Salta al contenuto

​Canto II Inferno di Dante: figure retoriche e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Canto II dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri rappresenta un momento cruciale nel viaggio del poeta attraverso i regni ultraterreni. In questo canto, Dante esprime dubbi e timori riguardo alla propria capacità di intraprendere un’impresa così ardua, ma trova conforto nelle parole di Virgilio, che gli rivela l’intervento provvidenziale di tre donne benedette: la Vergine Maria, Santa Lucia e Beatrice. Questo episodio mette in luce temi fondamentali come la grazia divina, il ruolo della guida spirituale e l’importanza del coraggio nell’affrontare le sfide della vita.​

Canto 2 dell’Inferno: analisi dei temi

Uno dei temi centrali del secondo canto è il dubbio e l’indegnità. Dante, consapevole della portata del viaggio che sta per intraprendere, si interroga sulla propria idoneità a compiere un’impresa che solo figure illustri come Enea e San Paolo hanno affrontato. Questo senso di inadeguatezza riflette la condizione umana di fronte alle prove spirituali e morali, evidenziando come il riconoscimento dei propri limiti sia il primo passo verso la crescita personale.​

Il tema della grazia divina emerge attraverso l’intervento delle tre donne celesti. La Vergine Maria, simbolo di misericordia, incarica Santa Lucia, rappresentante della luce spirituale, di assistere Dante. Quest’ultima si rivolge a Beatrice, emblema dell’amore divino, che scende nel Limbo per chiedere a Virgilio di guidare il poeta. Questa catena di intercessioni sottolinea come la salvezza dell’anima sia frutto di un amore superiore che opera attraverso intermediari, mostrando la cooperazione tra la dimensione divina e quella umana.​

Un altro tema rilevante è quello del coraggio e della fiducia. Nonostante i suoi timori, Dante trova la forza di proseguire grazie alle rassicurazioni di Virgilio, che gli rivela l’origine divina del loro viaggio. Questo dialogo mette in evidenza l’importanza della guida spirituale e della fiducia in essa riposta, mostrando come il sostegno di figure autorevoli possa aiutare a superare le proprie paure e a intraprendere percorsi di elevazione morale e spirituale.​

La struttura e i personaggi

Il secondo canto dell’Inferno si articola in tre sezioni principali:​

  1. Introduzione e invocazione alle Muse (vv. 1-9): Dante descrive il calare della sera e invoca l’aiuto delle Muse, in particolare di Calliope, per avere la forza e l’ispirazione necessarie a narrare il suo viaggio.​
  2. Dubbi e timori di Dante (vv. 10-42): il poeta esprime a Virgilio le proprie esitazioni riguardo all’impresa, paragonandosi a Enea e San Paolo e ritenendosi indegno di un simile privilegio.​
  3. Risposta di Virgilio e racconto dell’intervento divino (vv. 43-142): Virgilio rassicura Dante, narrando come Beatrice, su incarico della Vergine Maria e di Santa Lucia, lo abbia inviato in suo soccorso.​

I personaggi principali di questo canto sono:​

  • Dante: il protagonista, che manifesta le proprie insicurezze e paure di fronte all’impresa ultraterrena.​
  • Virgilio: la guida razionale e saggia, che conforta Dante e gli spiega l’origine divina del loro viaggio.​
  • Beatrice: rappresentante dell’amore divino, che interviene per salvare Dante, mostrando la preoccupazione delle anime celesti per il suo destino.​
  • Santa Lucia: simbolo della grazia illuminante, che agisce come intermediaria tra la Vergine Maria e Beatrice.​
  • Vergine Maria: emblema della misericordia divina, che avvia la catena di intercessioni per assistere Dante nel suo percorso.​

Canto 2 Inferno: le figure retoriche

Il secondo canto dell’Inferno è ricco di figure retoriche che arricchiscono il testo e ne amplificano il significato. Dante utilizza sapientemente queste tecniche per evocare immagini vivide e per trasmettere emozioni profonde.​

Una delle figure retoriche più evidenti è la metafora. Ad esempio, quando Dante descrive il calare della sera, parla di “lo giorno se n’andava”, personificando il giorno come se fosse un essere vivente che si allontana. Questa immagine suggerisce il passaggio dal giorno alla notte, ma anche il passaggio dalla certezza all’incertezza, riflettendo lo stato d’animo del poeta.​

