Salta al contenuto

​ Canto I dell'Inferno di Dante: analisi, temi e figure retoriche

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Canto I dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri rappresenta l’inizio del viaggio spirituale del poeta attraverso i regni ultraterreni. In questo canto introduttivo, Dante descrive il suo smarrimento in una “selva oscura” e l’incontro con il poeta latino Virgilio, che diventerà la sua guida attraverso l’Inferno e il Purgatorio. Questo episodio iniziale è ricco di simbolismi e rappresenta una metafora della condizione umana e del percorso di redenzione.​

Canto 1 dell’Inferno: le tematiche principali

Uno dei temi principali del primo canto è lo smarrimento esistenziale. Dante si trova “nel mezzo del cammin di nostra vita”, ossia a circa 35 anni, età che rappresenta la metà della vita umana secondo la concezione medievale. Questo momento di crisi lo porta a perdersi in una “selva oscura”, simbolo del peccato e dell’allontanamento dalla “diritta via” della virtù. La selva rappresenta quindi una condizione di disorientamento morale e spirituale.​

Il tema della redenzione è strettamente legato a quello dello smarrimento. Dopo aver affrontato le tre fiere che gli impediscono il cammino – la lonza, il leone e la lupa, simboli rispettivamente della lussuria, della superbia e dell’avidità – Dante incontra Virgilio, che rappresenta la ragione e la sapienza. Virgilio si offre di guidarlo attraverso un percorso di purificazione che lo condurrà alla salvezza. Questo incontro simboleggia la necessità dell’intervento della ragione e della conoscenza per superare le difficoltà e ritrovare la retta via.​

Un altro tema centrale è quello del viaggio. Il cammino di Dante non è solo fisico, ma soprattutto spirituale e allegorico. Rappresenta il percorso dell’anima che, attraverso la consapevolezza dei propri peccati e la volontà di redenzione, aspira alla beatitudine eterna. Questo viaggio iniziatico è un percorso di conoscenza e di trasformazione interiore.​

Infine, il tema della guida è fondamentale. Virgilio, simbolo della ragione umana, assume il ruolo di mentore e protettore, accompagnando Dante attraverso le insidie dell’Inferno e del Purgatorio. La scelta di Virgilio non è casuale: rappresenta l’autorità morale e letteraria, essendo autore dell’Eneide, opera che narra un viaggio nell’oltretomba. La presenza di una guida indica la necessità di un sostegno esterno, di una figura di riferimento che possa illuminare il cammino verso la salvezza.​

La struttura e i personaggi del 1 Canto dell’Inferno

Il primo canto dell’Inferno funge da proemio all’intera Divina Commedia e presenta una struttura narrativa ben definita. Si apre con la descrizione dello smarrimento di Dante nella selva oscura, prosegue con l’incontro delle tre fiere e culmina nell’apparizione di Virgilio. Questa progressione evidenzia il passaggio dalla disperazione alla speranza, grazie all’intervento della ragione rappresentata da Virgilio.​

I personaggi principali di questo canto sono:​

  • Dante: il protagonista e narratore, che rappresenta l’umanità smarrita e in cerca di redenzione.​
  • Virgilio: il poeta latino, simbolo della ragione e della sapienza, che si offre di guidare Dante nel suo viaggio ultraterreno.​
  • Le tre fiere: la lonza (lussuria), il leone (superbia) e la lupa (avidità), che ostacolano il cammino di Dante e rappresentano le principali inclinazioni peccaminose dell’uomo.​

La presenza di questi personaggi e il loro ruolo simbolico contribuiscono a delineare il percorso di Dante come un viaggio attraverso le difficoltà e le tentazioni della vita, guidato dalla ragione verso la salvezza.​

Canto 1 dell’Inferno: le figure retoriche

Dante arricchisce il primo canto dell’Inferno con numerose figure retoriche che amplificano il significato del testo e ne esaltano la componente poetica.​

