Italo Svevo: vita e opere dell'autore
Nella lezione che segue approfondiremo la vita e le opere di uno dei più importanti scrittori italiani del XX secolo, Italo Svevo. Questo autore è noto per la sua capacità di penetrare nei meandri della psicologia umana e per la sua abilità nel raffigurare le complesse sfaccettature delle relazioni interpersonali.
Svevo ha saputo affrontare temi universali come l’identità, la frustrazione, il desiderio e l’ambivalenza umana. Nel corso della lezione, vedremo le tappe salienti della sua vita e ci immergeremo nelle sue opere più celebri, evidenziando come il suo contributo alla letteratura abbia lasciato un’impronta indelebile nella cultura letteraria italiana e mondiale.
- La vita di Italo Svevo
- Il pensiero di Italo Svevo
- La coscienza di Zeno di Italo Svevo
- "Il fumo" ne La coscienza di Zeno
- La figura dell’inetto in Svevo
- Sulle tracce di Svevo: l’inetto di Federigo Tozzi
- Mappa mentale su Italo Svevo: vita e opere
La vita di Italo Svevo
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, è un grande scrittore del Novecento influenzato dalla psicoanalisi di Freud, da Joyce e dal pensiero di Darwin, che si ritrova nella figura dell’inetto, protagonista dei suoi romanzi. Tra questi il suo capolavoro è La coscienza di Zeno.
Ettore Schmitz nasce a Trieste nel 1861. Il nome d’arte Italo Svevo è un omaggio alle nazionalità della madre, italiana, e del padre, austriaco. Questa biculturalità, derivata anche dalla formazione ricevuta prevalentemente in tedesco, fu un suo tratto caratteristico.
Svevo visse un’infanzia segnata da esperienze culturali e linguistiche eclettiche, grazie al contesto multietnico della città portuale. Nonostante la sua passione per la scrittura, intraprese una carriera nel settore commerciale, che lo portò a viaggiare in Europa e acquisire una vasta conoscenza umana.
Per mantenersi lavorò in banca, anche se la sua passione era la scrittura. Dopo l’insuccesso dei primi due romanzi, Una vita e Senilità, pensò di abbandonare la carriera letteraria per dedicarsi alla direzione della fabbrica del suocero. La svolta nella sua carriera letteraria avvenne grazie all’amicizia con il filosofo e scrittore James Joyce, che lo incoraggiò a scrivere in italiano. Il risultato fu il romanzo “La Coscienza di Zeno“, pubblicato nel 1923, con cui ottenne il riconoscimento sperato: tra i primi a notarne la grandezza e a decretare la fama di Svevo ci fu Eugenio Montale. Quest’opera, considerata uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento, offre un’analisi psicologica profonda del protagonista e indaga sui complessi intrecci tra desideri e frustrazioni.
Morì a Trieste nel 1928 per una crisi cardiaca causata da un incidente stradale.
Il pensiero di Italo Svevo
Il pensiero di Italo Svevo si caratterizza per la sua profonda introspezione, la critica sociale e concetti chiave che riflettono la sua visione dell’individuo e della società. Ecco alcuni dei punti fondamentali del suo pensiero:
- Analisi psicologica profonda: Svevo era noto per la sua abilità di sondare le profondità dell’animo umano. Le sue opere si concentrano sull’interiorità dei personaggi, esplorando le loro complessità psicologiche e i conflitti interiori.
- Riflessione sulla coscienza: l’autore indaga sul concetto di coscienza e sul modo in cui i personaggi affrontano i propri desideri, le debolezze e le insicurezze.
- Rapporto tra individuo e società: Svevo esamina il rapporto tra l’individuo e la società borghese del suo tempo. Le sue opere riflettono la lotta dei personaggi nell’adattarsi alle convenzioni sociali e al contempo cercare di perseguire i propri sogni e desideri.
