative consegnando loro il manifesto dell’organizzazione: “Teoria e prassi del collettivismo oligarchico”.
Winston e Julia, in realtà, sono caduti nella trappola della psicopolizia, perché l’antiquario Charrington si rivela essere un agente, che a capo di uno squadrone li trae in arresto e li rinchiude, separatamente, nelle prigioni del Ministero dell’Amore. È proprio il finto doppiogiochista O’Brien ad occuparsi in prima persona dei due dissidenti, sottoponendoli ad un programma di ricondizionamento fatto di atroci torture fisiche e psicologiche. Gli amanti ribelli vengono trascinati in un incubo distopico, che li spingerà a rinnegare il reciproco amore.
Il romanzo si conclude che è ormai diventato il 1985, con Winston e Julia, ormai scarcerati e riabilitati, che si incontrano in un parco, ammettendo di essere ormai incapaci di provare quel che sentivano prima l’uno per l’altra. Qualche tempo più tardi, la propaganda comunicherà la vittoria dell’Oceania sull’Eurasia nei territori africani e quello che ormai non è più Winston Smith si troverà ad esultare, ammirando il volto del Grande Fratello, rallegrandosi del fatto che morirà amando solamente lui.