Un’altra figura retorica significativa è la similitudine. Dante paragona il suo stato d’animo a quello di una persona che, avendo voluto qualcosa con determinazione, ora è sopraffatta da nuovi pensieri che la fanno desistere dal suo intento. Questa similitudine esprime efficacemente il conflitto interiore del poeta tra il desiderio di intraprendere il viaggio e la paura delle difficoltà che lo attendono.​

La perifrasi è utilizzata per riferirsi a personaggi o concetti in modo indiretto. Ad esempio, Dante si riferisce a Enea come “quel corse il cammino / che mena al fine”, evitando di nominarlo direttamente. Questa scelta stilistica conferisce solennità al testo e invita il lettore a riflettere sul significato profondo dei riferimenti.​

La personificazione è presente quando Dante attribuisce caratteristiche umane a concetti astratti e fenomeni naturali. Un esempio significativo è la descrizione della sera che “se n’andava”, come se il giorno avesse una volontà propria e si allontanasse lasciando spazio all’oscurità. Questo espediente stilistico non solo arricchisce la narrazione, ma enfatizza il passaggio dal mondo terreno al regno ultraterreno, creando un’atmosfera di mistero e inquietudine.

Dante impiega anche l’allegoria, che è una delle tecniche fondamentali della Divina Commedia. Il viaggio che il poeta sta per intraprendere rappresenta il cammino dell’anima verso la salvezza, mentre i dubbi che lo assalgono simboleggiano le difficoltà e le incertezze che ogni essere umano affronta nel tentativo di elevarsi moralmente e spiritualmente. L’intervento delle tre donne celesti è un’ulteriore allegoria della grazia divina, che assiste l’anima nel suo percorso di purificazione.

L’allusione biblica e letteraria è un altro elemento chiave del canto. Dante fa riferimento a Enea e San Paolo, due figure che, secondo la tradizione, hanno avuto accesso ai regni dell’aldilà. Paragonandosi a loro, il poeta mette in evidenza la propria indegnità, ma allo stesso tempo si pone in continuità con la grande tradizione letteraria e religiosa, sottolineando la sacralità e l’importanza del suo viaggio.

Infine, la ripetizione e l’anafora sono utilizzate per dare solennità al discorso di Virgilio e per rafforzare i concetti espressi. L’insistenza sulle parole legate alla paura e al coraggio evidenzia il conflitto interiore di Dante e l’importanza del superamento dei propri limiti per poter intraprendere un cammino di elevazione spirituale.

Il significato del Canto 2 e il suo ruolo nella Commedia

Il Canto 2 dell’Inferno ha una funzione introduttiva essenziale, poiché prepara Dante – e il lettore – al vero e proprio ingresso nel regno dei dannati. Se il primo canto delineava l’ambientazione e i temi fondamentali dell’opera, il secondo scava più a fondo nei timori e nelle esitazioni del protagonista, mostrando che il viaggio nell’oltretomba non è solo un percorso fisico, ma soprattutto una prova interiore.

Il canto sottolinea l’importanza dell’intervento divino nel percorso di redenzione. Dante non è un eroe che affronta da solo il proprio destino, ma un uomo fragile che ha bisogno di aiuto. L’intercessione delle tre donne celesti mostra come la salvezza non sia un’impresa individuale, ma il frutto di un’azione collettiva in cui la grazia gioca un ruolo determinante. Questo concetto si collega alla visione cristiana della necessità della fede e dell’aiuto divino per superare le difficoltà morali e spirituali.

La relazione tra dubbio e fede è un altro aspetto fondamentale. Dante rappresenta ogni uomo che, di fronte a un compito difficile, si lascia sopraffare dalle proprie paure e incertezze. Tuttavia, la fiducia nella guida di Virgilio e nella volontà divina lo spinge a superare i suoi timori. Questo tema è estremamente attuale e universale, poiché riflette le difficoltà che ogni individuo affronta nel momento in cui deve prendere decisioni importanti o affrontare prove decisive nella propria vita.

Il canto, inoltre, rafforza la centralità di Virgilio, non solo come guida di Dante, ma come rappresentazione della ragione umana. La sua presenza è essenziale affinché il poeta possa comprendere e affrontare il viaggio infernale. Virgilio, con la sua calma e saggezza, aiuta Dante a superare i dubbi, dimostrando che la ragione è il primo strumento di salvezza, anche se da sola non basta a raggiungere la beatitudine eterna.