- Esplorazione delle debolezze umane: Svevo non teme di affrontare i lati più oscuri e deboli dell’umanità. Attraverso i suoi personaggi, esplora temi come la nevrosi, l’insicurezza e la paura del fallimento, offrendo così una rappresentazione realistica della condizione umana.
- Critica alla Routine: L’autore critica la vita monotona e la routine quotidiana, suggerendo che spesso le persone si perdono in abitudini senza senso e perdono di vista le loro passioni e ambizioni.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo
La “Coscienza di Zeno" è uno dei capolavori della letteratura italiana del XX secolo, scritto da Svevo. Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1923, rappresenta una pietra miliare nella narrativa modernista, introducendo nella letteratura italiana un approccio psicologico profondo e introspezione. La storia è presentata come le memorie di Zeno Cosini, scritte su consiglio del suo psicanalista. Attraverso queste pagine, il protagonista ripercorre gli eventi significativi della sua vita, dalla sua dipendenza dal fumo, alle relazioni complesse con il padre, alla sua travagliata vita amorosa.
Il romanzo si distingue per la sua profonda analisi della psiche del protagonista. Zeno è un uomo tormentato dai suoi vizi, dalle sue nevrosi e dalle sue insicurezze, ma allo stesso tempo è profondamente consapevole delle sue debolezze. La sua introspezione è arricchita da un’analisi ironica e talvolta comica delle sue manie e delle contraddizioni della società borghese dell’epoca. Svevo utilizza il personaggio di Zeno per esplorare temi universali come la lotta tra desiderio e dovere, la ricerca di significato nella vita e l’inevitabilità della morte.
L’influenza della psicoanalisi, in particolare delle teorie di Freud, è evidente in tutto il romanzo. Zeno, con le sue analisi autoironiche e la sua continua ricerca di comprensione di sé, rappresenta l’archetipo dell’individuo moderno, diviso tra le spinte interne e le aspettative esterne. La “Coscienza di Zeno" non è solo un ritratto penetrante di un uomo in crisi, ma anche una riflessione profonda sulla condizione umana nell’età moderna.
“Il fumo" ne La coscienza di Zeno
La coscienza di Zeno si apre con una “Prefazione" in cui il dottor S. chiede al paziente Zeno Cosini di scrivere un’autobiografia da usare come strumento per il lavoro psicoanalitico. Dal momento che Zeno interrompe bruscamente le cure, lo psicoanalista decide di pubblicare il manoscritto per vendicarsi.
Segue il “Preambolo" e poi sei capitoli tematici, in cui Zeno ripercorre la propria esistenza in modo distaccato, parziale e ironico fino al capitolo “Psico-analisi" in cui afferma la propria guarigione.
“Il fumo" è il primo di questi capitoli, in cui Zeno racconta i tentativi fatti per liberarsi dal vizio del fumo. I ripetuti fallimenti sono la prova della debolezza della sua volontà e la “malattia dell’u.s. (ultima sigaretta)" è un segno della sua nevrosi che deriva dalla volontà di competere con il padre (complesso di Edipo freudiano).
Nella scheda trovi l’inizio del capitolo. Per stamparla, scarica il pdf qui:
La figura dell’inetto in Svevo
La figura dell’inetto è centrale nella produzione letteraria di Italo Svevo. Nell’ottica dell’autore, l’inetto è un uomo inadatto a vivere. Incapace di governare la sua esistenza, si culla in uno stato di insoddisfazione: questa tristezza di fondo non si traduce tuttavia in una spinta al cambiamento, ma in un’eterna codardia e rassegnazione.
L’inetto non è un’invenzione letteraria dell’autore, bensì la rappresentazione di un’epoca: il Novecento. Svevo riesce ad affinare le peculiarità di questa figura opera dopo opera.
