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La Mirra di Alfieri: trama, analisi e personaggi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La Mirra, tragedia composta da Vittorio Alfieri nel 1784, è una delle opere più intense e drammatiche del poeta astigiano, in cui affronta temi scottanti e difficili come l’incesto, il conflitto tra passione e morale, e la disperazione esistenziale. Alfieri, grande maestro della tragedia neoclassica, esplora il tormento interiore della protagonista, Mirra, che si trova a combattere contro un sentimento proibito e distruttivo: l’amore incestuoso per il proprio padre.

L’opera si distingue per la sua carica emotiva, l’analisi psicologica dei personaggi e lo stile rigoroso e incisivo, tipico della poetica alfieriana, che enfatizza il contrasto tra la volontà e il fato. La Mirra è un’opera di grande complessità, che ha continuato a suscitare dibattiti e riflessioni per il suo tema audace e la sua rappresentazione dell’animo umano in preda alla sofferenza e alla passione.

La Mirra: trama e riassunto

La trama di La Mirra è ambientata nell’antica Grecia e si sviluppa attorno alla tragica vicenda di Mirra, figlia di Ciniro, re di Cipro. Sin dalle prime scene, emerge il dramma interiore della protagonista, che è segretamente innamorata del proprio padre. Mirra, tuttavia, è consapevole dell’orribile natura di questo sentimento, e la sua lotta interna tra il desiderio e il dovere morale rappresenta il cuore della tragedia.

Mirra è promessa in sposa a Pereo, un giovane principe che la ama sinceramente. Tuttavia, la giovane è tormentata dal suo amore incestuoso per Ciniro, che la spinge a rifiutare il matrimonio, nonostante le pressioni della famiglia. La madre di Mirra, Cecri, e lo stesso Ciniro non comprendono il motivo del suo rifiuto e tentano di convincerla ad accettare l’unione con Pereo.

Nel frattempo, Mirra si abbandona a un conflitto sempre più profondo. Da un lato, cerca di reprimere il suo sentimento proibito; dall’altro, la sua passione per Ciniro diventa sempre più incontenibile. La tragedia raggiunge il suo apice quando, in preda alla disperazione, Mirra tenta di confessare il suo amore a Pereo, ma fallisce nel farlo, incapace di tradurre in parole il suo tormento.

Alla fine, il dramma si conclude tragicamente. Incapace di sopportare oltre il peso della sua colpa e della sua passione inconfessabile, Mirra si uccide, lasciando dietro di sé una scia di dolore e incomprensione. Ciniro, straziato dalla perdita della figlia, rimane ignaro del vero motivo che ha spinto Mirra a compiere un gesto tanto estremo.

La Mirra: i personaggi principali

I personaggi principali di La Mirra sono fondamentali per comprendere il dramma umano che si consuma sulla scena. Alfieri riesce a tratteggiare figure complesse, che incarnano temi universali come il conflitto tra ragione e passione, l’ineluttabilità del destino e la tragica incapacità di comunicare i propri sentimenti.

Mirra è la protagonista assoluta della tragedia. Giovane, sensibile e profondamente tormentata, Mirra è preda di un sentimento che la distrugge dall’interno. L’amore incestuoso per il padre, che ella riconosce come immorale e mostruoso, la porta a un conflitto interiore che non ha soluzione. La sua lotta per reprimere questo amore proibito e la sua incapacità di liberarsene fanno di Mirra un personaggio tragico per eccellenza. La sua sofferenza è tanto più intensa quanto più ella cerca, senza successo, di sottrarsi al suo destino, dimostrando la potenza delle passioni umane contro le regole della morale e della società.

Ciniro, re di Cipro e padre di Mirra, è una figura nobile e affettuosa, ma completamente inconsapevole del dramma interiore che tormenta sua figlia. Egli rappresenta l’autorità paterna, ma anche l’innocenza di chi è ignaro del terribile segreto che sta distruggendo la sua famiglia. Ciniro è sinceramente preoccupato per il benessere di Mirra e desidera solo vederla felice, senza immaginare che lui stesso è la causa del suo dolore.

Cecri, madre di Mirra e moglie di Ciniro, è una figura di supporto che cerca di mediare tra il dovere familiare e il desiderio di vedere la figlia sposata e felice. Il suo personaggio, pur meno centrale, rappresenta il ruolo della madre protettiva e allo stesso tempo inconsapevole del tormento interiore della figlia.

Pereo è il promesso sposo di Mirra, innamorato di lei e pronto a sposarla. Tuttavia, il suo amore per Mirra rimane inascoltato, poiché la giovane è completamente consumata dal suo amore incestuoso per Ciniro. Pereo rappresenta la normalità e il desiderio di un amore convenzionale, ma la sua presenza non fa altro che acuire il conflitto di Mirra, poiché egli diventa il simbolo di ciò che ella dovrebbe accettare, ma che non riesce a desiderare.

La Mirra: analisi e commento dell’opera

La Mirra è una tragedia di straordinaria potenza emotiva, che mette in scena il conflitto tra passione e morale, due forze che si scontrano in modo devastante nel cuore della protagonista. Alfieri, con il suo stile incisivo e tragico, esplora i temi dell’amore proibito, della colpa e del destino ineluttabile. Il tema dell’incesto, affrontato con grande coraggio dall’autore, è trattato non tanto per il suo aspetto scandaloso, quanto per il suo valore simbolico: esso diventa la rappresentazione di un amore che non può essere espresso e che, proprio per questo, diventa autodistruttivo.

La tragedia di Mirra non è solo quella di un amore impossibile, ma anche quella di un conflitto interiore che non può essere risolto. Mirra è consapevole della mostruosità del suo sentimento, ma è incapace di liberarsene. Questo la rende una figura tragica e universale, poiché la sua sofferenza non deriva solo dalla società o dalle convenzioni esterne, ma dal suo stesso animo. In questo senso, La Mirra è una tragedia che esplora la natura autodistruttiva delle passioni umane: Mirra non può vivere con il suo amore, ma nemmeno può vivere senza di esso.

Un altro tema centrale dell’opera è quello della comunicazione impossibile. Mirra, pur desiderando confessare il suo sentimento, non riesce mai a farlo apertamente. Le sue parole rimangono sospese, incompiute, come se la sua stessa voce fosse incapace di esprimere l’orrore che prova per se stessa. Questo tema della parola negata è un elemento ricorrente nelle tragedie alfieriane e riflette l’impossibilità di risolvere i conflitti interiori attraverso il dialogo. Il silenzio di Mirra è emblematico della sua condanna: non solo non può amare, ma non può nemmeno confessare il proprio dolore.

Dal punto di vista stilistico, La Mirra si inserisce perfettamente nella poetica tragica di Alfieri, caratterizzata da un linguaggio essenziale e drammatico. I dialoghi sono brevi, incisivi, carichi di tensione emotiva, e riflettono l’urgenza e la disperazione dei personaggi. Non c’è spazio per il superfluo: ogni parola è misurata, ogni frase è pensata per amplificare il senso di tragedia incombente.

Il finale dell’opera, con il suicidio di Mirra, rappresenta il culmine della sua disperazione e l’unica via d’uscita da un conflitto che non può essere risolto in altro modo. La morte di Mirra non è solo una fuga dalla sofferenza, ma anche un atto di ribellione contro un destino che l’ha condannata a vivere in una condizione di perenne contraddizione. Con il suo gesto estremo, Mirra afferma la sua volontà di non vivere più prigioniera di una passione che la consuma e la distrugge.