Una delle più evidenti è la metafora della “selva oscura”, che rappresenta lo smarrimento esistenziale e morale in cui il poeta si trova. Questa immagine potente evoca una condizione di confusione e perdita della retta via, comune a tutta l’umanità.​

L’uso delle similitudini è frequente e serve a creare parallelismi che rendono più vivide le descrizioni. Ad esempio, Dante paragona il suo stato d’animo a quello di un naufrago che, giunto a riva, si volge indietro a contemplare il pericolo scampato. Questa similitudine enfatizza il senso di sollievo e al contempo di timore reverenziale per l’esperienza vissuta.​

La personificazione è un’altra figura retorica rilevante. Il “sole” è descritto come un’entità che guida e illumina il cammino, simbolo della grazia divina che orienta l’uomo verso la salvezza. Allo stesso modo, le tre fiere sono rappresentate con tratti umani, incarnando vizi che ostacolano il percorso virtuoso.​

Dante fa uso anche dell’allegoria, soprattutto nella rappresentazione delle tre fiere. Ognuna di esse non è solo un animale reale, ma incarna un peccato specifico: la lonza rappresenta la lussuria, il leone la superbia e la lupa l’avidità. Questi tre peccati sono ostacoli concreti nel cammino dell’uomo verso la salvezza e prefigurano le pene infernali che Dante incontrerà nel suo viaggio attraverso l’Inferno. L’allegoria è un tratto distintivo della Divina Commedia, poiché ogni elemento della narrazione assume un significato morale e filosofico più profondo.

L’allusione mitologica è un’altra tecnica fondamentale nel canto. Dante richiama figure dell’antichità per conferire autorevolezza al proprio racconto. L’invocazione a Virgilio, poeta dell’Eneide, stabilisce un parallelo con il viaggio di Enea negli inferi, e suggerisce che Dante si pone in continuità con la tradizione letteraria classica, rinnovandola alla luce della dottrina cristiana.

Infine, la ripetizione e l’anafora contribuiscono a creare un ritmo incalzante e solenne. Il ripetersi di espressioni chiave come “diritta via era smarrita” sottolinea l’importanza del concetto di percorso morale e la difficoltà di ritrovare la strada della virtù una volta caduti nel peccato.

Il significato del Canto 1 e il suo ruolo nella Commedia

Il Canto 1 dell’Inferno ha una funzione introduttiva e simbolica fondamentale all’interno della Divina Commedia. In esso vengono presentati i principali temi e motivi del viaggio ultraterreno di Dante, nonché le sue implicazioni morali. Lo smarrimento nella selva oscura non è solo un evento narrativo, ma una rappresentazione universale della condizione umana quando si allontana dalla retta via della fede e della virtù. La presenza delle tre fiere sottolinea come i vizi siano ostacoli concreti sulla via della redenzione e come solo con l’aiuto della ragione e della guida sapiente – incarnata da Virgilio – l’uomo possa sperare di superarli.

Il canto, inoltre, pone le basi per il concetto di peccato e giustizia divina, che sarà sviluppato nei canti successivi. L’Inferno non è solo il luogo della punizione eterna, ma un riflesso delle scelte umane: ogni dannato è responsabile del proprio destino, avendo rifiutato la possibilità di salvezza in vita. Questo concetto si ricollega alla teologia medievale, secondo cui la dannazione è conseguenza del libero arbitrio mal esercitato.

La figura di Virgilio assume un ruolo cruciale in questo canto, poiché rappresenta la ragione umana, capace di guidare l’uomo fino a un certo punto del percorso spirituale, ma non oltre. Virgilio, infatti, può accompagnare Dante solo fino al Purgatorio, poiché, essendo un’anima pagana, non ha accesso alla visione di Dio. Questo elemento evidenzia il limite della conoscenza umana e la necessità della fede per giungere alla salvezza definitiva.