- Incapace di vivere con gli altri e perseguitato da un incessante senso di inadeguatezza, Alfonso Nitti in Una vita fugge da una carriera lavorativa soddisfacente e da una relazione ormai avviata per ricongiungersi con la madre morente. Una volta tornato ai suoi doveri e alle sue responsabilità, capisce tuttavia che il mondo è in grado di proseguire senza di lui e, disperato, si toglie la vita.
- Emilio Brentani in Senilità si fa portavoce del conflitto interiore passione-ragione, finendo per obbedire alla razionalità: scottato da un amore infelice, decide di rifugiarsi in un mondo fatto di ricordi e idealizzazioni, invece di riprendere in mano la sua vita.
Se i primi due personaggi sono dei vinti, incapaci di accettare la realtà e la propria condizione sociale, la figura dell’inetto raggiunge il suo apice con:
- Zeno Cosini che nella Coscienza di Zeno riconosce e accetta la sua inettitudine al mondo esterno. Dato ciò per assodato è in grado di interpretare il suo disagio come il necessario prodotto del secolo nel quale vive.
Anche la cultura pop contemporanea ci offre esempi di inetti. Privo di ambizioni e aspirazioni, Homer Simpson rappresenta al meglio questa figura. Con sciattezza e pigrizia scalda il suo posto sul divano. La sua unica esigenza? Avere sempre a portata di mano una lattina di birra Duff.
Sulle tracce di Svevo: l’inetto di Federigo Tozzi
La figura dell’inetto ricorre di frequente nella letteratura novecentesca, come simbolo dell’uomo della società dell’epoca. Un altro autore che ripropone questo carattere all’interno delle sue opere è Federigo Tozzi (1883-1920), che risente degli influssi sveviani e pirandelliani.
Nel Podere (1918), il protagonista è in balia degli eventi esterni, di natura positiva o negativa che siano: dopo la morte del padre, Remigio eredita diverse proprietà cittadine e rurali, senza essere tuttavia in grado di gestirle. Incapace di prendere in mano i possedimenti familiari, precipita di errore in errore, finendo ammazzato a tradimento da un contadino ribelle e antiautoritario.
Il personaggio principale di Con gli occhi chiusi (1919), Pietro, è l’emblema della persona priva di particolari risorse, che vive nella sua astrazione. Il romanzo, di deformazione, si oppone con forza alle opere formative ed educative che si erano fino ad allora susseguite. Innamorato di Ghìsola, Pietro è bloccato e inibito dalla figura del padre, Domenico, dunque non soltanto non riesce a costruire un futuro insieme alla ragazza, ma resta anche sconvolto quando la scopre incinta di un altro uomo.
Leggi il brano tratto dall’opera di Federigo Tozzi. Da queste righe puoi evincere l’inadeguatezza che prova Pietro: incapace di prendere decisioni per il proprio futuro, prova avversione sia per l’attività di famiglia, sia per un eventuale percorso accademico. Trova la propria pace soltanto sul letto, ad occhi chiusi.
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Mappa mentale su Italo Svevo: vita e opere
Nella mappa trovi le date fondamentali della vita di Svevo e le sue opere più importanti.
L’incontro con la psicoanalisi di Freud ha un’importanza decisiva per Italo Svevo e si riflette nel suo romanzo più celebre, La coscienza di Zeno. Svevo indaga l’inconscio del protagonista con la tecnica del monologo interiore e ne mette in evidenza l’inettitudine rispetto alla società che lo circonda. Nella figura dell’inetto si può vedere anche l’influenza di Darwin, che ne fa un personaggio costretto a soccombere per le leggi della selezione naturale. Sulla scia del determinismo darwiniano, Svevo distingue due categorie di uomini: se i primi spiccano per intraprendenza e sono perfettamente integrati nella realtà sociale in cui vivono, i secondi, inconcludenti, sono incapaci di adattarsi e integrarsi nel costrutto socio-collettivo del quale fanno parte.
Per stampare la mappa con le informazioni principali sulla vita e le opere di Italo Svevo, scarica il pdf in bianco e nero qui: